GLI ARDITI DEL POPOLO A PALERMO

GLI ARDITI DEL POPOLO A PALERMO

Una targa affissa il 24 aprile scorso nel luogo dov’era la Camera del Lavoro sindacalista di via Lungarini, in cui si riunivano nel 1921 gli anarchici e i repubblicani rivoluzionari di Palermo, intende ricordare i 100 anni dal primo episodio di lotta armata al fascismo in quella città.

Nel Luglio di quell’anno, il fascismo in Sicilia era ancora debole (il mese dopo, anche tra le file della destra nazionalista, c’era chi scommetteva sulla sua imminente scomparsa) e alla ricerca di popolarità. Ancor più a Palermo, dove uno scossone bene assestato avrebbe potuto mandarlo all’aria. Da qualche mese, unitamente ai nazionalisti, in concomitanza con le elezioni politiche di Maggio, aveva iniziato a Palermo una campagna contro il caroviveri, che non ebbe particolare successo anche perché si limitava all’autoriduzione della spesa nei piccoli esercizi. Passò quindi, come in altre parti dell’Isola, alle aggressioni e alle insolenze squadristiche nei confronti dei militanti dei gruppi politici di sinistra. Alla vigilia del 1° maggio arrecò un duro colpo alle organizzazioni proletarie distruggendo la sede della F.I.O.M., contigua alla Camera del lavoro di via Lungarini. I fascisti, nonostante la presenza delle Guardie Regie, riuscirono a penetrare dal balcone e la incendiarono: la sindacalista socialista Maria Giudice ed una figlia, che ne erano ospiti, si salvarono calandosi in strada con delle lenzuola. Alcuni dei fascisti in fuga vennero tuttavia intercettati, bastonati dagli operai e consegnati alla polizia. L’indomani 1° maggio seguirono altri scontri che portarono all’arresto di quattro operai e allo sciopero generale che, il 2 maggio, paralizzò la città. Il 24 maggio c’era stato un altro tentativo di irruzione all’università, prontamente respinto dagli studenti comunisti. I fascisti avevano perciò ripiegato sui pubblici ritrovi dove emettevano grida, cantavano inni, imponevano alle orchestre di suonare Giovinezza, ecc… Chi protestava veniva malmenato. Il primo a farne le spese era stato un comunista, Romeo Castellana, che tuttavia, difendendosi a pugni e botte contro le rivoltelle puntategli contro, era riuscito da solo a mettere in fuga i suoi assalitori. L’episodio venne commentato dall’Artigliere (alias Paolo Schicchi) sul “Vespro Anarchico” del 20 agosto (che si pubblicò in ritardo per la carcerazione subita dal redattore responsabile, Gabriele Pappalardo, di cui diremo). L’Artigliere invitava i giovani comunisti di Palermo a collaborare con le forze antifasciste per organizzare gli “Arditi del popolo” anche a Palermo, come si stava facendo in altre città d’Italia e dell’Isola, “ma a condizione ch’essi siano l’espressione di tutto il proletariato in armi, i soldati della rivoluzione sociale, l’avanguardia di tutti i ribelli e non mai i giannizzeri d’una despotia orientale, i mammalucchi d’una dittatura militaresca, i cosacchi d’un conte di Culagna in sessantaquattresimo, i poliziotti di una fazione rossa”: come si espresse nel suo linguaggio immaginifico. “Persuadetevi una buona volta – continuava – che la rivoluzione sociale non sarà possibile se tutte le forze proletarie veramente ribelli non combatteranno unite”.

Nello stesso numero del giornale si dava conto di quanto nel frattempo era accaduto. Su proposta del gruppo anarchico palermitano, il 22 luglio era stata deliberata dai comunisti, nella Camera del Lavoro di via Maestri d’Acqua, da loro egemonizzata, la nascita di tre squadre d’azione, prima fase per la successiva costituzione della sezione degli “Arditi del popolo” (o “Arditi Rossi” – che però erano tutt’altra cosa – come titolava il giornale). Il 25 luglio vi era stato un primo scontro a fuoco in Piazza Alberigo Gentile, in seguito al quale due fascisti erano rimasti feriti. Così Paolo Schiccchi racconta l’episodio: “Un manipolo di giovani, di giovani ferventi d’ideali, non di criminali stipendiati, pensò di difendere e di difendersi (…), si costituì in numerosa legione, non per provocare ma per difendersi (…) Aveva affrontato i fascisti e li aveva messi in fuga come tante carogne a bastonate ed a sputacchiate. Vi furono dei feriti. L’indomani sera, dopo il conflitto di Piazza Alberigo Gentile, la P.S. circondò la Camera del lavoro. Quando i giovani entrarono, fece largo e li lasciò passare indisturbati; ma all’uscita tese loro l’imboscata, l’accerchiò (erano una ventina) e li portò in questura. Dopo perquisitili ed interrogatili, ne rilasciò una parte trattenendo i caporioni. Il compagno Gabriele Pappalardo, redattore responsabile del nostro giornale, venne arrestato dopo, da solo, mentre si avviava verso la Camera del Lavoro. Portato in questura e perquisito con esito negativo, fu ciò nonostante trattenuto e l’indomani tradotto in carcere (…) L’indomani dell’arresto del compagno Pappalado, gli fu perquisita la casa, pur con esito negativo. Ma il corpo del reato doveva trovarsi ad ogni costo: i libri. Fra questi ve n’era uno da me dedicato a lui in occasione delle sue nozze: Così parlò Zarathustra di Federico Nietzsche. Il reato c’era: il libro (…) La pubblica sicurezza lavorò quattro intere giornate per formulare l’accusa: i giovani Pappalardo, Drago, Corallo, Sturiani, Albegiani, Fardella, Librizzi (padre e figlio), Maramanni sono imputati, secondo la P.S., di mancato omicidio in persona dell’ex tenente Corrao, e per la magistratura inoltre per lesione reciproca con i fascisti (…) Alla questura importava, pur sapendo che verso gli arrestati non c’era luogo a procedere, di arrestarli, per incarcerarli e distruggere il movimento iniziato, e far subire loro un po’ di carcere preventivo”.

Anche Gladiator (alias Gaspare Cannone), in una corrispondenza inviata a “Umanità Nova” il 9 settembre, riteneva che il questore di Palermo stesse usando come pretesto lo scontro con i fascisti “per togliere dalla circolazione coloro che già da parecchio tempo sono presi di mira” a causa dello sviluppo considerevole che “a Palermo, il movimento sovversivo, da alcun tempo in qua prendeva (…) e la pubblicazione dei numeri del Vespro Anarchico molto vi contribuiva”. La polizia, in particolare, se l’era presa con Gabriele Pappalardo “nella sua qualità d’indomito difensore della classe dei sarti”, di cui aveva recentemente condotto uno sciopero vittorioso, e gerente del “Vespro Anarchico”, e contro “il giovane mutilato di guerra ex tenente Albiggiani (…) puro repubblicano”.

Le carte della Questura di Palermo, che riceveva notizie “confidenziali” dettagliate dall’interno della stessa Camera del Lavoro di Via Maestri d’Acqua, e le ricerche di Giuseppe Micciché, Marco Rossi ed Eros Francescangeli, rendono il quadro un po’ più complicato.

L’idea di costituire squadre di “Arditi del popolo” era venuta paradossalmente, fin dal 1° giugno, ai socialisti palermitani, che avevano pensato di far venire in Sicilia l’onorevole Mingrino, uno degli esponenti nazionali dell’organizzazione. Ma poi vi avevano rinunciato, essendo il partito socialista impegnato nella stesura del patto di pacificazione coi fascisti che sarà in vigore dal 3 agosto. Erano stati quindi gli anarchici a sponsorizzarla, trovando nei giovani comunisti un terreno favorevole, specialmente dopo che Antonio Gramsci, sull’ “Ordine Nuovo” del 15 luglio e dei giorni successivi – superando le diffidenze della direzione bordighista del partito -, si era mostrato possibilista nei confronti della nuova organizzazione. Il 17 e il 22 luglio i comunisti tennero sull’argomento due riunioni consecutive – i cui verbali furono successivamente sequestrati dalla polizia – dove si affrontarono tre linee divergenti, quella di Simone Fardella (favorevole alla costituzione degli “Arditi del popolo”); quella di Gaetano Canino (che proponeva di “infiltrarsi” nel movimento per trascinarlo su posizioni comuniste); e quella del segretario della sezione Filippo Greco che rimaneva legato alla linea ufficiale bordighista: si sarebbero dovute costituire “squadre d’azione” esclusivamente fra i comunisti. Alla fine, si trovò una formula di compromesso (“costituire le squadre d’azione comuniste; non ostacolare né disinteressarsi della istituzione degli Arditi del Popolo”) e s’indisse una riunione per lunedì 25 luglio per la definitiva costituzione delle squadre. Dei 95 tesserati che contava il Partito a Palermo, se ne presentarono alla riunione del 25 luglio, alle ore 20, circa la metà. A questi si aggiunsero i rappresentanti dei gruppi anarchici e repubblicani, che si era deciso d’invitare dopo le manifestazioni di protesta inscenate dai fascisti nel fine settimana a seguito dei fatti di Sarzana del 21 luglio, che, mentre da un lato avevano galvanizzato le forze popolari, dall’altro lasciavano presagire una recrudescenza di assalti alle sedi operaie. Dopo gli interventi, nell’ordine, di Filippo Greco, Simone Fardella, Angelo Drago, Gabriele Pappalardo, Gioacchino Di Liberto, Placido Corallo e Calogero Librizzi, fu decisa la costituzione degli “Arditi del Popolo”, “imitanto, in tal modo, ciò che si è fatto in diverse città del continente – si legge nella relazione trasmessa dal questore al prefetto di Palermo il 26 luglio -. Tali Arditi del Popolo sarebbero divisi in tre squadre dirette, ciascuna, da un comandante e da un sotto comandante. Ad incitamento del Fardella stabilirono di far guerra senza quartiere ai fascisti ed alla borghesia. Alla fine fecero qualche evoluzione nei corridoi della Camera del Lavoro, dopo di che si sciolsero allontanandosi a piccoli gruppi. Ma successivamente, sempre alla spicciolata, pervennero in circa trenta in Via Libertà, all’altezza di Via Notarbartolo, dove si riunirono dirigendosi verso la Piazza Alberico Gentile. Quivi poco dopo convennero pure piccoli gruppi di fascisti, come nelle sere precedenti: allora i comunisti, notato il movimento, si appiattarono dietro gli alberi in prossimità della via Cantieri, ciò che fu rilevato dai fascisti. I due gruppi allora impegnarono una violenta brevissima mischia, durante la quale furono esplosi dei colpi di arma da fuoco. Con l’immediato intervento della Forza Pubblica i rissanti si sbandarono e non fu possibile raggiungerli. Rimasero feriti i fascisti Corrado Achille, ex tenente degli Arditi, che riportò lesione di arma da fuoco alla spalla destra guaribile in giorni dieci e lo studente Dragotto Angelo di Carmelo, di anni 18, che riportò ferita lacero contusa alla regione parietale destra guaribile in giorni otto. Ignorasi se vi sia qualche altro ferito”. Il “Giornale di Sicilia”, che nel numero del 26-27 luglio dava notizia della costituzione del “primo gruppo degli Arditi del Popolo”, riportava anche che il conflitto, avvenuto alle 23, aveva prodotto quattro feriti tra i fascisti (ne verrà individuato solo un altro, Antonio Di Marco) ed uno tra i comunisti.

Il 26 luglio, alle 13, per rappresaglia, i fascisti (una ventina secondo la Questura) tentarono di assaltare la Camera del Lavoro di via Maestri d’Acqua (ironia della sorte: proprio mentre gli organismi direttivi delle due Camere del Lavoro, quella confederale di via Lungarini e quella di via Maestri d’Acqua, emanavano un comunicato in cui sconfessavano l’azione violenta del giorno prima), ma vennero “allontanati” dalla polizia (i fascisti che venivano “fermati” in quel periodo erano subito rilasciati a piede libero).

Per organizzare un’ulteriore risposta da parte delle forze di sinistra venne indetta d’urgenza una nuova riunione, quella sera stessa, alla fine della quale saranno arrestati dalla polizia e deferiti, il 29 luglio, all’Autorità Giudiziaria: “Fardella Simone, fu Paolo, agente postale, comunista; Pappalardo Gabriele fu Antonio, sarto, anarchico, Albeggiani Arturo di Giovanni, studente, repubblicano; Drago Angelo di Mariano, agente postale, comunista; Corallo Placido, fu Francesco, elettricista, comunista; Librizzi Calogero di Leopoldo, comunista; Rosciglione Antonio di Salvatore, disoccupato, comunista; Sturiano Giuseppe fu Sebastiano, avventizio presso la Delegazione del Tesoro, comunista; Maramaldo Giuseppe, fu Onofrio, venditore ambulante, comunista”. Il presidente del Consiglio Bonomi e il Guardasigilli Rodinò davano intanto agli organi periferici dello Stato e alla Magistratura precise istruzioni per reprimere e tenere in carcere il più a lungo possibile gli “Arditi del Popolo”; vi aggiungeranno il D.L. del 2 ottobre (“Proibizione dei corpi armati”) e la Circolare del 21 dicembre 1921 in cui ne ordinavano lo scioglimento. La sezione palermitana degli “Arditi del Popolo”, appena costituita, subiva per di più il boicottaggio del nuovo comitato esecutivo del partito comunista, diffidato a far ciò dalla dirigenza nazionale (conscia delle difficoltà che incontrava ogni suo tentativo di egemonia), seguita a ruota dai vertici dei socialisti terzinternazionalisti e dei repubblicani. Senza l’apporto dei comunisti, e con i suoi maggiori sostenitori in carcere o  perseguitati e minacciati di arresto, la sezione palermitana si sciolse da sé, a differenza di alcune sezioni della Sicilia orientale, animate perloppiù da libertari, come quella di Catania che giunse ad avere 400 componenti e durò, tra le più longeve in Italia, fino all’ottobre 1922.

Gli arrestati palermitani del 26 luglio vennero rilasciati il 26 ottobre, dopo tre mesi di carcere preventivo, per insufficienza di indizi. “Prima di lasciare il carcere – scrive il “Vespro Anarchico” del 6 novembre – i liberati furono fatti segno ad una grande ovazione da parte dei detenuti, memori delle difese che i nostri compagni prestarono in loro favore contro gli abusi degli aguzzini”. Tra questi ultimi vi erano altri due anarchici, arrestati mesi prima, Joe Russo, detto l’”Unico” e Gaetano Marino di Salemi. La redazione del “Vespro Anarchico” aveva attivato per l’occasione un comitato siciliano “pro-vittime politiche” (del fascismo), il primo del genere, di cui si occupò personalmente Gabriele Pappalardo, non appena uscito dal carcere.

Natale Musarra

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Per i 100 anni di Franco Leggio: una video conferenza

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Emilia, anarchica mapuche, assassinata in Cile

Anarchist News Agency / GHC Translation
All’alba di martedì scorso, a Panguipulli, nella regione di Los Ríos, in Cile, è stata assassinata la lamgnen (donna mapuche) Emilia Milén Herrera, conosciuta come Bau, 25 anni, attivista vegana, animalista, anarchica, difensore della terra e dei suoi abitanti, in Lof Llazkawe (territorio Mapuche in ripresa). Emilia (Bau) è stata colpita da una pallottola alla testa sparata da guardie private, uomini armati assunti dal condominio Riñihue, responsabilità dell’imprenditore Manuel García.
Riproduciamo il comunicato ufficiale della comunità:
“17 febbraio 2021, Panguipulli, Desagüe Riñiwe. Come Lof Llazcawe vogliamo denunciare che ieri (16/02/2021), quasi a mezzanotte, il nostro lamnien Emilia, detto Bau, è stato ucciso dalle guardie, sicari assoldati, assunti dal condominio Riñimapu. È caduto a causa di un colpo di proiettile in fronte, compiuto dai malviventi ingaggiati dal condominio, che in quel momento stavano espellendo alcuni camper che si trovavano sul posto e che chiedevano aiuto a Lof di fronte alla minaccia di questi teppisti.
Da segnalare che il condominio aveva già attivato nel pomeriggio le forze di polizia repressive per espellere questi camper, e che sono stati loro, guardie e carabinieri, ad autorizzarne la permanenza nel luogo. Ecco perché i nostri peñi e lamnien si sono avvicinati chiedendo loro di rispettare quanto concordato in precedenza con i campeggiatori, ma in quel momento le guardie hanno colto l’occasione per sparare direttamente ai nostri lamnien e peñi, e la nostra cara Emilia è caduta.
Condanniamo pubblicamente questi sicari inviati da Manuel García, che rappresenta il condominio e che incolpiamo per questo cattivo atto. Ancora una volta la nostra terra, il nostro mapu riceve un giovane weichafe, un essere bello e gentile, protettore del mapu fino al suo ultimo respiro, una sorella che ha messo la sua vita in difesa del nostro Ñuke mapu. Chaw ngenechen ti dà il benvenuto insieme al nostro weichafe caduto nel nostro wenu mapu, e da lì ti alzi come un altro spirito guerriero del nostro popolo.
Chiediamo che i colpevoli di aver messo le armi nelle mani di criminali siano ritenuti responsabili dell’omicidio del nostro caro e amato Lamnien Emilia.
Giustizia per Emilia!
Se uno cade, dieci si alzano ”.
Küme rupu, lamgnen. Bel modo, sorella.

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Pippo Gurrieri assolto in appello

PIPPO GURRIERI ASSOLTO IN APPELLO
Il compagno Pippo Gurrieri è stato assolto nel processo di appello richiesto dalla difesa (avv. Paola Ottaviano) in seguito alla condanna a 6 mesi di reclusione più il pagamento delle spese processuali, relativamente al reato di “offesa all’onore e al prestigio dei pubblici ufficiali in servizio”, durante il Trekking NO MUOS del 21 agosto 2016.
In quell’occasione vennero denunciati 24 tra compagne e compagni, accusati di reati vari: dall’avere organizzato una manifestazione non autorizzata, al danneggiamento delle recinzioni della base USA, dall’aver ostacolato il riconoscimento dei “danneggiatori”, al travisamento, e, infine Pippo, per aver mostrato il sedere ad alcuni operatori (poi rivelatisi) di polizia, esclamando: “Arripigghia chistu!”.
A conclusione del dibattimento, il 16 gennaio 2020, tutti gli imputati erano stati assolti, eccetto Gurrieri, assolto per altri due reati contestati, ma non per l’affronto del sedere. Evidentemente era il “prescelto” a fungere da vittima sacrificale per quella giornata di lotta NO MUOS trascorsa passeggiando in Sughereta, il cui lungo processo stava per concludersi in un nulla di fatto.
La Corte d’Appello di Caltanissetta, le cui motivazioni saranno rese note tra trenta giorni, il 17 febbraio ha ritenuto che “il fatto non costituisce reato”, assolvendo Pippo dalla condanna ricevuta in primo grado.
Incassiamo questo risultato positivo, e continuiamo la lotta contro il MUOStro di Niscemi.

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Comunicato della Commissione di Relazioni dell’Internazionale di Federazioni Anarchiche

Solidarietà internazionalista contro la stretta autoritaria globale

La pandemia globale e le sue conseguenze gravano sulla classe lavoratrice. È quella sfruttata e oppressa la parte della popolazione mondiale più colpita dalla pandemia e allo stesso tempo quella più impegnata nel proteggere la salute di tutti. Il sistema statale e capitalista sta ora mostrando più chiaramente le proprie falle e contraddizioni. L’accelerazione dei processi autoritari in atto a livello globale punta a difendere il potere, il privilegio e il profitto delle classi dominanti.

In varie regioni del mondo osserviamo il drastico peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di centinaia di milioni di persone. L’accaparramento di risorse naturali continua, e beni essenziali come terra e acqua sono sempre più concentrati nelle mani di grandi proprietari. Poche grandi compagnie di diversi settori come e-commerce, tecnologia, media, industria farmaceutica, grande distribuzione e industria dell’auto hanno prosperato durante la pandemia, guadagnando centinaia di miliardi di dollari.

In molti paesi del mondo cresce la spesa bellica, le tensioni militari tra gli stati aumentano, accompagnate dalla propaganda razzista, nazionalista, fascista. Molti governi stanno rafforzando il proprio apparato di sicurezza sia esercitando maggiore controllo e repressione sulla popolazione sia estendendo i poteri dei corpi di polizia. Intanto la popolazione segregata, nella striscia di Gaza come nei ghetti delle metropoli, a Lesvos e nei campi di detenzione per migranti come nelle carceri di tutto il mondo, vive questa crisi in condizioni di totale deprivazione.

Spesso le misure per prevenire la diffusione del coronavirus vengono utilizzate dai governi per colpire i movimenti di lotta. Ma in ogni angolo del mondo ci sono forme di resistenza, movimenti di lotta che in alcuni casi non solo resistono ai processi autoritari in atto, ma provano a far nascere un’alternativa. Siamo con coloro che si sollevano contro il razzismo e la polizia negli USA, contro le squadre speciali della polizia in Nigeria, contro un nuovo stato di polizia in Francia, con chi si rivolta in Cile contro lo Stato militarista neoliberale e la violenza genocida utilizzata per reprimere la popolazione Mapuche. Siamo con chi lotta per la libertà e l’uguaglianza contro la dittatura in Turchia e in Bielorussia, così come contro i regimi autoritari in Tahilandia e in Indonesia.

In molti casi il movimento anarchico è parte attiva di queste lotte. In varie aree del mondo del mondo le anarchiche e gli anarchici sono impegnati quotidianamente, difendendo spazi di libertà, sostenendo lavorator* in sciopero, costruendo di reti solidali e di mutuo appoggio per far fronte all’impoverimento, alla violenza di genere, all’inaccessibilità dei dispositivi di protezione e dei trattamenti medici.

Ora più che mai è urgente rafforzare la dimensione internazionalista dell’anarchismo, per far fronte ai processi autoritari in atto, per rilanciare una prospettiva rivoluzionaria in un mondo che lo Stato e il capitalismo hanno portato al collasso.

La Commissione di Relazioni dell’INTERNAZIONALE DI FEDERAZIONI ANARCHICHE (IAF/IFA) – 16 Gennaio 2021

www.i-f-a.org

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PER UNA SOCIETA’ LIBERA E SOLIDALE. Documento della FAS per l’azione diretta dal basso.

Per una società
libera e solidale

La pandemia da Sars-CoV-2, il virus che provoca la malattia denominata Covid-19, sta determinando un profondo stravolgimento delle nostre vite e delle nostre abitudini: cessazione dell’attività in diversi settori economici, sospensione delle lezioni nelle scuole, confinamento nelle case (per chi ce l’ha) di una parte consistente della popolazione mondiale. Non a caso, quindi, si parla di evento epocale che potrebbe segnare una svolta nella storia dell’uomo.
Gli Stati e i governi reagiscono al diffondersi del contagio in modo spesso disordinato e improvvisato. Viene imposto il divieto di circolare e muoversi liberamente con un accavallarsi di decisioni e controindicazioni inestricabili e anche contraddittorie; è previsto un sostegno economico per chi è impossibilitato a svolgere il proprio lavoro, ma anche in questo caso confusione e ritardi sono la norma, mentre la gran parte delle risorse è appannaggio di imprese e grandi aziende e contemporaneamente centinaia di migliaia di famiglie sono abbandonate a se stesse, sostenute solo da una diffusa solidarietà; il sistema sanitario è in grande affanno, travolto dall’emergenza e solo con grandissimi sforzi da parte dei lavoratori si cerca di contenere l’incalzare del contagio, tuttavia rimane il fatto che l’Italia fa registrare uno tra i più alti tassi di mortalità per covid al mondo.

Salvare l’ordine esistente

L’azione più rilevante dei governi è indirizzata a preservare le attuali strutture economiche e sociali in quanto una crisi così profonda e pervasiva potrebbe fare vacillare l’ordine esistente. E’ quindi necessario fare ricorso all’apparato costrittivo e propagandistico per mantenere inalterati gli equilibri sociali. Seminare paura e insicurezza e, nello stesso tempo, prospettare un’unica via d’uscita sono argomenti indispensabili in questo percorso. Come è fondamentale mantenere la centralità del sistema produttivo e finanziario. L’attività economica delle grandi aziende non si è quasi mai arrestata, pure nei momenti più duri della pandemia si è continuato a produrre persino armi; le borse hanno continuato a speculare, l’azionariato a percepire dividendi, la ricchezza a concentrarsi sempre più nelle mani di pochi, come certificano tutte le statistiche. Per evitare l’accendersi di pericolosi focolai di rivolta si è cercato di fornire il minimo vitale ad una parte di popolazione in sofferenza, al resto ci ha pensato la carità o la solidarietà. Intanto il debito pubblico italiano ha continuato e continua ad aumentare, a fine emergenza si prevede raggiungerà il 160% del Pil, mentre la questione delle insostenibili disuguaglianze viene sollevata con molta cautela e in forme di pantomima politica. L’arrivo del vaccino ha rappresentato la quadratura del cerchio: potere e scienza possono far fronte a qualsiasi emergenza, pur grave, tutto può continuare sullo stesso binario. Il ritorno alla normalità, vaccinati e contenti, può avvenire all’insegna della ripresa economica, della crescita del Pil, della stabilizzazione dei rapporti sociali. Recovery Fund, Mes e ogni altro strumento della finanza pubblica per accrescere investimenti e produttività sono lì a dimostrarlo. Pazienza per i morti.
Tuttavia niente può nascondere il fatto che una società che si ritiene ricca, moderna, avanzata si è scoperta debole nell’affrontare questa drammatica situazione. L’Italia fa i conti : con un sistema sanitario al collasso – dopo che per anni si è fatto di tutto per smantellare la sanità pubblica -; con un apparato di protezione sociale troppo debole; con un mondo del lavoro frammentato e fragile – lavoratori precari, sottopagati, sfruttati-, esposto al rischio del contagio spesso inutilmente; con una diffusa povertà che ha portato sull’orlo della fame centinaia di migliaia di persone. Tutto questo, è chiaro, non scomparirà col vaccino e neppure se i fondi del Recovery ammontassero a mille miliardi.
Per contro è risultato evidente quali sono le nostre reali e inderogabili necessità: disporre di cibo sufficiente, vivere in comunità solidali, usufruire di un sistema sanitario diffuso ed efficace.

I frutti avvelenati dell’aggressione alla natura

Tra le tante evidenze che la pandemia ha reso inoppugnabili c’è la grave emergenza climatica e ambientale che, a parere della stragrande maggioranza degli scienziati, ha messo in atto processi irreversibili se non si interviene immediatamente e radicalmente. La stessa odierna pandemia è il frutto avvelenato di un’aggressione alla natura senza precedenti. Già da tempo gli scienziati avvertivano del possibile pericolo di una pandemia: la Sars, la Mers, l’aviaria degli anni scorsi ci hanno fatto correre il rischio di precipitare nel buio in cui ci troviamo adesso. E non è escluso che nuovi patogeni e nuove pandemie si profilino all’orizzonte, se non si pone rimedio al sistematico depredamento delle risorse e dei beni. Se la crisi pandemica non è estranea alla crisi ecologica, anzi ne è la diretta conseguenza, le molteplici crisi che da decenni ci affliggono – economica, sociale, di genere, intergenerazionale, di equità, di valori – sono legate tutte da un filo che conduce diritto al sistema di produzione di mercato basato sulla crescita e sull’accumulazione. Persino la parola crisi appare perciò riduttiva, se consideriamo che l’impiego della potenza scientifica e tecnologica da parte del capitalismo da sempre costituisce una continua aggressione agli esseri viventi e all’intero ecosistema. Così il precario benessere di cui gode una parte minoritaria degli uomini che abitano il pianeta terra, è veramente ben poca cosa se paragonato a tutte le guerre, le distruzioni, le sofferenze che il modello occidentale ha causato. Non di una semplice riconversione ecologica c’è bisogno oggi, ma di un cambio di paradigma produttivo e sociale, di un’economia che trovi fondamento nella natura e sia a misura umana, di una società che si basi sul mutuo appoggio e sull’autogoverno.

Per un cambio di paradigma produttivo e sociale

Un’esperienza così sconvolgente e dirompente come quella che stiamo vivendo avrebbe dovuto mettere in discussione radicalmente il nostro modello di sviluppo. Invece così non è, il dibattito pubblico è tutto teso a ripristinare le condizioni precedenti, proprio quelle che ci hanno scaraventato in questo cul de sac e stanno mettendo a repentaglio il futuro delle giovani generazioni. Simbolicamente due questioni rappresentano questo clima che ha il sapore della restaurazione: il debito pubblico e la patrimoniale. In Italia, in particolare, si tratta per le classi dirigenti – politici, imprenditori, intellettuali – di due argomenti tabù. Il debito pubblico crescerà in modo smisurato per affrontare l’emergenza, il buon senso dovrebbe suggerire che in questo momento sarebbe opportuno: primo non continuare a indebitarsi e reperire i fondi necessari da risorse interne – tassazione delle ricchezze accumulate, lotta all’evasione, taglio delle spese inutili, a cominciare da quelle militari e per le grandi opere dannose, attivazione di un circuito economico su scala locale attraverso strumenti di scambio alternativi (moneta di conto come il sardex, ad esempio) -; secondo distribuire il peso del debito in modo da far pagare di più a chi più ha, attraverso l’introduzione di una patrimoniale o di una tassazione adeguata che colpisca le grandi e le medie fortune; terzo ridiscutere una volta per tutte l’esistenza stessa del debito per giungere ad una sua cancellazione. Niente di ciò è all’ordine della discussione generale e quando se ne parla incidentalmente è solo per stigmatizzare chi ha osato pensare che sarebbe opportuno far pagare anche chi possiede grandi ricchezze. Dovrebbe stupire che oggi in Italia non esista un efficace sistema di tassazione progressivo, avviene invece esattamente il contrario: chi lo propone è considerato sovversivo o inguaribile sognatore.
La verità invece è che il debito pubblico accumulato dall’Italia nel corso degli ultimi trent’anni è stato ripagato abbondantemente con gli interessi: su 2.200 miliardi di debito sono stati pagati 3.300 miliardi (dati 2017). Nella storia si è sempre verificato che quando un debito diventa inesigibile o ingiusto viene cancellato. Perché nulla fanno politici e partiti è una domanda alla quale dovremmo rispondere collettivamente.

Mettere in discussione il modello della crescita quantitativa e la società di mercato

Mentre il dibattito su debito e patrimoniale viene censurato, ampio spazio viene dato ai temi della riconversione ecologica e della digitalizzazione. Se la connessione tra pandemia ed ambiente non viene chiaramente esplicitata, tuttavia nessun governo (o quasi) oggi nega l’esistenza di un’emergenza ecologica. Da qui la proposta di misure che limitino l’impatto delle attività umane, soprattutto riguardo all’emissione di CO2. Il green new deal è lo slogan adottato a livello mondiale per marcare l’impegno dei governi nella transizione ecologica. Ma come si può pensare di invertire la rotta sulla questione ambientale e parlare di sviluppo sostenibile senza mettere in discussione il modello della crescita quantitativa e l’organizzazione della società di mercato? Per fare un solo esempio molta enfasi viene posta sull’importanza di modificare alcuni comportamenti individuali e collettivi, come il consumo eccessivo di carne e il ricorso a mezzi di trasporto privati. Non che tali comportamenti non possano essere modificati, ma se per un attimo immaginiamo che nel giro di qualche mese tutti consumassimo meno carne o ci spostassimo con mezzi pubblici è facile prevedere uno shock del sistema attuale. Ancora, mangiare cibi naturali e biologici farebbe bene alla nostra salute e a quella dell’ambiente. Ma se non si riorganizza il sistema della produzione, della distribuzione, del lavoro, persino del tempo di vita delle persone, solo una infima parte della popolazione potrà adottare questi comportamenti virtuosi, con impatto quasi nullo sulla salute della terra. Non basta allora parlare di riconversione ecologica, questa società non può essere riconvertita in termini ecologici perché il suo modello di sviluppo è in contrasto col rispetto della natura (e degli uomini).
La digitalizzazione, d’altra parte, viene prospettata come la soluzione a molti problemi del post ma anche del pre-pandemia, come l’inarrestabile futuro delle nostre società, cui il contagio sta facendo da acceleratore. Per questo i governi intendono avviare intensi programmi di informatizzazione. Vi sono tuttavia molte questioni irrisolte sull’impatto generale di un futuro digitale che dovrebbero indurre cautela e diffidenza da parte delle popolazioni. Ne elenchiamo alcune. Innanzitutto una maggiore automazione nell’attuale mondo del lavoro non può che comportare più precarizzazione e disoccupazione. In secondo luogo, attualmente reti e dati sono nelle mani di alcune grandi multinazionali. Maggiore digitalizzazione in questo contesto vorrà dire consegnarsi definitivamente allo strapotere dei magnati di internet. Ancora recenti studi delle neuroscienze hanno evidenziato come il cervello dei cosiddetti nativi digitali si stia modificando a causa della loro esposizione alla tecnologia. E’ una questione enorme che richiederebbe molta prudenza. Inoltre, se per salvare il pianeta bisognerà andare verso una territorializzazione della produzione e delle relazioni, quale dovrebbe essere l’utilità di una rete così diffusa e pervasiva? Infine, il controllo dei dati attraverso sofisticati algoritmi sta sempre più diventando un efficace strumento di controllo sociale da parte di governi ed enti privati che così manipolano comportamenti e orientano opinioni.

Non aspettiamoci risposte dai governi

Nessuna risposta decisiva alla pandemia può dunque venire dai governi, intenti a tutelare privilegi e gerarchie, a perpetuare strutture economiche e finanziarie vigenti. Non lasciamoci ingannare dall’apparente e rinnovato protagonismo degli Stati che si sono assunti l’onere della risposta alla pandemia. Questo interventismo è oggi frutto dell’emergenza ed agisce all’interno di un quadro coerentemente neoliberista. Non ci sarà un nuovo riformismo, anche quando i governi sembrano assumere un programma riformista. L’epoca del riformismo, tanto più un riformismo dall’alto operato dai governi anche in assenza di una forte spinta della società, è tramontata. Il riformismo novecentesco trovava la sua ragion d’essere nella volontà di integrare le masse nella società di mercato, per sterilizzarne il potenziale rivoluzionario; oggi un’economia, che in gran parte si autoalimenta attraverso la speculazione finanziaria, può funzionare anche a dispetto, se non contro, la società. Gli andamenti della Borsa e l’accumulazione senza precedenti della ricchezza nelle mani di pochi lo stanno a dimostrare. Del resto governi e capitale hanno sempre collaborato per realizzare la società dello sfruttamento e delle disuguaglianze. Rifondare un’economia sociale dovrà essere compito delle classi subalterne o se vogliamo di quel 99% che, secondo il celebre slogan del movimento Occupy Wall Street, viene soggiogato dall’1%. Solo una forte e determinata mobilitazione sociale che sappia avere una chiarezza di obiettivi e un’autonomia di iniziativa può provare a ribaltare una china che altrimenti appare indirizzata verso nuove e più travolgenti catastrofi.

La storia lo ha dimostrato…

Ma la storia ha anche abbondantemente dimostrato che una prospettiva anarchica e libertaria è quella che può portare ad una svolta reale. Gli strumenti teorici e pratici dell’anarchismo, messi in atto a più latitudini da vari movimenti popolari, sono quelli più consoni al grado di liberazione cui l’umanità oggi aspira. Azione diretta, equivalenza mezzi-fini, socializzazione e autogestione. Occorre, come si diceva, avere ben chiaro il percorso da intraprendere, la metodologia di lotta, l’approdo verso una società liberata. Chiamiamola società della decrescita, della sussistenza, della cura, del buen vivir, non è una questione nominale, è fondamentale che tale società affronti l’emergenza ecologica e concretizzi sempre più spazi di libertà e forme di uguaglianza. Per realizzare ciò si deve attivare un processo decisionale che parta dal basso attraverso assemblee di quartiere, di paese e nei luoghi di lavoro, fino ad abbracciare ambiti sempre più ampi sul piano regionale, nazionale e internazionale; un processo che applichi i principi della democrazia diretta, della rotazione e della revocabilità degli incarichi. Strumenti privilegiati per condurre lotte sempre più profonde e determinate dovranno essere: scioperi; scioperi alla rovescia sull’esempio di quelli realizzati dal movimento contadino nel secondo dopoguerra o quelli praticati da Danilo Dolci; blocchi delle attività nocive e dannose; occupazioni delle attività produttive per volgerle al bene collettivo.

Mobilitazione ampia, rivendicazioni precise

Per cominciare sarà necessario costruire una mobilitazione ampia e capace di mantenere una propria autonomia di indirizzo che metta al centro precise rivendicazioni e prefiguri un superamento dell’economia di mercato. Ecco alcune schematiche e immediate proposte da mettere in campo:

Affrontare l’emergenza pandemica: potenziando in prima istanza la medicina di base e l’assistenza domiciliare; mettendo a disposizione di tutti e gratuitamente strumenti di protezione individuale, esami clinici, cure e tamponi; ripensando alla riorganizzazione del sistema sanitario su base territoriale, con autonomia di gestione a livello comunitario e comunale; affidando la gestione dei ristori alle comunità e agli enti locali in modo che possano attingere a risorse diversificate, promuovere forme concrete di solidarietà e prefigurare una riorganizzazione dell’economia locale in senso mutualistico.

Avviare una campagna che, da subito, ottenga una riduzione e distribuzione delle ore di lavoro;

Sostenere e realizzare un’agricoltura naturale, locale e di prossimità che metta al bando prodotti e tecniche (pesticidi, OGM, ipersfruttamento del suolo) dannose, che non ricorra a logiche industriali e riacquisisca una dimensione di rispetto e complementarietà con l’ambiente e gli esseri viventi che lo abitano;

Realizzare forme di distribuzione dei beni legate ad un territorio limitato che contrastino la grande distribuzione organizzata e qualsiasi forma di consumismo;
Riqualificare il territorio e l’ambiente affrontando il degrado idrogeologico, il consumo di suolo, l’inquinamento e mettendo al bando le grandi opere;
Operare la gestione collettiva dell’acqua e del servizio dei rifiuti. Approvvigionamento idrico garantito a tutti e in grado di soddisfare anche le esigenze di un’agricoltura pulita e compatibile; attuazione di una raccolta differenziata dei rifiuti che punti al riciclo e al riuso sul modello zero rifiuti;

Realizzare una mobilità efficace, sicura, interconnessa, accessibile a chiunque e compatibile con il benessere dell’ecosistema; consentire a tal fine il potenziamento dei mezzi ecologici e la partecipazione collettiva ai progetti di sviluppo e di adeguamento dei sistemi di mobilità;

Opporsi alle spese militari, alle politiche di militarizzazione dei territori, alla produzione e al commercio di armamenti, alla presenza militare nelle diverse aree globali sottoposte alle strategie imperialiste, per destinare le ingentissime risorse risparmiate ad ambiti essenziali e vitali per la popolazione;

Liberarsi dal mito dell’industrializzazione, dello sviluppo e della crescita, insostenibili per l’ambiente, per gli esseri umani, per il futuro delle società;
Promuovere forme di organizzazione orizzontali, assembleari, all’insegna dell’azione diretta e in un’ottica federalista, per sviluppare un movimento unitario dal basso che accolga le esperienze di lotta esistenti per inceppare il sistema e gettare le basi per un cambiamento reale del presente.

Federazione Anarchica Siciliana
aderente all’internazionale di Federazioni Anarchiche
fas.corrispondenza@inventati.org – fasiciliana.noblogs.org
febbraio 2021

Pubblicato in General | Commenti disabilitati su PER UNA SOCIETA’ LIBERA E SOLIDALE. Documento della FAS per l’azione diretta dal basso.

L’antifascismo siciliano durante il ventennio

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 GENNAIO 2021

L’ANTIFASCISMO SICILIANO DURANTE IL VENTENNIO

Pare strano, ma non è ancora stata scritta una storia complessiva dell’antifascismo siciliano. Vi sono ricostruzioni parziali e di parte, o di singoli eventi, che riguardano comunisti, socialisti, azionisti, anarchici, cattolici e persino massoni – ai margini delle quali fan capolino anche le sommosse popolari, più o meno spontanee, gli scioperi, le manifestazioni di piazza – ma manca uno studio che le colleghi fra loro, dia organicità all’avversione della maggioranza dei siciliani verso il fascismo e ne testimoni la continuità durante il Ventennio. Proverò a fornire qualche elemento in proposito.

Se consideriamo le caratteristiche persistenti e originarie del fenomeno fascista (1. la costruzione di uno Stato forte e totalitario; 2. la composizione sociale, che è quella di una piccola e media borghesia in crisi economica e identitaria; 3. L’esercizio sistematico di ogni forma di violenza per conquistare il potere; 4. il “machiavellismo” ideologico per mantenerlo), riusciamo a comprendere perché il fascismo non potesse avere una grande presa in Sicilia all’inizio degli anni ‘20: 1. i siciliani erano sempre stati contro l’accentramento amministrativo e contro lo Stato forte; 2. la piccola e media borghesia erano poco consistenti e concentrate solo nelle grandi città; 3. la violenza di classe era endemica specialmente nella Sicilia occidentale dove, a favore degli agrari, era già propinata dai gruppi mafiosi; 4. infine, per quanto riguarda la metodologia politica del mezzo che prevale sul fine, essa era usuale tra i tanti notabilati e le clientele politiche preesistenti nell’Isola.

Perciò i fascisti dovettero procedere alla conquista della Sicilia dapprima con l’annientamento fisico delle opposizioni sociali e politiche nelle zone che nell’immediato dopoguerra avevano visto il prevalere delle componenti più avanzate del movimento operaio e contadino, nel milazzese inizialmente, poi nel trapanese e nel siracusano, particolarmente nel circondario di Modica (l’attuale provincia di Ragusa), e in alcune città come Messina e Caltanissetta, cittadelle del sindacalismo rivoluzionario; in seguito, “comprando” e annettendo i principali esponenti del partito liberale e della democrazia sociale (quattro di loro finirono ministri nel primo governo Mussolini), che erano allora i primi due partiti politici dell’Isola.

LA RESISTENZA ALLO STRAGISMO FASCISTA

La tattica utilizzata dai fascisti per la conquista militare della Sicilia era la stessa sperimentata nelle regioni del Centro e Nord Italia. Si concentravano tutti insieme in un determinato luogo con pistole e bombe a mano, su camionette montate di mitragliatrici, e piombavano nel centro delle città sparando e terrorizzando la popolazione. Qui distruggevano col fuoco le Camere del lavoro, le sedi delle organizzazioni operaie e contadine, i municipi nelle mani dei “rossi”, costringendo con la forza alle dimissioni Sindaco e consiglieri. Uccidevano, ferivano, compivano attentati, sequestravano e bastonavano chi vi si opponeva.

La prima strage in cui sono coinvolti dei fascisti avvenne a Catania, in piazza Manganelli, il 28 luglio 1920, con 7 morti tra cui una guardia regia e una ventina di feriti; la seconda a Comiso il 7 novembre 1920, con 4 morti e 10 feriti; seguirono Ragusa il 9 aprile 1921, con 4 morti e 60 feriti; Caltanissetta il 26 aprile 1921, con 6 morti e numerosi feriti; Castelvetrano l’8 maggio 1921, in connubio con i mafiosi locali, che fece 7 morti di cui 2 fascisti, e 43 feriti ufficialmente accertati; Modica il 29 maggio 1921, con 6 morti e 4 feriti; San Piero Patti il 4 settembre 1921, con 2 morti e diversi feriti; Lentini il 10 luglio 1922 con 6 morti e 50 feriti; accompagnate dallo stillicidio di continue uccisioni di singoli militanti in numerose altre località, che non si fermarono neppure dopo la Marcia su Roma e s’intensificarono anzi alla vigilia delle elezioni truccate del 6 aprile 1924.

I fascisti in Sicilia, che nel novembre 1920 ammontavano a poche decine, ancora nel maggio 1923 non superavano le 10.000 unità, di cui ben 6.828 nelle sole province di Catania e Siracusa, dove venivano ampiamente finanziate e armate dagli agrari. Nella Sicilia occidentale, infatti, a fare il lavoro sporco trovavano la concorrenza della mafia rurale. Le prime gesta le compirono in provincia di Messina, nel milazzese dove il movimento contadino aveva acquistato particolarmente forza dopo le recenti occupazioni. Nonostante il terrore e i primi morti lasciati sul terreno, incontrarono però grande resistenza a Librizzi, dove squadre di contadini guidate da Nino Puglisi riuscirono a respingere, dall’autunno 1921 all’aprile 1923, i reiterati assalti dei fascisti di Patti, San Piero Patti e Raccuja, facendo loro ripetutamente assaggiare la legge del “santu marruggiu”; e a Caltanissetta. Quest’ultima aveva assistito nei primi mesi del 1921 ad un crescendo di violenze squadristiche, con incendi, devastazioni e agguati ai singoli militanti. Il ferroviere sindacalista Raffaele Frugis, assieme al giovane comunista Pompeo Colajanni e all’anarchico Michele Mangione, riuscì a costituire un fronte unico dal basso di squadre operaie, di studenti e di intellettuali che fronteggiarono validamente armati l’offensiva fascista. Il 1° maggio 1922 in un comizio in piazza, seguito da un imponente corteo proletario, potrà rivendicare la liberazione almeno temporanea della città. Altri significativi episodi di resistenza vittoriosa alla violenza squadrista si ebbero a Misterbianco nel luglio 1921, a Catania il 1° maggio e il 2 novembre 1922, e a Biancavilla, dove si assistette ad una insurrezione popolare nel dicembre 1922.

GLI ARDITI DEL POPOLO

Il primo movimento di resistenza armata al fascismo, in Sicilia come nel resto d’Italia, fu quello degli “Arditi del popolo”, gruppi di ex combattenti di sinistra, inquadrati militarmente, che apparvero in dieci località siciliane a partire dal luglio 1921: a Palermo, Marsala e Caltanissetta, dove si scontrarono con l’opposizione dei vertici del PCDI e la repressione delle forze di polizia, ed ebbero vita stentata, riuscendo tuttavia a incutere timore ai fascisti nei pochi scontri armati di cui furono protagonisti. Più consistenti i reparti di “arditi” di Catania, Terranova (l’attuale Gela) e Messina, dove godettero dell’appoggio unitario di socialisti, repubblicani, demolaburisti e soprattutto anarchici. In queste città avvennero scontri cruenti che videro i fascisti, finalmente contrastati sul loro terreno e con la loro stessa tattica, “scappare” vergognosamente. Nel siracusano, dopo le stragi e lo stillicidio di uccisioni di sindacalisti, vennero costituite sezioni con pochi elementi a Modica, Vittoria, Lentini e Avola. Di tutte, la sezione di “arditi del popolo” più importante rimase quella di Catania, che giunse ad avere 400 componenti, e durò, tra le più longeve in Italia, fino all’ottobre 1922,  quando il governo arrestò i suoi principali esponenti inviandoli alle isole di confino o, nel caso dei più irriducibili, nei manicomi criminali: è il caso degli anarchici Giovanni Marinelli e Giovanni Taccetta.

Sempre gli anarchici, là dove non fu possibile costituire sezioni di “arditi del popolo”, su proposta di Paolo Schicchi e del “Vespro anarchico” di Palermo, il quindicinale che prima e più di ogni altro organo di stampa denunciò la marea montante del fascismo siciliano, organizzarono in diverse località “comitati di difesa proletaria”, alcuni dei quali dureranno fino al 1926. Tra i più combattivi si segnalarono quelli di Agrigento, Naro, Canicattì, Cefalù, Caltanissetta, Noto, Sciacca, Scicli e soprattutto Siracusa e località limitrofe, dove dal 9 al 12 marzo 1925 venne organizzata con successo la resistenza popolare all’invasione della città da parte di migliaia di militi fascisti in procinto d’imbarcarsi per la Libia. Un altro episodio, ampiamente divulgato all’estero, ebbe per protagonista a Naro Gaetano Pontillo che il 20 e 21 luglio 1923 riuscì a sottrarsi all’arresto freddando due assalitori e seminando decine di fascisti e poliziotti postisi alle sue calcagna. Molti di quei primi resistenti, a differenza di Pontillo, di Puglisi o di Taccetta, riusciranno, dopo un periodo passato in clandestinità, ad espatriare e ad alimentare le colonie di fuoriusciti antifascisti all’estero, specialmente a Tunisi e a Marsiglia, in contatto con quelli rimasti all’interno grazie ad una estesa rete clandestina, supportata dai marittimi delle navi che assicuravano il collegamento con la Sicilia.

IL “SOLDINO”

Se gli “arditi del popolo” e i “comitati di difesa proletaria” rappresentano la prima resistenza armata al fascismo, il movimento del “soldino” costituisce la prima resistenza civile. Esso prende il nome da una moneta da 5 centesimi, recante l’effigie del re Vittorio Emanuele, che i militanti appuntavano sul petto. Nato a Messina il 6 maggio 1923 dalla protesta di nuclei di ferrovieri e impiegati statali, licenziati dal primo governo Mussolini, che consideravano il re quale garante delle libertà statutarie violate, raggiunse ben presto diverse altre località siciliane (Catania, Siracusa, Barcellona, Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta, ecc.) e calabresi, dove vennero inscenate imponenti manifestazioni di popolo, con assalto a caserme della milizia e sedi del Fascio. Senza un vero coordinamento, il movimento sopravvisse lo spazio di una stagione, sopraffatto dalle autorità dello Stato fascista, e tuttavia dimostrò platealmente la disapprovazione di masse consistenti di popolazione nei confronti del fascismo e dei suoi metodi, e costituì l’humus della protesta accesa, a partire dal giugno dell’anno successivo, dall’omicidio di Giacomo Matteotti.

LA PROTESTA MATTEOTTI

La scomparsa e il rinvenimento del cadavere di Matteotti, il 10 giugno 1924, diventò infatti in Sicilia il pretesto per nuove imponenti manifestazioni di piazza che si svolsero soprattutto a Catania, Palermo, Messina e Agrigento, tendenti a riunire in un fronte unico (disertato però dai comunisti e da una parte degli anarchici) tutte le opposizioni al fascismo. Al carattere politico, la protesta aggiunse infatti anche quello sindacale, con un’ondata di scioperi proclamati specialmente ad Avola, Licata, Campofranco, Racalmuto, Piazza Armerina, ecc., che si prolungarono nel 1925 e che i fascisti, demoralizzati, non riuscirono a contenere. Gli ex combattenti di sinistra fondarono un’associazione, “Italia Libera”, che operò come servizio d’ordine nelle manifestazioni e si mostrò disponibile alla lotta armata. Su questa disponibilità farà perno Gaetano Marino, un ex combattente divenuto anarchico, per costituire, nelle campagne tra Salemi ed Alcamo, una nuova formazione armata che non ebbe il tempo di operare per l’arresto preventivo dello stesso Marino ma anche per il clima improvvisamente mutato nel paese dopo che Mussolini, per salvare il governo, aveva intrapreso la strada della dittatura, sospendendo nel gennaio 1925 le libertà di stampa e di associazione, incarcerando e processando, a partire dal novembre 1926, tutti gli oppositori politici, deputati inclusi.

L’OPPOSIZIONE AL REGIME

Nei comuni dell’Isola che ospitavano nuclei consistenti di fascisti regnava un clima di terrore, ampliato dalla connivenza delle autorità, per le continue violenze e intimidazioni. Mentre l’opposizione politica veniva messa a tacere con anni di carcere e di confino (emblematici i processi tenutisi presso il Tribunale Speciale fascista contro comunisti e anarchici tenutisi a Catania e a Messina tra il 1927 e il 1929), l’opposizione popolare si manifestava in una miriade di atti di ribellione e disobbedienza isolati. Sono circa 50.000 gli individui che vennero rubricati dalla polizia in Sicilia come sovversivi (600.000 in tutta Italia) per episodi di insofferenza al regime che sono indice di una resistenza quotidiana diffusa alla propaganda martellante del regime.

IL TENTATIVO SCHICCHI

Paolo Schicchi, che per tutto il Ventennio rimarrà il principale esponente dell’anarchismo ma anche dell’antifascismo militante isolano (come gli verrà riconosciuto al confino politico di Ponza e di Ventotene) era stato costretto da Mussolini in persona ad interrompere le pubblicazioni del “Vespro anarchico” nell’ottobre 1923, mentre i redattori e collaboratori del giornale davano vita a diversi numeri unici clandestini in varie località dell’Isola (Agrigento, Noto, Gela, Lentini, Siracusa e Catania, dove il vittoriese Giovanni Consalvo – presto riparato a Paternò – pubblica “Il Piccone”) -, continua a scrivere per le testate anarchiche nordamericane che introduce clandestinamente nell’Isola. Il 30 aprile e il 1° maggio 1924 subirà pertanto due processi che faranno giurisprudenza, grazie ad un’abile autodifesa e all’assistenza di luminari del foro, quali Francesco Saverio Merlino, Rocco Gullo, Francesco Alessi e Orazio Campo, perché stabiliva l’incolpabilità di chi pubblicava all’estero notizie contrarie al regime.

Schicchi riuscirà ad eludere la sorveglianza della polizia il 6 ottobre 1924 e a riparare all’estero, dove fonderà nuovi giornali, inviati clandestinamente sull’Isola, insieme ad appelli ai Siciliani alla lotta contro il fascismo, rinverdendo le tradizioni del Vespro e del Risorgimento al grido fatidico: MORA! MORA!

Il 20 agosto 1930 tentava il rientro in Sicilia, nascondendosi clandestinamente nel piroscafo “Argentina” insieme a due compagni: scoperto, verrà deferito al Tribunale per la Salvezza dello Stato, e condannato prima al carcere di Turi di Bari e poi al confino nelle isole di Ponza e Ventotene. Nell’esilio aveva intessuto un’ampia rete di contatti con i compagni rimasti sull’Isola, che l’avevano convinto della possibilità di suscitare con l’esempio un moto di ribellione, da iniziarsi nelle province di Palermo e di Trapani. Contemporaneamente al suo arresto, il governo provvide a quello di molti componenti dei gruppi rivoluzionari che attendevano il suo arrivo per passare all’azione.

IL FRONTE UNICO ANTIFASCISTA ITALIANO

Quanto Schicchi aveva preconizzato nel 1930, cioè la creazione di una vasta rete pre-insurrezionale di forze antifasciste per tutta l’Isola, andò maturando due anni dopo, grazie all’arrivo di emissari del Partito comunista – le cui poche cellule, rimaste slegate fra loro, operavano da tempo nella più stretta clandestinità –. Questi emissari (Bonomo Tominez, Pompeo Colajanni, Pasquale Burzillà), riuscirono a rianimare i militanti specialmente delle province di Messina, di Caltanissetta e di Catania, a collegarli fra loro e a spronarli ad effettuare attività sindacali ed azioni di propaganda. Contemporaneamente, nelle stesse località e fra continue persecuzioni poliziesche che ne assottigliavano periodicamente le fila, socialisti come Agatino Bonfiglio, azionisti come Attilio Palmisciano e massoni come Giuseppe Caporlingua cominciarono ad operare nello stesso senso superando le reciproche diffidenze e gli steccati ideologici.

Il salto di qualità venne però effettuato nell’autunno del 1933 con la Creazione del FUAI (Fronte Unico Antifascista Italiano), il “il primo tentativo, in sede nazionale, di riannodare le file antifasciste” come scriverà nelle sue memorie il comunista separatista Franco Grasso, uno dei suoi iniziatori.

Il movimento nacque dalla saldatura tra le nuove leve, una generazione di militanti antifascisti aliena da dispute ideologiche, ed alcuni maturi organizzatori delle lotte sociali del passato. L’iniziativa venne presa, quasi contemporaneamente a Palermo da Ettore Gervasi, Franco Grasso ed altri, per lo più studenti, e a Vittoria, dal lato opposto dell’Isola, da Vincenzo Terranova, e portò in breve tempo alla creazione di decine di gruppi il cui sviluppo non fu interrotto neppure dall’arresto dei 24 principali promotori, avvenuto a seguito della soffiata di una spia il 12 febbraio 1935. Esso disponeva di una stamperia clandestina e di un organo di propaganda “L’Italia antifascista”, stampato a Vittoria, e si proponeva tra l’altro “di affidare a studenti o laureati in chimica il compito di preparare esplosivi occorrenti per eventuali attentati; … di suscitare scandali, propagandando notizie tendenziose specialmente nel ceto operaio; … di non limitarsi a discussioni teoriche, ma entrare nel campo d’azione e fare qualcosa di forte per scuotere l’opinione pubblica”. Se a Palermo, dopo la retata del ’35, si stenterà a ricostituire il “FUAI” (un “Comitato di liberazione”, legato ad altri proliferati nel frattempo sull’Isola, sorse solo nel 1941), altrove invece (a Catania, nel trapanese, nel nisseno e nel ragusano), l’organizzazione rimase pressoché integra, e fomentò gli scioperi contro il carovita che cominciarono ad apparire, sempre più frequenti, dal 1936, specialmente tra i lavoratori delle miniere e dei trasporti, e i disoccupati (una imponente manifestazione con decine di arresti si ebbe a Palermo nel gennaio 1937); organizzò espatri e rimpatri clandestini (ad esempio di combattenti per la rivoluzione spagnola); la diffusione massiccia di stampati provenienti dall’estero e, soprattutto, la raccolta di armi che dette modo in alcune località (a Sommatino con Calogero Diana, a Sciacca e paesi limitrofi con Accursio Miraglia), di organizzare bande armate partigiane, anche piuttosto numerose, che operarono una serie di sabotaggi senza poter passare, alla vigilia dello sbarco degli alleati, a vere e proprie azioni di guerra.

GIUSTIZIA E LIBERTÀ

Di questa rete capillare, che includeva un po’ tutti, dai socialisti agli anarchici, dai comunisti ai massoni, si erano distaccate le formazioni di “Giustizia e Libertà” che cominciarono ad operare nel messinese, sotto la guida di Nino Pino Ballotta, reduce da Parigi, e nel catanese, sotto quella di Antonio Canepa, fin dal 1937, con azioni armate ripetute, e con un’organizzazione ermetica difficilissima da smantellare. Nel 1940, allo scoppio della guerra, Canepa ed una parte dei suoi diventano agenti del SIS, il Servizio segreto militare inglese, con la collaborazione del quale passeranno dai sabotaggi alle linee telefoniche ad alcuni attentati eclatanti: a fine 1941 ad un treno carico di munizioni, nei pressi della stazione di Ramondetta vicino Messina; il 10 giugno 1943 all’aeroporto militare di Gerbini e il 7 luglio successivo al treno armato di cannoni di stanza nella stazione di Catania. Sono le prime vere azioni di un movimento partigiano al quale migliaia di siciliani, e lo stesso Canepa, daranno un apporto consistente in Sicilia (con la sollevazione di interi paesi:  Trecastagni, Barrafranca, Pedara e Mascalucia, Adrano ecc.) e nel continente nei mesi seguenti.

Ma oltre che nelle azioni armate, Canepa si distinse anche in quelle propagandistiche. In tutti i licei di Catania e all’Università per anni circolarono copiosamente i suoi dattiloscritti, che firmava con lo pseudonimo di Mario Turri, come questo del 1942 intitolato Vent’anni di malgoverno fascista, con cui concludo questo intervento:

Prima ancora di arrivare al governo i fascisti incominciarono a vessare il popolo siciliano con incendi, devastazioni, batoste e assassini. Distrussero le leghe contadine, le cooperative operaie, le Camere del Lavoro, le Case del Popolo, i circoli democratici, repubblicani e socialisti. Occorre che dica che ci sono voluti quindici anni prima che Mussolini si accorgesse che in Sicilia ci sono Comuni senz’acqua, senza fogne, senza luce e senza strade? Non dico con quali criteri assurdi e pulcinelleschi è stata condotta la cosiddetta redenzione del latifondo. Sperava forse in questo modo di legare a sé le classi lavoratrici. Ma i nostri contadini e i nostri pastori, signor Mussolini, non sono degli imbecilli! Hanno le scarpe grosse, ma il cervello fino! Dopo essersi visti strappare con gli ammassi il frumento e l’olio, la lana e perfino il bestiame, hanno ben capito che anche la bonifica del latifondo è un trucco. Uno dei soliti imbrogli del governo per riempire le tasche dei suoi lacchè! Ed ora ci hanno trascinato in guerra. Perché? Perché a Mussolini piace così! In Africa, in Grecia, in Russia, già 80.000 siciliani, tra morti e feriti, hanno versato il loro sangue per l’ambizione di quest’uomo. Mussolini ha mandato i tedeschi nell’isola; hanno occupato d’autorità i migliori alberghi, i più bei palazzi, le più comode ville; si sono installati dovunque da padroni; comprano ogni cosa con il nostro danaro; mangiano a due ganascie tutto ciò che è nostro; si ubriacano, violentano, quando possono, le nostre donne. Mussolini, te ne sei finalmente accorto che la Sicilia non è affatto fascista sino al midollo? Che la Sicilia accoglierebbe a braccia aperte e bandiere spiegate gli inglesi, gli americani e chiunque altro volesse aiutarci a riconquistare la nostra libertà, la nostra indipendenza? Tutto dovrete restituirci, tutto, fino all’ultima pecora, fino all’ultimo chicco di grano, fino all’ultimo soldo, tutto quel che ci avete rubato e truffato …”

Natale Musarra

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da Lubiana: appello alla solidarietà

AI NOSTRI COMPAGNI INTERNAZIONALI: APPELLO ALLA SOLIDARIETÀ
Compagni! Molti di voi in uno dei due squat di Ljubljana sono stati hanno lottato e hanno amato. Per 15 anni il Rog è stato un centro di attività politica nella città e nei movimenti internazionali. Oggi l Fabbrica Rog è stata brutalmente sgomberata. Molti dei nostri compagni sono stati violentemente picchiati e arrestati. Chiediamo solidarietà in tutto il mondo. Mostriamo agli oppressori di tutti i tipi che stanno creando problemi al movimento sbagliato! Maggiori informazioni qui sotto.
XXX DICHIARAZIONE DELLA FABBRICA ROG SULLO SGOMBERO XXX
Oggi, 19 gennaio 2021 alle 7 del mattino, i dipendenti dell’azienda di sicurezza Valina sono entrati con la forza negli spazi dello stabilimento autonomo Rog. Con la violenza, usando la forza fisica, hanno ferito alcuni dei presenti e hanno sgomberato tutti. All’interno sono stati lasciati i nostri oggetti personali, gli animali domestici e le preziose attrezzature, insieme a 15 anni di sogni, attività, progetti, avventure ed esperienze comuni. La polizia ha eretto delle recinzioni intorno al Rog e ha iniziato a picchiare i sostenitori che si riunivano in appoggio davanti al cancello della fabbrica. All’interno del complesso gli operai hanno demolito la maggior parte delle strutture laterali e sfondato le finestre dell’edificio principale, protetto come patrimonio. Allo stesso tempo stanno portando via, in un luogo sconosciuto, tutte le attrezzature di Rog. Più di 10 persone sono state trattenute in custodia, tra di loro vi sono alcuni feriti che hanno bisogno di assistenza medica. Viene impedito ogni contatto con loro e non abbiamo informazioni su dove sono state portate.
Nell’ultimo decennio e mezzo centinaia di persone hanno utilizzato la fabbrica autonoma Rog per le loro attività e migliaia di persone hanno partecipato a vari eventi nei suoi spazi. Migranti, persone ai margini della società, artisti che non hanno ceduto al dettato della cultura capitalistica, pattinatori, graffitari, artisti di circo e altri, che nonostante le pressioni del capitale, della sicurezza municipale e della polizia, rendono questa città viva e rendono la vita degna di essere vissuta.
Dall’apertura della fabbrica autonoma Rog il Municipio di Lubiana non tollera il fatto che mostriamo lo specchio della loro politica di gentrificazione. Le loro politiche stanno trasformando la città in una Disneyland per i turisti e mettono il profitto al di sopra delle persone. Questo è il motivo per cui hanno annunciato una guerra totale contro di noi. Dopo anni di infruttuosi e impopolari procedimenti legali contro le persone che partecipavano alla vita dello spazio, le autorità oggi hanno deciso per un’irruzione violenta e violenta e per la completa demolizione dello spazio. Indipendentemente dal fatto che non abbiano idee o mezzi finanziari per lo sviluppo futuro dell’area. Inoltre, non molto tempo fa le autorità municipali hanno dichiarato pubblicamente di non avere piani concreti per Rog nell’attuale mandato. Non ci sono state informazioni su questo attacco, ovviamente pianificato con cura, nemmeno durante la sessione di ieri sera del governo municipale. Dopo tutti questi anni di attività e di promozione pubblica del dialogo che in il comune ha da tempo abbandonato, ci aspetteremmo almeno una scadenza decente per concludere i nostri progetti attuali, proteggere i nostri beni e una discussione costruttiva sui piani del comune in merito al potenziale sfratto degli utenti. Invece, il comune di Lubiana ha mentito al pubblico, ai consiglieri eletti e a noi.
L’attacco al Rog non avviene in un vuoto politico. Negli ultimi mesi stiamo assistendo a vari attacchi contro la società civile, come nei casi di Radio Student, Metelkova 6 e altri attori critici a livello pubblico. In tempi in cui l’impegno politico si riduce a una scarsa visibilità pubblica di individui disobbedienti nei media di destra, anche le autorità municipali hanno deciso di usare mezzi ingannevoli sul territorio, che si sta stendendo come un rifugio sicuro contro la falange degli attuali governi. Oggi il Comune di Lubiana ha dimostrato chiaramente da che parte sta realmente. Sfrattare la gente nel bel mezzo di una grave epidemia è assurdo per il comune che vende continuamente la sua immagine di capitale verde, sociale, culturale e solidale. Dopo la sua infruttuosa campagna per la capitale europea della cultura con il motto “Solidarietà”, tutte le maschere sono chiaramente cadute.
Cosa potete fare a sostegno del Rog?
1. 1. VENIRE DAVANTI ALLA FABBRICA AUTONOMA ROG. Mostriamo loro che non siamo soli. Non possiamo lasciare che gli spazi autonomi cadano uno dopo l’altro! Attaccare uno è attaccare tutti!
2. 2. INVIARE UNA LETTERA DI PROTESTA AL COMUNE E ALLA POLIZIA! PUBBLICATELA ONLINE!
Devono essere resi responsabili dei loro crimini, della violenza, del profitto e della corruzione. Non possiamo permettere che nascondano sotto il tappeto i loro piani di profitto e le loro azioni controverse.
3. 3. CONDIVIDERE INFORMAZIONI, INVITARE AMICI E COMPAGNI.
In questo momento non combattiamo solo per la nostra dignità. Combattiamo per poter esistere in questa città. Combattiamo per tutto ciò che non è capitalistico, gentrificato, privatizzato, educato, ordinato; per tutto ciò che respira liberamente e non si lascia catturare dalla logica del profitto che gestisce la nostra comune città.
Contro la sinergia opportunistica di fascisti, poliziotti, profittatori comunali e capitale! Salva la fabbrica Rog!

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Lo sfratto di ROG-Squat a Lubiana è in corso.

SGOMBERO DEL ROG A LUBIANA

Lo sfratto di ROG-Squat a Lubiana è in corso. Oggi, 19.1 Verso le 11 una brigata di poliziotti antisommossa si è presentata senza annunciare, senza alcun elemento legale o permesso per farlo, per sfrattare l’occupazione. Diverse persone sono state portate alla stazione di polizia di Lubiana. Spargi la voce, mostra solidarietà in varie forme!
Lo stato non può sfrattare un movimento, la lotta per i luoghi occupati, queer, femministi e antirazzisti autoorganizzati continuerà!

Pubblicato in General | Commenti disabilitati su Lo sfratto di ROG-Squat a Lubiana è in corso.

Dichiarazione congiunta di una parte di Europa dal basso e dell’EZLN

DICHIARAZIONE CONGIUNTA DI UNA PARTE DELL’EUROPA DAL BASSO E DELL’EZLN

Primo Gennaio 2021

AI POPOLI DEL MONDO
ALLE PERSONE CHE LOTTANO IN EUROPA

FRATELLI, SORELLE, COMPAGNI, COMPAGNE:
Durante i mesi precedenti, abbiamo stabilito contatti tra di noi attraverso diverse forme. Siamo donne, lesbiche, gays, bisessuali, transgender, travestiti, transessuali, inter-sessuali, queer e altro, uomini, gruppi, collettivi, associazioni, organizzazioni, movimenti sociali, popoli originari, comitati di quartiere, comunità e un ampio “eccetera” che ci dà l’identità.

Ci differenziano e distanziano terre, cieli, montagne, valli, steppe, foreste, deserti, oceani, laghi, fiumi, torrenti, lagune, razze, culture, idiomi, storie, età, luoghi geografici, identità sessuali, fama, popolarità, seguaci, likes, monete, gradi di scolarizzazione, modi di essere, compiti, virtù, difetti, pro, contro, se e ma, rivalità, inimicizie, concezioni, argomentazioni, contro-argomentazioni, discussioni, controversie, denunce, accuse, disprezzo, fobie, amori, elogi, rifiuti, fischi, applausi, divinità, demoni, dogmi, eresie, gusti, disgusti, modi e un ampio eccetera che ci rende distinti e, non poche volte, contrari.

Solo poche cose ci uniscono.

Facciamo nostri i dolori della terra: la violenza contro le donne; la persecuzione e il disprezzo verso i diversi nelle identità affettive, emozionali, sessuali; l’annichilimento dell’infanzia; il genocidio contro gli indigeni; il razzismo; il militarismo; lo sfruttamento; l’espropriazione; la distruzione della natura.

La consapevolezza del fatto che è un sistema il responsabile di questi dolori. Il boia è un sistema sfruttatore, patriarcale, gerarchico, razzista, ladro e criminale: il capitalismo.

La consapevolezza che non è possibile riformare questo sistema, educarlo, attenuarlo, limarlo, addomesticarlo, umanizzarlo.

L’impegno a lottare, in ogni luogo e in ogni tempo – ognuno nel suo territorio – contro questo sistema al fine di distruggerlo. La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla distruzione del capitalismo. Noi non obbediamo, non siamo in vendita, non ci arrendiamo.

La certezza che la lotta per l’umanità è mondiale. Così come la distruzione in corso non riconosce frontiere, nazionalità, bandiere, idiomi, culture, razze; così la lotta per l’umanità è in ogni luogo e in ogni tempo.

La convinzione che sono molti i mondi che vivono e lottano nel mondo. E che la pretesa di omologazione e di egemonia attenta all’essenza dell’essere umano: la libertà. L’uguaglianza dell’umanità risiede nel rispetto della differenza. Nella sua diversità risiede la sua somiglianza.

La comprensione del fatto che non è la pretesa di imporre il nostro punto di vista, i nostri passi, compagnie, strade e destini che ci permetterà di avanzare, bensì l’ascolto e il punto di vista dell’altro che, distinto e differente, ha la stesso desiderio di libertà e giustizia.

Grazie a queste consonanze, e senza abbandonare le nostre convinzioni né smettere di essere quello che siamo, abbiamo deciso:

Primo. Realizzare incontri, dialoghi, scambi di idee, esperienze, analisi e valutazioni tra tutti coloro che incontriamo impegnati, da distinte concezioni e su differenti terreni, nella lotta per la vita. Poi ciascuno seguirà o meno il suo cammino. Guardare e ascoltare l’altro, ci aiuterà o meno nel nostro cammino. Ma conoscere ciò che è differente è parte anche della nostra lotta e del nostro impegno, della nostra umanità.

Secondo. Che questi incontri e attività si svolgano nei cinque continenti. Che, per quanto riguarda il continente europeo, si concretizzino nei mesi di luglio, agosto, settembre e ottobre del 2021, con la partecipazione diretta di una delegazione messicana composta dal CNI-CIG, dal Frente de Pueblos en Defensa del Agua y de la Tierra de MorelosPuebla y Tlaxcala, e dall’ EZLN. E, in date successive per appoggiare, secondo le nostre possibilità, la realizzazione degli stessi in Asia, África, Oceanía e América.

Terzo. Invitare coloro che condividono la medesima preoccupazione e lotte simili, tutte le persone oneste e tutti quelli che dal basso si ribellano e resistono in tutti gli angoli del mondo, a unirsi, a contribuire, ad appoggiare e a partecipare a questi incontri e attività e a firmare e a fare propria questa dichiarazione PER LA VITA.

Dal ponte di dignità che unisce l’Europa dal basso e a sinistra con le montagne del Sudest Messicano.
Noi
Pianeta Terra.
1 gennaio 2021

Grecia
Alto a la Guerra contra l@s Inmigrantes
Acción Alternativa para la Calidad de Vida
Acción contra la Regeneración y Gentrificación (AARG!)
Adespotos Athinon: equipo deportivo autogestionado y sin dueño (déspota) de la ciudad de Atenas
Agrupación Ciudadana Autónoma de Icaria
Alterthess, medio alternativo
ΑMOQA Museo de Artes Queer de la ciudad de Atenas
Apoyamos a la Tierra
Αsamblea Αbierta de defensa de la arboleda de Agios Dimitrios (municipio de Ag. Dimitrios, ciudad de Atenas, Grecia)
Αsamblea Αbierta de Samos
Asamblea abierta «siembra»
Asamblea Abierta Contra El Desarollo Verde y La Energia Eólica en la Sierra de Agrafa
Asamblea abierta de anarquist@s de la ciudad de Patras
Asamblea Abierta de Lucha de Toumpa (ciudad de Tesalónica)
Asamblea de la Okupa Prosfygika en la ciudad de Atenas
Asamblea de recepción de l@s zapatistas en la ciudad de Corfú
Asamblea de recepción de l@s Zapatistas en la ciudad de Veria
Asamblea de Resistencia y Solidaridad (Kipseli/Patisia) – parque Chipre y Patision str. (Atenas)
Asamblea En Común, por el Decrecimiento, el Comunalismo y la Democracia Directa
Asamblea libertaria autoorganizada Paliacate Zapatista
Asamblea para la defensa de los espacios públicos y del “Elliniko”
Asociación Anarquista Sabaté Asociación Cultural Ambiental de la península de Mani (Grecia)
Asociación Sindical De Trabajadores En Librerias, Papelerias, Editoriales Y Medios Digitales, De La Diputación De Attica (Atenas)
Asyntaktos Press – journalists movement (ciudad de Tesalónica)
Atenecalling
Autoacción – Colectivο políticο Bonita, Papastathi
Brotes Libres – Colectiva para la expresión y la libertad (ciudad de Tesalónica)
Centro Autónomo de Investigaciones Feministas
Centro social «Respiro di libertà» (ciudad de Tesalónica)
Centro social anarquista antiautoritario Αntipnia Centro Social Libre «Scholio» (Tesalónica)
Chispa de solidaridad con l@s Zapatistas y los Pueblos Indígenas
Chispa de solidaridad con la lucha de l@s zapatistas y los pueblos indígenas
Ciudadanos Despiertos
Ciudades Invisibles
Clandestina- inmigración y lucha en Grecia (Grecia)
Clínica Social Solidaria de Tesalónica (ciudad de Tesalónica – Grecia)
Clínica Social y Farmacia Solidaria de Ilio (municipio de Ilio, ciudad de Atenas – Grecia)
Club de trabajodor@s de Kallithea
Club deportivo Apáleftos (ciudad de Tesalónica)
Club deportivo autoorganizado «Marinos Antypas» (ciudad de Larisa,Grecia)
Club Laboral Nea Smyrni (municipio de Nea Smyrni, ciudad de Atenas-,Grecia)
CoLab House Espacio Cooperativo
Colectiva Anarquista «Círculo del Fuego» (Atenas)
Colectiva Anarquista «Omikron 72» (Atenas)
Colectiva Anarquista Pueblo-miembro de la federación anarquista
Colectiva por el Anarquismo Social “Negro y Rojo” (Tesalónica- Grecia)
Colectiva por el Comunismo Libertario – “Libertatia” (Tesalónica_ Grecia)
Colectivo «Calendario Zapatista»
Colectivo Anarquista Retroacción
Colectivo Calendario Solidario con l@s Zapatistas
Colectivo comunista libertario “Fiore Nero” (Grecia)
Colectivo de anarquist@s del este (ciudad de Tesalónica)
Colectivo de trabajo »Ser colectivxs»
Colectivo feminista “Sabbat Quema a los ricos, no a la bruja”
Comedor Colectivo EL CHEF (Grecia)
Comité de Lucha contra las minas de oro, (pueblo de Megali Panagia, región de Calcídica, Grecia)
Comunidad Cooperativa de Autosuficiencia “Apo Koinou”
Confrontacion, grupo de comunist@s
Cooperativa »To Kivotio», ciudad de Rethimno – isla de Creta
Cooperativa de Comercio Solidario “SYN ALLOIS”
Cooperativa de trabajador@s VIOME (Grecia)
Cooperativa de Trabajo PAGKAKI (ciudad de Atenas)
Cooperativa Syn-trofi de la ciudad de Rethimno-Creta
Coordinación de Asambleas Vecinales en Atenas (Asamblea Popular Abierta de Peristeri, Asamblea Abierta de residentes de Agia Paraskevi, Asamblea Abierta de residentes de Petralona-Thiseio-Koukaki)
Coordinación de la ciudad de Ioannina para el viaje de l@s zapatistas a Europa
Coordinación de la ciudad de Tesalónica para el viaje de l@s zapatistas a Europa
Coordinación de la ciudad de Volos para el viaje de l@s zapatistas a Europa (Grecia)
Coordinación del Peloponeso para el viaje de l@s Zapatistas
Desobediencia de género
Editorial de extranjer@s (editorial colectiva en la ciudad de Tesalónica, Grecia )
El Coro Intercultural de Lesvos «CANTALALOUN» (isla de Lesvos ,Grecia)
El Pequeño Árbol que se convertirá en Bosque (ciudad de Tesalónica,Grecia)
Encuentro Autónomo de Lucha contra las represas y la desviación del río Aqueloos (Grecia)
Escuela de Permacultura y Academia Autónoma (Grecia)
Espacio Autogestionado «Epi ta Proso (Hacia Adelante)» (ciudad de Patras, Grecia)
Espacio Autogestionado de Karditsa
Espacio de los Movimientos – Local para l@s inmigrantes (ciudad de Volos, Grecia)
Espacio libertario y publicaciones “Aftoleksi” (Grecia)
Espacio Social Abierto del Xanadu
Espacio Social Autogestionado del Pasamontaña
Espacio social de Paratod @ s (miembros y particulares) (ciudad de Larisa, Grecia)
Espacio Social Libre Nosotros (ciudad de Atenas, Grecia)
Espiral de solidaridad – semilla de Resistencia
Estrógenas (Grecia)
Estructura de Salud Autogestionada de Exarcheia (ciudad de Atenas, Grecia)
Eutopia: Ciclo de acción para el municipalismo libertario (Grecia)
Federación Anarquista (Grecia)
Femctoria por la difusión del feminismo de clase (Grecia)
Geppetto Cooperativa (Grecia)
Glub político Lesxi Aneresis de Tesalónica, (ciudad de Tesalónica, Grecia)
Grupo anarquista “Baruti” (ciudad de Veria, Grecia)
Grupo Anarquista “Disinios Ippos” (caballo indomable) (Patras- Grecia)
Grupo Anarquista “Iterimpia”
Grupo de Salud Mental -¬ Covid19: Solidaridad de Tesalónica, (ciudad de Tesalónica, Grecia)
Grupo de Teatro del Oprimido, “boalitaria” (Grecia)
Grupo político “Camino Libertario” (Grecia)
Guerreros del agua
infolibre.gr – cooperative media for independent information (medio cooperativo para la información independiente) (ciudad de Thessaloniki, Grecia)
Iniciativa Antifascista de Lesvos – contra los centros de detención (isla de Lesvos – Grecia)
Iniciativa Antiracista de la ciudad de Larisa, (Grecia)
Iniciativa de Atenas contra las extracciones de hidrocarburos
Iniciativa de Atenas para la protección de Ágrafa
Iniciativa de habitantes de Kalamata
Iniciativa de Lucha por la Tierra y la Libertad (ciudad de Atenas-Grecia)
Iniciativa de Trabajadorxs y Desempleadxs en la educación privada (Grecia)
Iniciativa Libertaria “Ágria Neda”
Iniciativa para la protección del medio ambiente de la región de Kavala (Grecia)
Jardín Botánico de Petroupolis (municipio de Petrupolis, ciudad de Atenas, Grecia)
Kukuva, Empresa Social Cooperativa de Beneficio Colectivo y Social
LA PEONZA, cooperativα de economía solidaria (ciudad de Atenas- Grecia)
La vieja escuela de Ormos, isla de Samos(Grecia)
Laboratorio Libertario de infraestructura de movimiento (Grecia)
Las ediciones de colegas (ciudad de Atenas,Grecia)
La Cuña Centro político, social y cultural autogestionado de la ciudad de Tebas
Livas Club de Futbol Autogestionado
Local Anarquista UTOPIA A.D.
Local Autónomo de la ciudad de Kavala
Local Autónomo de la ciudad de Xanthi
Local para l@s inmigrantes- Centro Social (ciudad de Atenas)
Mano Aperta: comedor social y autogestionado
Mercado autónomo de Volos (ciudad de Volos)
Μovimiento Αnti-autoritario de Atenas
Movimiento Antiautoritario de Larisa
Movimiento Antiautoritario de Tesalónica (ciudad de Tesalónica)
Movimiento Antifascista de Kalamata
Movimiento Antifascista de Samos
Movimiento Ciudadano de Volos-Pelion para agua (Ciudad de Volos y Pelion)
Movimiento Ciudadano Rajes Icaria
Movimiento de personas que escuchan voces
Μujeres Defendiendo Rojava Comité de la ciudad de Atenas
Odo, Colectivo colectivo libertario
Ocupa de “Analipsis”
Ocupa de “Apertus”. Espacio Social Libre de la ciudad de Agrinio
Ocupa de “Dougrou” (ciudad de Larisa)
Ocupa de “Libertatia”
Ocupa de “Matsangou” (ciudad de Volos)
Ocupa de “Mundo Nuevo”
Ocupa de “Patmos y Karavia”
Ocupa de “Tierra Desconocida” (ciudad de Tesalónica)
Ocupa de Rosa Nera, (ciudad de Canea, isla de Creta)
Ocupa Lelas Karagianni 37 (LK37) (ciudad de Atenas)
Optikamultietnica
Organización Política Anarquista – Federación de Colectivas
ΟΧΟ (Grupo Sin Nombre)
Piso Thrania Iniciativa de educación sin discriminación
Plotinos (Isla de Quios – Grecia)
Red de “Mesochora – Acheloos SOS”
Red de Derechos Políticos y Sociales
Red de Movimientos por Tierra y Libertad
Red Solidaria de Clínicas Sociales de Exarcheia, N Smyrni, Ilio y Agios Nektarios en la ciudad de Volos (Grecia)
Revista Política Babylonia
Spori: Asociación de ciudadan@s por el estudio de la educación libertaria (ciudad de Rethimno, isla de Creta, Grecia)
Sporos – Semilla (isla de Lesvos)
Tienda cooperativa “Hochlios”
Unión Sindical Libertaria de la ciudad de Ioannina
Unión Sindical Libertaria de la ciudad de Atenas
Unión Sindical Libertaria de la ciudad de Rethimno
Unión Sindical Libertaria de la ciudad de Tesalónica
Vacio Ciclo-Miembro de la Federación Anarquista
Women’s initiative against depth and austerity measures Thessaloniki, Grecia) (ciudad de Tesalónica)
Bonita, Papastathi
Chryssikopoulou, Maro
Geroy, Katia
Dimitris, S.
Istres, Jacques
Kapadelis, Panagiotis
Katzourakis, Kyriakos
Kouniaki, Eugenia
Mouka, Nikoletta
Siafliaki, Iro
Thalia P.
Tomsin, Marc

Alemania
AG Ventana al Sur
AK Asyl Göttingen
Alerta! – Lateinamerika Gruppe Düsseldorf
Attac Frankfurt
Borderline-europe Human Rights without Borders e.V.
Campaña cafe mesoamericana
Carea e.V.
Colectivo gata-gata
Colectivo Konfront
Collectif kom.post
DunyCollective
Feministische Organisierung für Selbstbestimmung und Demokratische Autonomie
Flüchtlingscafe Göttingen
Frauen * Streik Bündnis
Freie Arbeiter * innen-Union
Fridays for Future Frankfurt am Main
Gärtnerei Ra.Baba
Gruppe B.A.S.T.A.
Gruppe B.A.S.T.A. Berlin
Guerrero, Christa
Holtmann, Susann
Informationsbüro Nicaragua
Internationalistisches Bündnis Frankfurt a.M.
Jineolojî Komitee Deutschland
Kaffeekollektiv Aroma Zapatista
Kampagne «Grüne Lunge bleibt – Instone stoppen!»
Kollektiv Transgalaxia
KOMMUJA – Red de comunidades solidarias

Mietshäusersyndikatsprojekt Grafschaft 31 Münster
Ökologisch-Radikal-Links Frankfurt
Onbones Collective – Fairdruckt eG
Our House #OM10
Partner Südmexikos e.V.
Perspektive Rojava – Solidaritätskomitee Münster
Prison´ Dialogue- Frauen AG
Projekt Knotenpunkt Schwalbach
Red Ya-Basta-Netz
Riseup 4 Rojava Frankfurt a.M.
Roots of compassion eG
ROSA – Revolutionäre Linke
Tres Gatas – producción en Colectivo
Undogmatische Radikale Antifa
Unrast Verlagskollektiv
Wohnprojekt Grafschaft 30 e.V.
Women Defend Rojava Deutschland
Women defend rojava Frankfurt am Main Deutschland
WUMS-Kollektiv
Ya Basta Rhein Main
YXK Frankfurt a.M.
Zwischenzeit e.V. – Initiative für soziale, interkulturelle und ökologische Forschung, Analyse und Bildung
Daddy Longleg
Ende Gelände
Massiah, Gustave
Schmidt, Edo

Francia
Agate, armoise et salamandre – corps et politique
èssi Dell’Umbria
Anne Hocquenghem et les acheteurs de café du sud-est du massif central en France
Associacion Espoir Chiapas
Association AMERICASOL du réseau Escargot
Association GERMINAL
Association ONYVA
Association SOL’QUERCY du RESEAU ESCARGOT
Caen Entraide Populaire
Caracole
CDP13
Coignard, Elisabeth
Colectivo Mi abuelita
Collectif «Coordinacion DZLN
Collectif Chiapas Ariège
Collectif de l’Université populaire de la Terre
Collectif des Immigrants en France (C.I.F.)
Collectif douarneniste en lutte pour les solidarités
Collectif féministe Les Rosies d’A cause de macron
Collectif Grains de Sable
Collectif inter-collines des 2 rives de la rivière Aveyron
Collectif Mutvitz11
Collectif surnatural
Comité Amérique latine de Caen – Normandie
Comité Amérique latine du Calvados
Comité d’accueil intergalactique de la zad de Notre-dame-des-Landes
Comité d’Accueil Sud Est France PACAZ
Comité de coordination des 17 contre la réintoxication du monde
Comité de Solidarité avec les Indiens des Amériques (CSIA-Nitassinan)
Comité de Solidarité avec les Peuples du Chiapas en Lutte (CSPCL)
Comité Populaire Quartier Latin
Compañía Jolie Mome
Compañía Isidoria
Confédération paysanne
Coordination des sans papiers 75
Corsica Internaziunalista
CSPN (Collectif de solidarité avec le peuple du Nicaragua de Francia)
DAL-Droit au logement
CNT-F
Des femmes de la montagne Limousine
Échanges Solidaires
Editions Divergences
Éditions Libertalia
El Cambuche de Toulouse
Ensemble Finistère! Ensemble 29!
Fondation Frantz Fanon
Foro Cívico Europeo
France Amérique Latine
Front Uni des Immigrations et des Quartiers Populaires
Gilets Jaunes de Montreuil
Gilets jaunes Les Lilas
Groupe Henri Laborit de la Fédération Anarchiste
GROUPE LIBERTAD DE LA FEDERATION ANARCHISTE
Groupe toutes en grève
Jean-Jacques M’U
Initiativ Oury Jalloh Allemagne et la CISPM
InterLieuxInterCollectifs Montreuil
Kafe kapel, red escargot
L’espace autogéré des Tanneries
L’Union Communiste Libertaire
La Bad’j
La Compañía Tamerantong
La Gueule ouverte
La Maison Ouverte Montreuil
La Parole Errante Demain
La Révolution est en marche
«Laboratoire Autonome de Biologie : Alternatif, Solidaire et Expérimental (LABASE)»
Le BIB-Hackerspace
Le collectif «Chabatz d’entrar»
Le Front Uni des Immigrations et des quartiers Populaires (FUIQP)
Le Quartier libre des Lentillères
Le Surnatural Orchestra
Les Communaux
Les Gilets Jaunes de Pantin
Lesconstituants78
l’association Fraternité Douarnenez
Mani Rosse Antirazziste
Marseille avec les Grecs
Mouvement Contre le Crime Atomique Colectivo
Mut Vitz 13
MUT VITZ 31
Mut-Vitz 34
PEPS (Pour une écologie Populaire et Sociale)
Primitivi
Producciones Débrid’arts
Producciones Djab
Rédaction de CERISES LA COOPÉRATIVE
Renaud
Revue Chimères
Revue De(s)générations
Séminaire «Penser les décolonisations»
Solidaires09
Solidarité migrants Wilson
STE-75 Syndicat des travailleurs.euses de l’éducation Paris
Surnatural Orchestra, groupe de musique
Syndicat CNT Éducation Social-Services 34
Syndicat CNT INTERPROFESSIONNEL de l’Ardéche
Tatcha compagnie
Terrestres. Revue des livres, des idées et des écologies
Toulouse Anti CRA
UCL Caen
Union Départementale des syndicats CNT de Haute-Garonne
Union Syndicale Solidaires
Alliez, Éric
Annette Revret
Arsenault, Judith
Assael, Ivan
Astolfi, Nathalie
Ateya, Rim
Attac France
Bachkine, Patricia
Bajon, Jean Baptiste
Baschet, Jérôme
Berling, Maïa
Bertille, Gendreau
Besancenot, Olivier
Beynel, Eric
Bohet, Odile
Boitière, Isabelle
Bonfanti, Brice
Bonvalet-Girou, Thomas
Bosson, Marc
Buisson, Manon
Candore, Marco
Casillas, Jeanne
Castillo, Carmen
Catelain, Jennifer
Causeries Populaires
Chao, Antoine
Chirón, André
Cibele
Corcuff, Philippe
Dardot, Pierre
de los Santos, Marie
Dekel, Tom
Demoron, Sandrine
Dervin, Alain
Desclozeaux, Aurelien
Diawarra, Youssef
Duran, David
Faucheux, Grégoire
Fautrier, Pascale
Fraunié, Laurent
Gaillanne, Fanny
Galasso, Franca
Gau, Gabriel
Gaudichaud, Franck
Gerschel, Anne
Gianinazzi, Willy
Gilles Bertrand
Giner, Stephanie
Glowczewski, Barbara
Godard, Alice
Godard, Carine
Godard, François
Goutte, Guillaume
Guest, Andreas
Hansma, Marie-Christine
Hélier, Odile
Hocquenghem, Joani
Ibañez, Amparo
Jacob, Mat
Jacques Istres
Jappe, Anselm
Jean-Louis Tornatore
Kempf, Joseph
Krzywkowski, Isabelle
Lagneau, Antoine
Latorre, Paule
Latouche, Serge
Laure de Saint Phalle
Le Bot, Yvon
Long, Olivier
Longo Mai
Lopez, Francis
Loutre Barbier, Laurence
Lowy, Michael
Madame Miniature
Marin, Maguy
Martinot, Alex
Mathieu, Dominique
Mavic, Béatrice
Maymat, Philippe
Melo St-Cyr, Viviana
Mesnard, Cécile
Michèle Leclerc-Olive
Monique Amade
Monsieur Jack
Mourrat, Philippe
Navajo, Métie
Normandon, Aurélie
Nugon, Arièle
Odille, Laurie
Pailler, Aline
París Ayotzinapa
Parrot, Karine
Pellicane, Christine
Perez, Ampari
Piet, Sarah
Pirou, Fanny
Prieur, Sébastien
Quillateau, Patrick
Rafanell iOrra, Josep
Robin, Vincent
Romanet, Martine
ROME, Daniel
Roux, Fatima
Salvatori, Jeannot
Salama, Pierre
Sardinha, Diogo
Saurin, Patrick
Secheppet, Camille
Sechet, Sylvain
Soussi, Claire kachkouch
Straeli, Celia
Studer, Jeanne
Tefnin, Garance
Tiburcio, Nicco
Toulouse, Rémy
Triantaphylides, Paul
Untereiner, Jean Luc
Varikas, Eleni
Viennot, Sarah
Vollaire, Christiane
Yoga Nomade
Yvette Dorémieux

Collectif la Digne Rage de Lille
Centre Culturel Libertaire
Association Unidos
Compagnie de théâtre Proteo
Torre Latino Radio.

País Vasco
Abantoko Talde Feminista
Basoa, Defendatsaileen etxea
Bizilur – Lankidetzarako eta Herrien Garapenerako Erakundea
EH Bildu Abanto
Eskozap Kolektiboa
Etxalde – Nekazaritza Iraunkorra
Euskal Herriko Emakumeon Mundu Martxa
Fundación Paz y Solidaridad de Euskadi
Gabiltza
Gogoaren indarra taldea Las Karreras
Harri Barri Kultur Elkartea
Karabana Mugak Zabalduz
Lumaltik Herriak
Mugarik Gabe
Mujeres del Mundo Babel / Munduko Emakumeak
Plataforma Ongi Etorri Errefuxiatuak
Radio Alegría Libertaria
Tadamun elkargunea
TxiapasEKIN kolektiboa
Zabaldi elkartasunaren etxea
Muguruza, Fermin
Perales Arretxe, Iosu

Estado Español
Confederación General del Trabajo (CGT)
CNT Fraga
CNT Sierra Norte
Afromurcia en Movimiento
Asamblea Plaza de los Pueblos
Asociación Brasileira Maloka
Asociación en medio de abril
Assemblea de Solidaritat amb Mèxic del País Valencià
Centro de Documentación sobre Zapatismo (CEDOZ)
Centro Social La Ingobernable
Centro Social La Villana de Vallekas
CNAAE (Comunidad Negra, Africana y Afrodescendiente en España)
COLECTIVO Pallasos en Rebeldía de Galicia
COLECTIVO Pallasos en Rebeldía de Madrid
Confederación Sindical Solidaridad Obrera
Coordinación Baladre
Coordinadora de Desemplead@s y Precari@s de la Comunidad de Madrid
Derechos Humanos Madrid
Ecologistas en Acción
Espacio Común 15M
Esteve Morlan, Tirso
FIRMES Federación Internacional de Resistencia Migrante en España.
Foro Social de Segovia
Fundación de los Comunes
La Casa Invisible
La Medusa Colectiva
Luisa Martín Rojo
Lumaltik Aragón
Madrid 43 Ayotzinapa
Org. Anticapitalistas
Partido Socialista Libre Federación PSLF
Red de Hondureñas Migradas en España
Redal Montané, Clara
REVISTA VIENTO SUR
Solidaridad con el pueblo Mexicano-Málaga
Synusia
TRAWUNCHE MADRID
Yretiemble
Amorós, Miguel
Ibáñez, Tomás
Taibo, Carlos
Capanegra, Juan Carlos
Carretero Miramar, José Luis
Claveria Iranzo, Olga
De Lera López, Cristina
González de Chávez Fernández, Teresa
Gonzalo Serrano, Andrés
Gonzalo, Pilar
Héctor Grad Fuchsel
Humanes Bautista, José Luis
Martín, Fátima
Merino Escribano, Rosa
Otero González, Isabel
Pastor, Jaime
Pérez Orozco, Javier
Roitman Rosenmann, Marcos

Italia
A.N.P.I. Associazione Nazionale Partigiani Italiani
ADL COBAS
All Reds Rugby Roma
Altro Modo Flegreo
Ambasciata dei Diritti delle Marche
Ambiente&Salute
Annestus – Agoa
ARCI Noerus
Ardita Due Mari
Assalti Frontali
Assemblea Antirazzista Antifascista Di Vicofaro
Associazione «Cultura È Libertà
Associazione ATTAC Italia
Associazione Casa dei Popoli
Associazione centro socio culturale ARARAT a Roma
Associazione Città Migrante
Associazione Culturale GIShub
Associazione di Promozione Sociale
Associazione Giuseppe moscati Parrocchia San Sabino
Associazione Jambo- commercio equo Fidenza Italia
Associazione Nova Koiné
Associazione politico-culturale Tempi Post Moderni
Associazione Senza Barriere Due
Associazione senza paura Genova
Associazione Taiapaia
Associazione Verso il Kurdistan e Rete Jin
Associazione Ya Basta Caminantes Padova
Associazione Ya Basta Moltitudia Roma
Associazione YA BASTA! ÊDÎ BESE Y Centri Sociali del Nordest
Associazione Ya Basta! Milano
Associazione YaBasta! – Casa Della Solidarietà Sabino Romano
Ateneo Libertario
Azione Antifascista Roma Est
Brigata Sanitaria Soccorso Rosso
Brustolin, Maryline
Buscemi, Marquito
C.S.A NEXT EMERSON
Cadtm (Comitato per annullamento debiti illegittimi)
Camera del Non Lavoro
Cantiere
Carovane Migranti
Casa Bettola
Casa dei Circoli, Culture e Popoli
Casa Dei Diritti Dei Popoli
Casa del Popolo Campobasso
Casa della Cooperazione
Casa delle Donne di Milano
Casa delle Donne Lucha y Siesta
Casa delle Donne-Nudm
Casa Madiba Network
Cattive Ragazze
Centro giovanile Batti il tuo tempo
Centro Sociale Anomalia
Centro sociale Anomalia Palermo
Centro sociale autogestito «INTIFADA» Empoli (FI)
Centro Sociale Autogestito Magazzino47
Centro Sociale CasaLoca
Centro Sociale Occupato Autogestito «Angelina Cartella»
Centro Sociale Tpo
Chichimeca
CIAC ( centro immigrazione, asilo, cooperazione internazionale)
Circolo «D. Lazzari» di Legnano
Circolo ANPI Renato Biagetti
Circolo ARCI Barbun KM0
Circolo Arci Nausicaa
Circolo Fratellanza Casnigo
Ciss-ong Palermo
Clown Army Roma
COBAS Confederazione dei Comitati di Base
COBAS Napoli
Collettiva Una volta per tutte
Collettivo 20ZLN
Collettivo Caffè Malatesta
Collettivo Femminista Lotto
Collettivo Lsoa Buridda
Collettivo Nodo Solidale
Collettivo Popolare «Ramona»
Collettivo redazionale della rivista LEF Libertè Egalitè Fraternit
Comitato Abitanti San Siro
COMITATO AMIG@S MST
Comitato antirazzista cobas Palermo
Comitato Chiapas «Maribel»
Comitato Città Vecchia Taranto
Comitato Jineoloji
Comitato Madri per Roma Città Aperta
Comitato No Muos – No sigonella
Comitato per non dimenticare Abba
Comitato Piazza Carlo Giuliani
Comitato Roma Xii Per La Costituzione
Comité por la Anulación de la Deuda del Tercer Mundo
Comune del Crocicchio
Comunità curda in Italia
Comunità di Resistenza Contadina Jerome Laronze
Comunita’ RNCD
Contadinazioni-fuori mercato
Cooperativa Sociale Le Rose Blu
Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica «Bruno Arcuri»
Coordinamento dei Collettivi Studenteschi di Milano e Provincia
Coordinamento Nazionale No Triv
CORTOCIRCUITO Flegreo
Csa Astra/Lab Puzzle/cs Brancaleone
Csoa Ex Snia
Csoa Forte Prenestino
Csoa Gabrio
Csoa La Strada
Csoa la torre
Dinamopress
Dipende da Noi
Enoize
ESC Atelier Roma
Ex Caserma Liberata
Ex caserma occupata
Federazione Anarchica Siciliana
Foro Italiano de los Movimientos per el Agua
Forum Antirazzista Palermo
Fridays For Future
Fuorimercato, autogestione in movimento
GAS Caracol Franciacorta
Genuino Clandestino Firenze
Giovani Comunisti
«GIShub – Associazione Culturale GIScience for Humanity, Urban space and Biosphere
Gruppe B.A.S.T.A.
Gruppo Anarchico «Bakunin» – FAI Roma e Lazio
Gruppo Autonomo LiberidiAmare Autonomia Contropotere
Gruppo Consiliare Sinistra Progetto Comune – Comune di Firenze
Gruppo di Acquisto Solidale – Cosenza
Gruppo lampi
Il Cantiere delle Idee
IFE (Iniziativa Femminista Europea)
L’associazione G.L.R.
L’associazione politico culturale Resistenza Gallura
L38squat
La Milpa Orto Collettivo
La Panchovilla in Sabina
Laboratorio Andrea Ballarò
Laboratorio Aq16
Laboratorio Crash!
Laboratorio Decoloniale Femminista e Queer
Laboratorio di economia solidale ambientale e sociale
Laboratorio di Mutuo Soccorso ZERO81
Laboratorio Occupato Autogestito Acrobax – LOA Acrobax
Laboratorio Occupato Insurgencia
Laboratorio Sociale Alessandria
Le Mafalde
Liberation queer+ Messina
Lisangà, culture in movimento
Malanova
Manituana – Laboratorio Culturale Autogestito
Mediterranea Saving Humans
Mondeggi Bene Comune, Fattoria Senza Padroni
Movimento NO MUOS
No Border APS
Non Una Di Meno – Milano
Non Una Di Meno – Modena
Non Una di Meno Alessandria – Casa delle Donne Alessandria
Non Una Di Meno Lucca
Non Una di Meno Palermo
Non Una Di Meno Piacenza
Non Una di Meno Ravenna
Non Una Di Meno Reggio Emilia
Non Una di Meno Roma
Non Una di Meno Torino
Non Una di Meno Venezia
Nudm Palermo
Officina Rebelde Catania
Operai /e dello Spettacolo Associati/e
Osservatorio Repressione – Italia
Palermo Pride
Palermo ribelle
Partito della Rifondazione Comunista
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Potere al Popolo!
Presidio salute solidale – Napoli
Progetto 20k
Quarticciolo Ribelle
R.A.S.P.A. Rete Autonoma Sibaritide e Pollino per l’Autotutela
Radio Sherwood
Re:common
Resistenza Casa Sportello Solidale
Rete Antifascista Roma Sud
Rete antirazzista catanese e Comitato NoMuos/NoSigonella
Rete Jin
Rete Kurdistan Italia
Rete Kurdistan Roma
ReteJin
Reti di Pace
Ri-Make Bene Comune
RiMaflow, fabbrica recuperata in autogestione
Scomodo
Scuola Popolare Piero Bruno
Signoretti, Claudia
Siracusa Ribelle
Spazio di Mutuo Soccorso
Spazio Libertario Pietro Gori
Spazio sociale 100celle aperte
TATAWELO
TeatrOfficina Refugio
Termoli Bene Comune- Rete della Sinistra
terraTERRA
Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia
Unione Sindacale di Base
Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos
Vivèro- luogo di quartiere
Ya Basta Bologna
Ya Basta! Marcas Italia
Alberi, Urbani
Amicucci, Caterina
Berti, Stefano
Boffa, Daniela
Botti, Andrea
Bresciani, Marco
Capezza, Iolanda
Caudo, Melina
Celestini, Ascanio
Cesi, Alessandro
Clerici, Naila
Crabuzza, Claudia
De Luca, Mariano
Della Corte, Raffaele
Devastato, Giovanni
Fabiano, Pino
Garelli, Annamaria
Garibaldi, Casale
Indiano, Carlotta
Kaveh, Afshin
Luca Pandolfi
Medici, Sandro
Nicotra, Alfio
Piccinini, Massimiliano
Proia, Veronica
Rossa, Casetta
Sandroni, Doriana
Santoro, Alessandro
Saverio Calabresi, Francesco
Traverso, Enzo
Valcamonica, Adarosa
Vigo, Adele
Vitalesta, Enzo
Zanchetta, Aldo
Zanchetta, Brunella

Austria
Kinoki Asociación Autogestión Audiovisual

Bélgica
Actrices et Acteurs des temps présents
Ad Lilithum
ADES
Capitane Records
Casa Nicaragua
Centre Tricontinental (CETRI)
Écologie sociale Liège
Collecti.e.f 8 maars Bruxelles
Collectif de Solidarité Liège-Rojava
Collectif KAWAZ
Collectivo Mala Hierba
Comité Chiapas Bruselas
Comité Jineolojî Europa
Groupe CafeZ, Liège
Jineolojî Center
L’Union Communiste Libertaire
La Santé en Lutte
Le DK
Sororidad Sin Fronteras
VaVeA Semeurs de Possibles
Zablière – ZAD Arlon
Chauvier, Maïa
Coppens, Diego
Despret, Vinciane
Diaz Aranda, Karmen
Duterme, Bernard
Eric Toussaint CADTM internacional
Fox, Ivan
Geert Carpels
Gerardy, Martine
Mekhitarian, Juliette
Quinoa Bruxelles
Vaneigem, Raoul

Bulgaria
Iniciativa de apoyo a l@s zapatistas

Cataluña
Adhesiva Espai de Trobada i Acció
Asociación Mujeres Migrantes Diversas
Associació Cultural el Raval «El Lokal»
Associació Entrepobles
Associació Solidaria Cafè Rebeldía-Infoespai, Barcelona
Ateneu Candela
Ateneu La Torna
Ateneu Popular La Falç
Ateneu Popular Rocaus
Azadi Jin
Azadi Plataforma de Solidaritat amb el Poble Kurd
Cal Cases
Can Tonal de Vallbona
Col•lectiu Maloka
Colectiva Katari
COLECTIVO Pallasos en Rebeldía de Catalunya
Ecoxarxa del Bages
Espai defensa legal Manresa
Fundació Salvador Seguí
Grup de consum autogestionat Pinyol Vermell
Horts Comunals de Sant Celon
La Garriga Societat Civil
La Pallejana
LA RAVAL. Cooperativa d’habitatge generacional a Manresa
Mediterranea Saving Humans
Plataforma d’Afectades per l’Habitatge i el Capitalisme del Baix Montseny
Poc a Coop
Sindicato Popular de Vendedores Ambulantes de Barcelona
Taula per Mèxic
Xarxa de Suport Mutu de la Trini
Bosqued, Àngel
García Sanagustin, Carina
González, Ixchel
Pere Ortín, Andrés
Villalobos, Juan Pablo

Chipre
300000 Arboles en Nicosia
Aeriko en las montañas de Troodos-por la justicia social y ambiental
antifa λευkoşa
Centro Social «Kaymakkin»
Club Atlético Popular «Omonoia»
Colectivo «Ramona»
Colectivo Ecopolis
Iniciativa para el Rescate de costas naturales
Movimiento de Izquierda, Queremos Federación
PUERTA 9 OMONOIA
Sispirosi Atakton
Spirithkia

Escocia
Coordinadora Zapatista North UK

Eslovaquia
Akimov, Ivan
Kesaj Tchave

Europa
ASSI (Acción Social Sindical Internacionalista)
Colectivo iraní Andeesheh va Peykar
Coordinadora Europea De Via Campesina
CUP Exterior
Flor de la palabra – colectivo de traducción de la sexta francófona
Mujeres y Disidencias de la Sexta en la Otra Europa y Abya Yala – Red de Resistencia y Rebeldía
Never again 88
Watch the Med Alarm Phone
Louis, Camille
Philippe Cordier

Inglaterra
Coordinadora Zapatista North UK
Hunter Dodsworth, Siân

Irlanda
Talamh Beo

Noruega
Alerta
Chiapasgruppa LAG
CROTONICX v/ Loan TP Hoang
Karlsøyfestivalen
Kvinneutvalget (LAG)
LAG Noruega
Latin-Amerikagruppene i Norge (LAG)
López Kunst & Produksjoner
Motmakt
Bokkafe, Anarres
Fadnes, Åse
Fadnes, Astrid
Fadnes, Ingrid
Gulli, Marianne
Haugdahl Solberg, Inga
Haugsnes, Vilde
Heiret, Yngve Solli
Luna Evjen, Solveig
Muñoz Llort, Sonia
Pålsrud, Mads
Pedersen, Ole
Solberg, Jarl
Thamdrup Lund, Herman
Watn, Bård

Nigeria
Engert, Klaus

Portugal
Jornal MAPA
Rádio Paralelo
Revista Flauta De Luz
Cunha, António Eduardo
Pereira Ribeiro, Natacha Alexandra

República Checa
Družstvo Black Seeds
Kolektiv 115

Rusia
Cooperativa Molotov
Svora collective
Severnaja, Ekaterina
Saepmie, pueblo Saami
Fjellheim, Eva Maria

Suiza
Bloque Feminista Abya Yala Suiza
C.S.O.A. il Molino
Casa Colectiva de Malagnou
Ceibavieja
Circolo Carlo Vanza Bellinzona
Collectif Breakfree Suisse
Collettivo R-Esistiamo
Collettivo Zapatista di Lugano
Direkte Solidarität mit Chiapas
Encuentro Feminista Zapatista Zürich/ Basel
Grève du Climat Genève
Groupe écosocialiste de solidaritéS
Grupo de Coordinación zapatista del territorio suizo
HumanrightsChiapas Suiza
Jeunes POP Genève
Mouvement pour une agriculture paysanne et citoyenne
Théâtre Tête dans le sac – marionnettes
Voce Libertaria Ticino
Women Defend Rojava Zürich
Gioventù Biancoblu

Togo
Les compas de Kpalimé
Adjetey, Rudy

Argentina
Colectiva Corazón del Tiempo
Comité de Solidaridad Latinoamericana
Grupa de Lesbianas Feministas Sudakas Pro Sexo Anticapitalistas de Nvwvrken WajMapu
Blasco, Hugo Antonio
Gambina, Julio C.
Grodziñski, Silvina Alejandra
Imas, Hilda
Luis Ronconi, José

Brasil
Ação Antifascista São Paulo AFA-SP
Centro de Mídia Independente do Rio de Janeiro
Felício, Erahsto
Rabelo Nogueira, Mônica Celeida

Canadá
No One Is Illegal

Chile
Comité Socioambiental de la Coordinadora Feminista 8M
Cooperativa La Cacerola
Gaceta Ambiental
Instituto Patagónico de estudios culturales
Somos Cerro Blanco
Fermandois, Eduardo

Colombia
La Subterránea
Pueblos en Camino, Abya Yala
Centro de Estudios y Memoria Antifascista CEMA
Colectivo Darío Betancourt Echeverry
Colectivo José Martí
Puello-Socarrás, José Francisco
Henao Gaviria, Adriana María

Ecuador
Walsh, Catherine

Estados Unidos
Eagle and the Condor Liberation Front
El Kilombo, EEUU
Saving Humans USA
Semillas Collective
Sexta Grietas del Norte (Estados Unidos)
Universidad para el estudio de los movimientos sociales Estados Unidos
Zapatista Solidarity Network NY
Agita Perales
Bergasa, Sara
Boyzo, Ivette
Sáenz-Ackermann, Elizabeth
Galván, Mario
Mesbah, Targol
Nelson, Anthony
Padilla, Tanalís
Quiquivix, Linda
Rodriguez, Chris

Perú
Blanco Berglund, María
Blanco Galdos, Hugo

México
González Casanova, Pablo
Beristain, Arturo
Beristain, Natalia
Boullosa, Carmen
Cabrera Castro, Emilio
Cruzvillegas, Abraham
de Tavira, Luis
García Bernal, Gael
Giménez Cacho, Daniel
Goded, Maya
Leduc Navarro, Valentina
Leduc, Valentina
López Austin, Alfredo
López Luján, Leonardo
Monge, Emiliano
Navarro, Bertha
Rea, Daniela
Rulfo, Juan Carlos
Stavenhagen, Marina
Tovar, Miguel
Turati, Marcela
Villoro, Juan
Wolffer, Lorena
Aeromoto (colectivo)
Aguilar, Yasnaya
Álvarez, María
Arêchiga, Cesar
Burkhard, Christiane
Calva, Maru
De Cea, Marta
Diaz, Alfonso
Coppel, Carolina
Cordera Rascón, Inti
Cosío, Joaquín
Fondo Semillas
Fuentes Mendoza, Ivonne
Heiblum, Leo
Heredia, Dolores
Hernandez, Macarena
Ibrahim Hakim, Jessica Samara
Kaplan, Luciana
López Aréchiga, César Adolfo
López, Modesto
Marcin, Mauricio
Medina Mora, Katina
Miller, Elisa
Montaño, Pablo
Nettel, Guadalupe
Niembro, Mariana
Petrus Brienen, Jacobus Johannes
Quintana, Vivir
Ríos Almela, María Fernanda
Reyna, Pablo
Roqué, María Inés
Ruedi, Jeronimo
Sarquis, Daiset
Sejenovich, Ivana
Springall, Alejandro
Terrazas, Kyzza
Turner, Tania
González Contreras, Mario e Hilda Hernández Rivera, (padres de Cesar Manuel González Hernández, Normalista desaparecido de Ayotzinapa)
Aguado García de Alba, Mónica
Armengol Niño, Lourdes
Arroyo Pineda, Maria de la Luz
Avendaño, Lucas
Anguiano, Arturo
Barojas Ortuño, Martha Desiree
Barrios el Mastuerzo, Francisco
Barrios Rodríguez, David
Batta Fonseca, Jesús
Bazar Rebelde
Becerra Absalon, Itzel
Belém Huerta Lastra, Matilde
Benavides, Elisa
Benitez Oliva, Alberto
Bernal Ocampo, Sandra Fernanda
Berti, Stefano
Bolio, Roxana
Bosch, Lolita
Briseño, Maria del Carmen
Burgoa, Brenda
Calleja, Max
Cárdenas Pimentel, Cassandra
Carrillo, Alejandra
Castañeda, América
Castellanos, Alicia
Castellanos, Polo
Castellanos, Teresa
Castillo Solis, Perla
Castorena, Lorella
Castro Hernádnez, Enriqueta
Cázares Torres, Jorge
Celeste Cruz Avilés, Sohuame Tlatzonkime
Cervantes Maya, Georgina
Cevallos Rodríguez, Trinidad
Chapa Romero, Ana Celia
Cid Castro, Carolina
Cisneros, Ixchel
Citalán, Antonio
Colin Huizar, Alberto
Cortés Martínez, Gudelia
Colin Huizar, Alberto
De Boni, Ignacio
De Parres Gómez, Francisco
Delgado Wise, Raúl
Díaz Iñigo, Carolina Elizabeth
Díaz, Alfonso
Echenique March, Felipe Ignacio
Eizaga, Safia
Elkisch, Mariana
Eraña, Angeles
Escutia, Sandra
Esteva, Gustavo.
Etchegaray, Juan Carlos
Fautsch Arranz, Marlene
Favela, Mariana
Felício, Erahsto
Ferrer Amarillas, Elena
Fierro Resendiz, León Sedov
Fierro Resendiz, Sashenka
Fiordelisio, Tatiana
Flores Ordóñez, Ramón
Flores Villagómez, Mayvelin
Flores, Ana Lydia
Fong Fierro, Salvador
Fuentes, Andrea
Fuentes, Citlali
Gajá, Servando
Gálvez de Aguinaga, Fernando
Gallaga Hernández, Tania
García Aguilar, C. Lorena
García Ehrenfeld, Claudio
García Sánchez, Nayeli
García Torres, Lilia
García Vigil, María Hortensia
Garibay Marrón, Siria
Giraldo, Ricardo
Gómez González, Erika Olivia
Gómez Rivera, Marìa Magdalena
Gómez, Magdalena
Gómez Suarez, Abigail P.
González Arenas, Luis Alberto
González Aguilar, Mónica
González Baltasar, Julio
González Gómez, Hortensia
González López, Graciela
González, Karla
González, María Mercedes
Gritón, Antonio
Guerrero, Aracelia
Guerrero, Argelia
Guerrero, Arturo
Guerrero, Fabián
Guerrero McManus, Siobhan
Guijosa Hernández, Ernesto
Gutiérrez Luna, Diana Itzu
Guzmán Delgado, Xóchitl
Guzmán Romero, Jorge Adrián
Hansen, Tom
Hernández Alpizar, Javier
Hernández Baños, Blanca
Hernández Crespo, Tania
Hernandez Flores, Bonifacio
Hernández Navarro, Luis
Hernández Ramírez, Tania Paloma
Hernández Reyes, Itzamna Jesús
Hernández Vargas, Humberto
Hernández, Donovan
Hernández, Valeria
Henao Gaviria, Adriana María
Huacuja del Toro, Malú
Inclán, Daniel
Islas Vargas, Maritza
Iturriaga, Ana María
Iturriaga, Enrique
Iturriaga, Josefina
Iturriaga, Susana
Jarquín, Mauro
Jauregui, Gabriela
Javier Trujillo, Francisco
Jimenez, Luis Felipe
Joselevich Aguilar, Camila
Kaplan, Luciana
Katzestein Ferrer, Elena
Kavi, Ernesto
Lechuga Luna, Martha
Ledesma, Araceli
Leija Salas, Alfonso
Lengualerta
León, Paniagua, Livia
Leyva, Cristian
Loeza Limón, Diana
López Castellanos, Nayar
López De Cea, Ana Valentina
López Lujano, Alejandra
López y Rivas, Gilberto
López, Leonel
López, Modesto
Lozada, Mari
Luna Resonante, Yazz
Luz Lopez, Aida
Macías Esparza, Carlos
Macías Esparza, Rubén
Maldonado, Oreandy
Marcial Urbano, Ivonne
Marcos, Sylvia
Maya, Ytzel
Medina Guerrero, Daniel Omar
Medina Romo, Tonantzin
Mejía Aguilar, María de Lourdes, madre de carlos Sinuhé Cuevas Mejía, estudiante asesinado
Mejía Iturriaga, Belzaín
Mejía Iturriaga, Berenice
Mejía, Felix
Mejía, María de Lourdes
Mendoza Jiménez, Florina
Mendoza Pérez, Arbel Ángel
Merino Lubetzky, Alonso
Millán, Margara
Miranda Herrera, Gregorio
Moedano, Maria Guadalupe
Molina Álvarez, Hugo
Molina Zúñiga, Mónica
Mónaco Felipe, Paula
Mozqueda Martínez, Leticia
Muñoz, Adriana
Muñoz, Lucia Joselin
Nava Gómez, Juan Pablo
Navarro Corona, Claudia Ivette
Ochoa, Sarasuadi
Olea Franco, Adolfo
Ortega Erreguerena, Joel
Ortíz Rosales, Sergio Araht
Ortiz, Verónica
Ortuño Vilchis, Matilde
Osorno, Diego
Padierna Jinenez, Pilar
Paredes Coronel, Heriberto
Parra Sosa, Vicente
Peña, Laura
Peralta Casillas, Maria Cristina
Peregrina, Francisco Humberto
Pérez, Martha Alicia
Portillo Elías, Mercedes Adriana
Quintana Rodríguez, Viviana
Quintanar González, Rafael
Radaelli Martinazzo, Sonia
Radilla, Miguel
Ramos Morales, Patricia
Rangel Chabolla, César
Rentería Argelia
Resendiz Flores, Rosa Paulina
Resendiz Flores, Silvia
Revuelta, Gabo
Ríos Sais, Gerardo
Rivera López, Betzabé
Riviello, Bárbara
Rizo García, Marta
Rodríguez, Benita
Rodríguez Contreras, Roberto “Gato”
Rodriguez, Claudia
Rodríguez, Deni
Rodríguez, Luisa Riley
Rojas Bruschetta, Efraín
Romero Gallardo, Raúl
Rose Jameson, Tlazol Celia
Rosset, Peter Chiapas
RS, Cristina
Salgado, Alvaro
Sánchez, Jorge Alonso
Sancosme, Luis Daniel
Sandoval, Claudia
Sandoval Espinosa, Ana
Sandoval Rincón, Alma Esperanza
Sandoval Uhthoff, Ángela
Santiago Santiago, José Jorge
Santos Baca, Andrea
Schmelz Herner, Itala
Segal, Claudia
Segura, Lourdes
Segura, Paulina
Serna Moreno, J. Jesús María
Solorio Sandoval, Israel Felipe
Sohuame Tlatzonkime
Struck King, Juan Manuel
Suárez Rodríguez, Luis David
Tassinari Azcuaga, Aidee
Torres Alamilla, Silvia
Torres Villalvazo, Santos Emanuel
Trejo Muñoz, Rubén
Troncoso, Mariana Lourdes
Trujano Alfaro, Darío Esteban
Uribe Cevallos, Rodrigo
Venegas, Cecilia
Vera Smith, Ana María
Victoria, Maricarmen
Vilchis Avilés, Dara
Villa, Mónica
Villalobos, Juan Pablo
Villegas, Armando
Volovsek, Iván
Welsh, Martha Elena
Wolffer, Lorena
Yébenes, Zenia
Zamora, Bárbara
Zapata Lillo, Paloma
Zepeda Alvarez, Vannya Yocelyn

Asamblea de Defensores del Territorio Maya Múuch’ Xíinbal
Asociación de exploración científica, cultural y recreativa «BRÚJULA ROJA»
Asamblea Nacional de Braceros
Asociación Sindical de Trabajadores del INVI de la Ciudad de México
Batallones Femeninos
Brigada de Salud Zapatista Pantitlán
Brigada Humanitaria de Paz Marabunta
Brigadas Plásticas
Café “Zapata Vive”
Casa del Centro Tijuana
Cátedra Intercultural Carlos Montemayor
Central Unitaria de Trabajadores de México
Centro Comunitario U kúuchil k Ch’i’ibalo’on -territorio maya-
Centro de Derechos de la Mujer de Chiapas
Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas A.C. (Frayba)
Centro de Investigación en Comunicación Comunitaria A.C
Centro de Lengua y Cultura Zoque de Chiapas
Centro Vía Z
CIPOG-EZ-Consejo Indígena Y Popular De Guerrero – Emiliano Zapata
Clinica de Heridas
Colectiva de Mujeres Tejiendo Resistencias
Colectiva Las Sureñas en resistencia y rebeldía
Colectiva Nuestra Alegre Rebeldía en apoyo al CNI y CIG Cuernavaca Morelos
Colectivo Aequus Promoción y defensa de Derechos Humanos
Colectivo Autogestión Libertaria
Colectivo Cuaderno Común
Colectivo de Ilusionistas Sociales
Colectivo de Profes en la Sexta
Colectivo de Psicoanalistas PSIQUEREMOS
Colectivo el Hormiguero
Colectivo La Ceiba
Colectivo La Oveja Roja
Colectivo LOCUS, México
Colectivo Lo de Menos
Colectivo lxs Hijxs del Maíz Pinto
Colectivo Mujeres Tierra AC De Mexicali BC
Colectivo Odontología Comunitaria Sembrando Sonrisas
Colectivo La Oveja Roja
Colectivo Paso Doble en Apoyo al Congreso Nacional Indígena – Concejo Indígena de Gobierno
Colectivo Rural Urbano Asociaçao Oeste (Diadema)
Colectivo Rural Urbano Solidaridad Orgánica
Colectivo Tierra y Libertad
Colectivo Transdisciplinario de Investigaciones Críticas.
Colectivo Zapatista Neza
Comité Estudiantil Metropolitano (CEM)
Comité Promotor Todos Unidos Contra el Nuevo Aeropuerto Internacional de la Ciudad de México (NAICM)
Comunidad Circular AC de Ensenada BC.
Comunidad Indígena Otomí residentes en la CDMX
Cooperativa Hierba Crecida
Cooperativa Tlapaltik
Coordinación de Familiares de Estudiantes Víctimas de la Violencia
Defensores de Tierra y Agua, municipio de Juan C. Bonilla
Desde las Nubes
EcoRed Feminista La Lechuza Buza
Editorial En cortito que’ s pa’ largo
Ediciones del Espejo Somos
El Bordado de Ramona
Enlace Civil
Escuelita Autónoma Otomí
Espacio de Lucha contra el Olvido y la Represión (ELCOR)
Etcétera Errante
Fémina Fatal
Frente de Trabajador@s por el Derecho a la Salud y a la Seguridad Social
Frente del Pueblo Resistencia Organizada, FPRO
Fuerzas Unidas por Nuestros Desaparecidos (as) en Nuevo León
Grietas en el Muro
Grupo de Acompañamiento Político a la familia de Lesvy Berlín Rivera Osorio
Grupo de Teatro «Los Zurdos»
Guardianas y Guardianes del Río Metlapanapa, pueblos de Ometoxtla, Coronango, Almoloya, Nextetelco, Texintla, Xoxtla, Zacatepec y Cuanalá México
Instituto Cultural Autónomo Rubén Jaramillo Ménez (Morelos)
La Bisagra TV
La red del oriente del Estado de México. Resistencia y rebeldía
La Voladora Radio
La Voz del Anáhuac / Trabajadores y Revolución
Laboratorio Popular de Medios Libres
Manu Mayeg A.C
Médicos del Mundo Suiza, Misión México
Mexican Sound
Mexicali Resiste
Meza de Café Zapatista UAM-Iztapalapa
Movimiento al Socialismo, Sección mexicana de la Unidad Internacional de las y los Trabajadores-Cuarta Internacional
Movimiento de Aspirantes Excluidos de la Educación Superior (MAES)
Movimiento Democracia Directa (MDD)
Mujeres que luchan CDMX
Mujeres que Luchan Jrz
Mujeres que Luchan, Resisten y se Organizan
Mujeres y la Sexta
Nodo de Derechos Humanos
Noticias de abajo y Laboratorio Popular de Medios Libres
Nueva Central de Trabajadores
Obeja Negra
Organización Nacional del Poder Popular-PRP
Organización Popular Francisco Villa de Izquierda Independiente
Panteón Rococó
Participantes CompArte “Báilate otro mundo”:
Partido de los Comunistas
Partido Revolucionario del Pueblo
Patrulla Roja
Plantón por los 43 de la ciudad de México
Poesía y Canto
Promotores Culturales ReintegrArte
Proyecto Libre: Educación y Autonomía
Radio Zapote
Red de Apoyo Iztapalapa Sexta (RAIS)
Red de feminismos descoloniales
Red de Mujeres “Porque Acordamos Vivir”
Red de Rebeldía y Resistrenzas
Red de Resistencia y Rebeldía Altas Montañas
Red de Resistencia y Rebeldía de Acámbaro
Red de Resistencia y Rebeldía Jo’
Red de Resistencia y Rebeldía región Este de Guanajuato de Resistencia y Disidencia Sexual y de Género
Red Universitaria Anticapitalista
Regeneración Radio
Residentes de la Honorable Casa Nacional del Estudiante
Resistencias Enlazando Dignidad – Movimiento y Corazón Zapatista
Revista FLUIR
Sector de Trabajadores Adherentes a la Sexta Declaración
Sexta Teatrito Mérida
Shakti ArtEscena S.C.
Sindicato de Trabajadores Académicos de la Universidad Autónoma Chapingo (STAUACh)
Sindicato Mexicano de Electricistas
Skaffo LaFaro
Surco Informativo
Tejiendo Organización Revolucionaria (TOR)
Tlanezi Calli (Casa del Amanecer)
Unión Popular Apizaquence Democrática e Independiente (Upadi)
Universidad de la Tierra-CIDECI, México
Universidad de la Tierra (Oaxaca)
UPREZ Benito Juárez
Urdimbre audivisual
Voces del Viento
Yoloxóchitl-Flor del corazón. Espacio para la salud comunitaria
Zapateando Medios Libres
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN Aguascalientes
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN Ciudad de México
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN Colima
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN Guadalajara
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN Hidalgo
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN La Laguna
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN León
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN Mazatlán
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN Morelia
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN Nuevo León
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN Puebla
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN Querétaro
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN San Luis Potosí
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN Sinaloa
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN Tlaxcala
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN Tijuana
Equipo de Apoyo a la Comisión Sexta del EZLN Zacatecas

Desde las montañas del Sureste Mexicano.
Por las mujeres, hombres, otroas, niñ@s y ancian@s del
Ejército Zapatista de Liberación Nacional:

Comandante Don Pablo Contreras y Subcomandante Insurgente Moisés.
México.

Se volete firmare e aderire scrivete a firmasporlavida@ezln.org.mx

 

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