Comunicato assemblea antimilitarista di Milano del 9-11-2021

Comunicato dell’assemblea antimilitarista.

L’assemblea antimilitarista riunita il 9 ottobre a Milano ha visto una
buona partecipazione di decine di compagni e compagne da diverse
località. Numerosi interventi hanno analizzato le varie sfaccettature
del militarismo nostrano e non solo. Da tutt* è uscita la volontà di
avviare una campagna antimilitarista di ampio respiro e che sappia unire
momenti a carattere nazionale e interventi capillari sui territori.
È stata espressa soddisfazione per l’assunzione da parte del
sindacalismo di base della tematica antimilitarista all’interno della
piattaforma dello sciopero del 11 ottobre, frutto anche delle prese di
posizione in questo senso promosse da diverse delle realtà presenti oggi.
Come punti qualificanti della campagna si individuano:
– lotta per il completo ritiro delle missioni militari all’estero;
– boicottaggio attivo dell’Industria bellica per arrivare alla sua
completa riconversione a uso civile;
– mobilitazione contro tutte le forme di militarizzazione dei territori:
dalle basi militari alla presenza dei militari nelle strade delle nostre
città, dei poligoni fino alla blindatura dei confini e dei mari contro
chi migra dal suo paese;
– denuncia delle spese militari quali risorse di tutt* sottratte ai
servizi sociali come sanità, scuola, trasporti, ecc.
– lotta contro gli interessi delle multinazionali italiane, in primis
l’ENI, che di fatto dettano al governo l’agenda delle missioni militari
all’estero;
– lotta contro le devastazioni ambientali causate dagli eserciti e dalle
multinazionali da essi protette, e per creare intersezioni fra i
movimenti ecologisti dal basso e l’antimilitarismo;
– contrasto alla crescente propaganda militarista nelle scuole e ai
sempre più forti legami fra l’industria militare e l’Università;
– denuncia dell’intima correlazione fra la violenza sessista e
patriarcale e la logica militarista.

Su questi contenuti si decide di darsi i primi appuntamenti di
mobilitazione:
– iniziative diffuse sui territori il 4 novembre, festa delle forze armate;
– corteo a Torino il 20 novembre contro la mostra mercato internazionale
dell’industria aerospaziale bellica e azioni di contrasto durante la
mostra stessa che si svolgerà fra il 30 novembre e il 2 dicembre.
Mobilitazione che a partire dalla contestazione alla mostra sappia
allargarsi a tutti i punti della campagna.
L’assemblea accoglie la proposta di costruire un percorso per una
campagna nazionale contro l’ ENI che veda anche una manifestazione
nazionale nei primi mesi del prossimo anno nel territorio milanese.
Ritiene significativo l’impegno per sottolineare il legame fra
militarismo e sessismo in tutte le iniziative legate alla lotta contro
la violenza di genere, comprese quelle che si svolgeranno nelle giornate
di fine novembre.
La volontà è quella di rilanciare una nuova assemblea nazionale a inizio
anno per continuare la mobilitazione.

Contro tutti gli eserciti, contro tutte le guerre, inceppiamo gli
ingranaggi del militarismo!

Le compagne e i compagni dell’assemblea antimilitarista riunita a Milano
il 9 ottobre 2021.

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Genova 2001. Documento della FAS, estate 2001.

 

Il documento completo a questo link:

Il gioco si fa serio

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1° MAGGIO ANARCHICO E INTERNAZIONALISTA

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COMUNICATO DELLA FEDERAZIONE ANARCHICA SICILIANA

25 aprile 2021

FACCIAMO I PARTIGIANI QUA.

La liberazione non è stata solo nel Continente, anche la Sicilia ha dato, con le sue donne e suoi uomini, un contributo non indifferente sia nelle formazioni partigiane del centro-nord che nella stessa Isola.

Ancora prima della lotta partigiana, l’impegno nella lotta antifascista in Sicilia negli anni ’20, ’30 e ’40 è stato notevole. Iniziative difficili ma coraggiose, che vanno dalla costituzione degli Arditi del Popolo ai numerosi episodi di fronteggiamento dello squadrismo, dai tentativi insurrezionali degli anni Trenta alle sommosse popolari subito dopo la caduta del Regime e prima della nascita della Repubblica.

Lo testimoniano le rivolte antitedesche verificatesi in molti comuni siciliani e le sommosse, spesso armate, scoppiate in tutto il territorio, la più significativa delle quali è stata quella del “Non si parte” contro il richiamo alle armi avviato dal governo monarchico del Regno del Sud nel dicembre 1944, con le Repubbliche popolari sorte in alcuni paesi come Comiso, Piana degli Albanesi, Naro… quando in alcune zone si rispose: “fari u partigianu cca!”

Una Sicilia da sempre sfruttata e svilita prima dalla Monarchia e dal Fascismo e poi tradita dalla Repubblica Democratica, schiacciata dal tallone di ferro dello scelbismo e da quello mafioso; ma una Sicilia antifascista e proletaria che non si è mai tirata indietro.

In questa terra afflitta dall’emigrazione, da un’industrializzazione che ha prodotto una profonda devastazione ambientale, accompagnata da una costante militarizzazione, con una classe dirigente di ieri e di oggi che continua la sua opera parassitaria e mafiosa di gestione dell’esistente. In questo periodo di sindemia in cui viviamo sulla nostra pelle il fallimento del modello capitalista, fatto di sofferenza e morte, e di sopravvivenza per pochi privilegiati: è urgente riannodare i fili di una resistenza che parta dai contesti locali per rilanciare la lotta di liberazione sociale che ci emancipi da un destino che vorrebbero già scritto.

Federazione Anarchica Siciliana

fas.corrispondenza@inventati.org

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il nostro primo maggio a Ragusa

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GLI ARDITI DEL POPOLO A PALERMO

GLI ARDITI DEL POPOLO A PALERMO

Una targa affissa il 24 aprile scorso nel luogo dov’era la Camera del Lavoro sindacalista di via Lungarini, in cui si riunivano nel 1921 gli anarchici e i repubblicani rivoluzionari di Palermo, intende ricordare i 100 anni dal primo episodio di lotta armata al fascismo in quella città.

Nel Luglio di quell’anno, il fascismo in Sicilia era ancora debole (il mese dopo, anche tra le file della destra nazionalista, c’era chi scommetteva sulla sua imminente scomparsa) e alla ricerca di popolarità. Ancor più a Palermo, dove uno scossone bene assestato avrebbe potuto mandarlo all’aria. Da qualche mese, unitamente ai nazionalisti, in concomitanza con le elezioni politiche di Maggio, aveva iniziato a Palermo una campagna contro il caroviveri, che non ebbe particolare successo anche perché si limitava all’autoriduzione della spesa nei piccoli esercizi. Passò quindi, come in altre parti dell’Isola, alle aggressioni e alle insolenze squadristiche nei confronti dei militanti dei gruppi politici di sinistra. Alla vigilia del 1° maggio arrecò un duro colpo alle organizzazioni proletarie distruggendo la sede della F.I.O.M., contigua alla Camera del lavoro di via Lungarini. I fascisti, nonostante la presenza delle Guardie Regie, riuscirono a penetrare dal balcone e la incendiarono: la sindacalista socialista Maria Giudice ed una figlia, che ne erano ospiti, si salvarono calandosi in strada con delle lenzuola. Alcuni dei fascisti in fuga vennero tuttavia intercettati, bastonati dagli operai e consegnati alla polizia. L’indomani 1° maggio seguirono altri scontri che portarono all’arresto di quattro operai e allo sciopero generale che, il 2 maggio, paralizzò la città. Il 24 maggio c’era stato un altro tentativo di irruzione all’università, prontamente respinto dagli studenti comunisti. I fascisti avevano perciò ripiegato sui pubblici ritrovi dove emettevano grida, cantavano inni, imponevano alle orchestre di suonare Giovinezza, ecc… Chi protestava veniva malmenato. Il primo a farne le spese era stato un comunista, Romeo Castellana, che tuttavia, difendendosi a pugni e botte contro le rivoltelle puntategli contro, era riuscito da solo a mettere in fuga i suoi assalitori. L’episodio venne commentato dall’Artigliere (alias Paolo Schicchi) sul “Vespro Anarchico” del 20 agosto (che si pubblicò in ritardo per la carcerazione subita dal redattore responsabile, Gabriele Pappalardo, di cui diremo). L’Artigliere invitava i giovani comunisti di Palermo a collaborare con le forze antifasciste per organizzare gli “Arditi del popolo” anche a Palermo, come si stava facendo in altre città d’Italia e dell’Isola, “ma a condizione ch’essi siano l’espressione di tutto il proletariato in armi, i soldati della rivoluzione sociale, l’avanguardia di tutti i ribelli e non mai i giannizzeri d’una despotia orientale, i mammalucchi d’una dittatura militaresca, i cosacchi d’un conte di Culagna in sessantaquattresimo, i poliziotti di una fazione rossa”: come si espresse nel suo linguaggio immaginifico. “Persuadetevi una buona volta – continuava – che la rivoluzione sociale non sarà possibile se tutte le forze proletarie veramente ribelli non combatteranno unite”.

Nello stesso numero del giornale si dava conto di quanto nel frattempo era accaduto. Su proposta del gruppo anarchico palermitano, il 22 luglio era stata deliberata dai comunisti, nella Camera del Lavoro di via Maestri d’Acqua, da loro egemonizzata, la nascita di tre squadre d’azione, prima fase per la successiva costituzione della sezione degli “Arditi del popolo” (o “Arditi Rossi” – che però erano tutt’altra cosa – come titolava il giornale). Il 25 luglio vi era stato un primo scontro a fuoco in Piazza Alberigo Gentile, in seguito al quale due fascisti erano rimasti feriti. Così Paolo Schiccchi racconta l’episodio: “Un manipolo di giovani, di giovani ferventi d’ideali, non di criminali stipendiati, pensò di difendere e di difendersi (…), si costituì in numerosa legione, non per provocare ma per difendersi (…) Aveva affrontato i fascisti e li aveva messi in fuga come tante carogne a bastonate ed a sputacchiate. Vi furono dei feriti. L’indomani sera, dopo il conflitto di Piazza Alberigo Gentile, la P.S. circondò la Camera del lavoro. Quando i giovani entrarono, fece largo e li lasciò passare indisturbati; ma all’uscita tese loro l’imboscata, l’accerchiò (erano una ventina) e li portò in questura. Dopo perquisitili ed interrogatili, ne rilasciò una parte trattenendo i caporioni. Il compagno Gabriele Pappalardo, redattore responsabile del nostro giornale, venne arrestato dopo, da solo, mentre si avviava verso la Camera del Lavoro. Portato in questura e perquisito con esito negativo, fu ciò nonostante trattenuto e l’indomani tradotto in carcere (…) L’indomani dell’arresto del compagno Pappalado, gli fu perquisita la casa, pur con esito negativo. Ma il corpo del reato doveva trovarsi ad ogni costo: i libri. Fra questi ve n’era uno da me dedicato a lui in occasione delle sue nozze: Così parlò Zarathustra di Federico Nietzsche. Il reato c’era: il libro (…) La pubblica sicurezza lavorò quattro intere giornate per formulare l’accusa: i giovani Pappalardo, Drago, Corallo, Sturiani, Albegiani, Fardella, Librizzi (padre e figlio), Maramanni sono imputati, secondo la P.S., di mancato omicidio in persona dell’ex tenente Corrao, e per la magistratura inoltre per lesione reciproca con i fascisti (…) Alla questura importava, pur sapendo che verso gli arrestati non c’era luogo a procedere, di arrestarli, per incarcerarli e distruggere il movimento iniziato, e far subire loro un po’ di carcere preventivo”.

Anche Gladiator (alias Gaspare Cannone), in una corrispondenza inviata a “Umanità Nova” il 9 settembre, riteneva che il questore di Palermo stesse usando come pretesto lo scontro con i fascisti “per togliere dalla circolazione coloro che già da parecchio tempo sono presi di mira” a causa dello sviluppo considerevole che “a Palermo, il movimento sovversivo, da alcun tempo in qua prendeva (…) e la pubblicazione dei numeri del Vespro Anarchico molto vi contribuiva”. La polizia, in particolare, se l’era presa con Gabriele Pappalardo “nella sua qualità d’indomito difensore della classe dei sarti”, di cui aveva recentemente condotto uno sciopero vittorioso, e gerente del “Vespro Anarchico”, e contro “il giovane mutilato di guerra ex tenente Albiggiani (…) puro repubblicano”.

Le carte della Questura di Palermo, che riceveva notizie “confidenziali” dettagliate dall’interno della stessa Camera del Lavoro di Via Maestri d’Acqua, e le ricerche di Giuseppe Micciché, Marco Rossi ed Eros Francescangeli, rendono il quadro un po’ più complicato.

L’idea di costituire squadre di “Arditi del popolo” era venuta paradossalmente, fin dal 1° giugno, ai socialisti palermitani, che avevano pensato di far venire in Sicilia l’onorevole Mingrino, uno degli esponenti nazionali dell’organizzazione. Ma poi vi avevano rinunciato, essendo il partito socialista impegnato nella stesura del patto di pacificazione coi fascisti che sarà in vigore dal 3 agosto. Erano stati quindi gli anarchici a sponsorizzarla, trovando nei giovani comunisti un terreno favorevole, specialmente dopo che Antonio Gramsci, sull’ “Ordine Nuovo” del 15 luglio e dei giorni successivi – superando le diffidenze della direzione bordighista del partito -, si era mostrato possibilista nei confronti della nuova organizzazione. Il 17 e il 22 luglio i comunisti tennero sull’argomento due riunioni consecutive – i cui verbali furono successivamente sequestrati dalla polizia – dove si affrontarono tre linee divergenti, quella di Simone Fardella (favorevole alla costituzione degli “Arditi del popolo”); quella di Gaetano Canino (che proponeva di “infiltrarsi” nel movimento per trascinarlo su posizioni comuniste); e quella del segretario della sezione Filippo Greco che rimaneva legato alla linea ufficiale bordighista: si sarebbero dovute costituire “squadre d’azione” esclusivamente fra i comunisti. Alla fine, si trovò una formula di compromesso (“costituire le squadre d’azione comuniste; non ostacolare né disinteressarsi della istituzione degli Arditi del Popolo”) e s’indisse una riunione per lunedì 25 luglio per la definitiva costituzione delle squadre. Dei 95 tesserati che contava il Partito a Palermo, se ne presentarono alla riunione del 25 luglio, alle ore 20, circa la metà. A questi si aggiunsero i rappresentanti dei gruppi anarchici e repubblicani, che si era deciso d’invitare dopo le manifestazioni di protesta inscenate dai fascisti nel fine settimana a seguito dei fatti di Sarzana del 21 luglio, che, mentre da un lato avevano galvanizzato le forze popolari, dall’altro lasciavano presagire una recrudescenza di assalti alle sedi operaie. Dopo gli interventi, nell’ordine, di Filippo Greco, Simone Fardella, Angelo Drago, Gabriele Pappalardo, Gioacchino Di Liberto, Placido Corallo e Calogero Librizzi, fu decisa la costituzione degli “Arditi del Popolo”, “imitanto, in tal modo, ciò che si è fatto in diverse città del continente – si legge nella relazione trasmessa dal questore al prefetto di Palermo il 26 luglio -. Tali Arditi del Popolo sarebbero divisi in tre squadre dirette, ciascuna, da un comandante e da un sotto comandante. Ad incitamento del Fardella stabilirono di far guerra senza quartiere ai fascisti ed alla borghesia. Alla fine fecero qualche evoluzione nei corridoi della Camera del Lavoro, dopo di che si sciolsero allontanandosi a piccoli gruppi. Ma successivamente, sempre alla spicciolata, pervennero in circa trenta in Via Libertà, all’altezza di Via Notarbartolo, dove si riunirono dirigendosi verso la Piazza Alberico Gentile. Quivi poco dopo convennero pure piccoli gruppi di fascisti, come nelle sere precedenti: allora i comunisti, notato il movimento, si appiattarono dietro gli alberi in prossimità della via Cantieri, ciò che fu rilevato dai fascisti. I due gruppi allora impegnarono una violenta brevissima mischia, durante la quale furono esplosi dei colpi di arma da fuoco. Con l’immediato intervento della Forza Pubblica i rissanti si sbandarono e non fu possibile raggiungerli. Rimasero feriti i fascisti Corrado Achille, ex tenente degli Arditi, che riportò lesione di arma da fuoco alla spalla destra guaribile in giorni dieci e lo studente Dragotto Angelo di Carmelo, di anni 18, che riportò ferita lacero contusa alla regione parietale destra guaribile in giorni otto. Ignorasi se vi sia qualche altro ferito”. Il “Giornale di Sicilia”, che nel numero del 26-27 luglio dava notizia della costituzione del “primo gruppo degli Arditi del Popolo”, riportava anche che il conflitto, avvenuto alle 23, aveva prodotto quattro feriti tra i fascisti (ne verrà individuato solo un altro, Antonio Di Marco) ed uno tra i comunisti.

Il 26 luglio, alle 13, per rappresaglia, i fascisti (una ventina secondo la Questura) tentarono di assaltare la Camera del Lavoro di via Maestri d’Acqua (ironia della sorte: proprio mentre gli organismi direttivi delle due Camere del Lavoro, quella confederale di via Lungarini e quella di via Maestri d’Acqua, emanavano un comunicato in cui sconfessavano l’azione violenta del giorno prima), ma vennero “allontanati” dalla polizia (i fascisti che venivano “fermati” in quel periodo erano subito rilasciati a piede libero).

Per organizzare un’ulteriore risposta da parte delle forze di sinistra venne indetta d’urgenza una nuova riunione, quella sera stessa, alla fine della quale saranno arrestati dalla polizia e deferiti, il 29 luglio, all’Autorità Giudiziaria: “Fardella Simone, fu Paolo, agente postale, comunista; Pappalardo Gabriele fu Antonio, sarto, anarchico, Albeggiani Arturo di Giovanni, studente, repubblicano; Drago Angelo di Mariano, agente postale, comunista; Corallo Placido, fu Francesco, elettricista, comunista; Librizzi Calogero di Leopoldo, comunista; Rosciglione Antonio di Salvatore, disoccupato, comunista; Sturiano Giuseppe fu Sebastiano, avventizio presso la Delegazione del Tesoro, comunista; Maramaldo Giuseppe, fu Onofrio, venditore ambulante, comunista”. Il presidente del Consiglio Bonomi e il Guardasigilli Rodinò davano intanto agli organi periferici dello Stato e alla Magistratura precise istruzioni per reprimere e tenere in carcere il più a lungo possibile gli “Arditi del Popolo”; vi aggiungeranno il D.L. del 2 ottobre (“Proibizione dei corpi armati”) e la Circolare del 21 dicembre 1921 in cui ne ordinavano lo scioglimento. La sezione palermitana degli “Arditi del Popolo”, appena costituita, subiva per di più il boicottaggio del nuovo comitato esecutivo del partito comunista, diffidato a far ciò dalla dirigenza nazionale (conscia delle difficoltà che incontrava ogni suo tentativo di egemonia), seguita a ruota dai vertici dei socialisti terzinternazionalisti e dei repubblicani. Senza l’apporto dei comunisti, e con i suoi maggiori sostenitori in carcere o  perseguitati e minacciati di arresto, la sezione palermitana si sciolse da sé, a differenza di alcune sezioni della Sicilia orientale, animate perloppiù da libertari, come quella di Catania che giunse ad avere 400 componenti e durò, tra le più longeve in Italia, fino all’ottobre 1922.

Gli arrestati palermitani del 26 luglio vennero rilasciati il 26 ottobre, dopo tre mesi di carcere preventivo, per insufficienza di indizi. “Prima di lasciare il carcere – scrive il “Vespro Anarchico” del 6 novembre – i liberati furono fatti segno ad una grande ovazione da parte dei detenuti, memori delle difese che i nostri compagni prestarono in loro favore contro gli abusi degli aguzzini”. Tra questi ultimi vi erano altri due anarchici, arrestati mesi prima, Joe Russo, detto l’”Unico” e Gaetano Marino di Salemi. La redazione del “Vespro Anarchico” aveva attivato per l’occasione un comitato siciliano “pro-vittime politiche” (del fascismo), il primo del genere, di cui si occupò personalmente Gabriele Pappalardo, non appena uscito dal carcere.

Natale Musarra

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Per i 100 anni di Franco Leggio: una video conferenza

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Emilia, anarchica mapuche, assassinata in Cile

Anarchist News Agency / GHC Translation
All’alba di martedì scorso, a Panguipulli, nella regione di Los Ríos, in Cile, è stata assassinata la lamgnen (donna mapuche) Emilia Milén Herrera, conosciuta come Bau, 25 anni, attivista vegana, animalista, anarchica, difensore della terra e dei suoi abitanti, in Lof Llazkawe (territorio Mapuche in ripresa). Emilia (Bau) è stata colpita da una pallottola alla testa sparata da guardie private, uomini armati assunti dal condominio Riñihue, responsabilità dell’imprenditore Manuel García.
Riproduciamo il comunicato ufficiale della comunità:
“17 febbraio 2021, Panguipulli, Desagüe Riñiwe. Come Lof Llazcawe vogliamo denunciare che ieri (16/02/2021), quasi a mezzanotte, il nostro lamnien Emilia, detto Bau, è stato ucciso dalle guardie, sicari assoldati, assunti dal condominio Riñimapu. È caduto a causa di un colpo di proiettile in fronte, compiuto dai malviventi ingaggiati dal condominio, che in quel momento stavano espellendo alcuni camper che si trovavano sul posto e che chiedevano aiuto a Lof di fronte alla minaccia di questi teppisti.
Da segnalare che il condominio aveva già attivato nel pomeriggio le forze di polizia repressive per espellere questi camper, e che sono stati loro, guardie e carabinieri, ad autorizzarne la permanenza nel luogo. Ecco perché i nostri peñi e lamnien si sono avvicinati chiedendo loro di rispettare quanto concordato in precedenza con i campeggiatori, ma in quel momento le guardie hanno colto l’occasione per sparare direttamente ai nostri lamnien e peñi, e la nostra cara Emilia è caduta.
Condanniamo pubblicamente questi sicari inviati da Manuel García, che rappresenta il condominio e che incolpiamo per questo cattivo atto. Ancora una volta la nostra terra, il nostro mapu riceve un giovane weichafe, un essere bello e gentile, protettore del mapu fino al suo ultimo respiro, una sorella che ha messo la sua vita in difesa del nostro Ñuke mapu. Chaw ngenechen ti dà il benvenuto insieme al nostro weichafe caduto nel nostro wenu mapu, e da lì ti alzi come un altro spirito guerriero del nostro popolo.
Chiediamo che i colpevoli di aver messo le armi nelle mani di criminali siano ritenuti responsabili dell’omicidio del nostro caro e amato Lamnien Emilia.
Giustizia per Emilia!
Se uno cade, dieci si alzano ”.
Küme rupu, lamgnen. Bel modo, sorella.

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Pippo Gurrieri assolto in appello

PIPPO GURRIERI ASSOLTO IN APPELLO
Il compagno Pippo Gurrieri è stato assolto nel processo di appello richiesto dalla difesa (avv. Paola Ottaviano) in seguito alla condanna a 6 mesi di reclusione più il pagamento delle spese processuali, relativamente al reato di “offesa all’onore e al prestigio dei pubblici ufficiali in servizio”, durante il Trekking NO MUOS del 21 agosto 2016.
In quell’occasione vennero denunciati 24 tra compagne e compagni, accusati di reati vari: dall’avere organizzato una manifestazione non autorizzata, al danneggiamento delle recinzioni della base USA, dall’aver ostacolato il riconoscimento dei “danneggiatori”, al travisamento, e, infine Pippo, per aver mostrato il sedere ad alcuni operatori (poi rivelatisi) di polizia, esclamando: “Arripigghia chistu!”.
A conclusione del dibattimento, il 16 gennaio 2020, tutti gli imputati erano stati assolti, eccetto Gurrieri, assolto per altri due reati contestati, ma non per l’affronto del sedere. Evidentemente era il “prescelto” a fungere da vittima sacrificale per quella giornata di lotta NO MUOS trascorsa passeggiando in Sughereta, il cui lungo processo stava per concludersi in un nulla di fatto.
La Corte d’Appello di Caltanissetta, le cui motivazioni saranno rese note tra trenta giorni, il 17 febbraio ha ritenuto che “il fatto non costituisce reato”, assolvendo Pippo dalla condanna ricevuta in primo grado.
Incassiamo questo risultato positivo, e continuiamo la lotta contro il MUOStro di Niscemi.

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Comunicato della Commissione di Relazioni dell’Internazionale di Federazioni Anarchiche

Solidarietà internazionalista contro la stretta autoritaria globale

La pandemia globale e le sue conseguenze gravano sulla classe lavoratrice. È quella sfruttata e oppressa la parte della popolazione mondiale più colpita dalla pandemia e allo stesso tempo quella più impegnata nel proteggere la salute di tutti. Il sistema statale e capitalista sta ora mostrando più chiaramente le proprie falle e contraddizioni. L’accelerazione dei processi autoritari in atto a livello globale punta a difendere il potere, il privilegio e il profitto delle classi dominanti.

In varie regioni del mondo osserviamo il drastico peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di centinaia di milioni di persone. L’accaparramento di risorse naturali continua, e beni essenziali come terra e acqua sono sempre più concentrati nelle mani di grandi proprietari. Poche grandi compagnie di diversi settori come e-commerce, tecnologia, media, industria farmaceutica, grande distribuzione e industria dell’auto hanno prosperato durante la pandemia, guadagnando centinaia di miliardi di dollari.

In molti paesi del mondo cresce la spesa bellica, le tensioni militari tra gli stati aumentano, accompagnate dalla propaganda razzista, nazionalista, fascista. Molti governi stanno rafforzando il proprio apparato di sicurezza sia esercitando maggiore controllo e repressione sulla popolazione sia estendendo i poteri dei corpi di polizia. Intanto la popolazione segregata, nella striscia di Gaza come nei ghetti delle metropoli, a Lesvos e nei campi di detenzione per migranti come nelle carceri di tutto il mondo, vive questa crisi in condizioni di totale deprivazione.

Spesso le misure per prevenire la diffusione del coronavirus vengono utilizzate dai governi per colpire i movimenti di lotta. Ma in ogni angolo del mondo ci sono forme di resistenza, movimenti di lotta che in alcuni casi non solo resistono ai processi autoritari in atto, ma provano a far nascere un’alternativa. Siamo con coloro che si sollevano contro il razzismo e la polizia negli USA, contro le squadre speciali della polizia in Nigeria, contro un nuovo stato di polizia in Francia, con chi si rivolta in Cile contro lo Stato militarista neoliberale e la violenza genocida utilizzata per reprimere la popolazione Mapuche. Siamo con chi lotta per la libertà e l’uguaglianza contro la dittatura in Turchia e in Bielorussia, così come contro i regimi autoritari in Tahilandia e in Indonesia.

In molti casi il movimento anarchico è parte attiva di queste lotte. In varie aree del mondo del mondo le anarchiche e gli anarchici sono impegnati quotidianamente, difendendo spazi di libertà, sostenendo lavorator* in sciopero, costruendo di reti solidali e di mutuo appoggio per far fronte all’impoverimento, alla violenza di genere, all’inaccessibilità dei dispositivi di protezione e dei trattamenti medici.

Ora più che mai è urgente rafforzare la dimensione internazionalista dell’anarchismo, per far fronte ai processi autoritari in atto, per rilanciare una prospettiva rivoluzionaria in un mondo che lo Stato e il capitalismo hanno portato al collasso.

La Commissione di Relazioni dell’INTERNAZIONALE DI FEDERAZIONI ANARCHICHE (IAF/IFA) – 16 Gennaio 2021

www.i-f-a.org

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