NO AL 41 BIS PER ALFREDO COSPITO!

(versione pdf della locandina)

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12/15 dicembre 1969 – 2022. Ieri come oggi… lo Stato contro gli anarchici (Comunicato)

A 53 anni dalla Strage di Piazza Fontana e dalla Morte di Giuseppe Pinelli, siamo investiti da una guerra nel cuore dell’Europa che sta cambiando le nostre vite e sta modificando la nostra esistenza.

Nel 1969 lo Stato Italiano decise di fare la guerra ai propri cittadini attaccando una società in fermento che voleva cambiare e sovvertire l’ordine costituito basato sulla violenza della polizia, l’imperio padronale, la cultura patriarcale e misogina; lo Stato reagì con la Strategia della Tensione, un vero e proprio conflitto a bassa intensità che procurò non pochi lutti al nostro Paese.

Punta di lancia di questo attacco furono gli apparati militari militari nord-atlantici e italiani, i servizi segreti con i gruppi neofascisti e neonazisti usati come provocatori e terroristi.

Eravamo nell’Europa divisa dai blocchi e, secondo una lettura parziale e di comodo, si doveva contrastare la minaccia sovietica ed un ipotetico governo delle sinistre.

In realtà l’obiettivo era quell’Italia in tumulto dove migliaia e migliaia di persone comuni volevano conquistare un futuro fatto di libertà ed eguaglianza.

Operai e contadini che non sopportavano più la schiavitù del lavoro salariato, studenti che volevano costruire nuovi saperi, donne e uomini che desideravano una quotidianità che rappresentasse un continuo divenire e non più il grigiore di un esistenza incolore.

In questo contesto gli Anarchici svolgevamo un ruolo non indifferente di minoranza agente per una insubordinazione presente ed una insurrezione annunciata, e quindi andavamo colpiti mortalmente dalle forze della restaurazione reazionaria. Venimmo accusati della strage di Piazza Fontana, e Pinelli fu scaraventato dal quarto piano della questura di Milano. Ma lo Stato non ci uccise, anzi si sviluppò un movimento di opposizione sociale che attraverserà e stravolgerà il paese per diversi anni, ponendo la Rivoluzione all’ordine del giorno.

Oggi con un Paese profondamente trasformato, con una società impoverita e distrutta da una classe dirigente sempre più autoreferenziale, ed un governo composto dai sodali ed eredi degli stragisti di Piazza Fontana, si attaccano nuovamente gli anarchici colpendoli e tentando di annientare con il 41Bis e con l’ergastolo i compagnie le compagne in galera e la voglia di libertà e di Anarchia che si esprime nelle piazze e nelle strade delle città d’Italia e del mondo.

Nel nome di Pino Pinelli e di tutte le vittime della repressione statale, siamo solidali con Alfredo Cospito e Anna Beniamino, in sciopero della fame contro l’accanimento giudiziario che, colpendo loro vuole annientare il movimento anarchico e sottomettere ogni volontà di cambiamento sociale presente nella società.

Federazione Anarchica Siciliana

fas.corrispondenza@inventati.org – 12-12-2022

(versione pdf del comunicato)

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34 anni di reclusione ai No Muos (Comunicato del Movimento No MUOS)

“Il 3 novembre il tribunale di Gela ha emesso una sentenza di primo grado per 17 compagnə del movimento NoMUOS, condannandolə a due anni di reclusione ciascuno, per un totale di 34 anni di reclusione.

I fatti imputati risalgono al 1° marzo 2014, data in cui un corteo violava le prescrizioni della questura per attraversare quel pezzo di territorio da troppo tempo ormai sottratto per gli interessi militari USA. Quella manifestazione rispondeva alla costruzione del MUOS, che si era recentemente ultimata con due anni di ritardo rispetto ai piani della US Navy; ritardo possibile solo grazie alla resistenza del movimento che, senza risparmiarsi, ha bloccato l’avanzamento dei lavori contrapponendo i propri stessi corpi davanti ai mezzi militari e degli operai.

In quella giornata quindi, con rabbia e determinazione, il movimento ha attraversato contrada Ulmo e le zone limitrofe la base, senza lasciarsi ostacolare dalle prescrizioni e dal dispiegamento delle forze dell’ordine.
Il processo è stato parecchio lungo e non ci serve leggere le motivazioni della sentenza per intravedere la forzatura e la politicità di questa decisione. Non ci stupisce affatto dato il clima generale, per cui leggi, misure preventive e sentenze sproporzionate vengono applicate con l’intento di gestire e reprimere il dissenso. Esprimiamo la nostra solidarietà e complicità con lə condannatə.”

Movimento No MUOS
(Pubblicato il 19/11/2022)

34 anni di reclusione ai No Muos

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PER UNA SOCIETÀ SENZA GALERE (Comunicato della CdC della Federazione Anarchica Italiana)

Qui di seguito condividiamo un comunicato scritto recentemente dalla Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana in merito all’istituzione totale del carcere, alla repressione dello stato, alle condizioni e alle proteste dei detenuti. Assieme alla CdC della FAI esprimiamo la nostra incondizionata opposizione al 41bis e ad ogni forma di detenzione carceraria. Sosteniamo la lotta dei detenuti, per una società senza galere.

Federazione Anarchica Siciliana

“CONTRO IL 41BIS
CONTRO LA REPRESSIONE ANTIANARCHICA
PER UNA SOCIETÀ SENZA GALERE

Il carcere è un’istituzione totale prodotto di una società basata sul dominio e sullo sfruttamento. Lungi dall’essere una soluzione ai problemi sociali, rappresenta una delle tante facce della violenza degli stati.
In Italia le condizioni di detenzione nelle carceri sono in costante peggioramento da anni: sovraffollamento e abusi fisici e psicologici sono la “normalità” di una situazione sempre più intollerabile, e di questo ne fanno fede i sempre più numerosi suicidi.
Le condizioni di esistenza di chi si trova in regime di 41bis o di Alta Sorveglianza risultano ancora più inaccettabili. In questi casi si può parlare di vera e propria tortura psicofisica per le pesantissime condizioni di isolamento e deprivazione.
L’ergastolo così come l’articolo 41 bis sono orrore istituzionalizzato, indegno di qualsiasi società. Al di là dei proclami pelosi sulla necessità di ‘recupero’ del detenuto e della detenuta alla normale vita sociale, queste pene inflitte palesano in che considerazione le classi dominanti tengano coloro che incappano nelle reti della loro ‘giustizia’: rifiuti da isolare in quella discarica sociale che sono le carceri.
Perfino la Corte Costituzionale se ne è accorta, dichiarando queste misure incostituzionali già dal 2021. Il nuovo Governo, continuando la prassi dei precedenti, ha invece ribadito l’applicazione dell’ergastolo ostativo.
Da anni assistiamo all’accanimento particolare delle istituzioni repressive contro il movimento anarchico con teoremi giudiziari sempre più fantasiosi e condanne sempre più pesanti anche per episodi di normale conflitto sociale. Di fatto nei confronti del movimento anarchico viene applicato quel “diritto penale del nemico” sulla base del quale si viene giudicati non tanto per le azioni commesse ma quanto per le proprie idee.
Questo accanimento si riverbera anche contro i detenuti e le detenute che rivendicano il loro ideale anarchico e che, sempre più spesso, vengono sottoposti/e ai regimi carcerari più duri, da ultimo il 41bis.
Da settimane Alfredo Cospito ha iniziato uno sciopero della fame ad oltranza per essere tolto dal regime del 41Bis, mentre altr* detenut* hanno a loro volta iniziato uno sciopero della fame in solidarietà.
Sosteniamo la loro lotta così come tutte le lotte portate avanti dai detenuti e dalle detenute in tutte le carceri per rivendicare condizioni di esistenza meno opprimenti, per la chiusura definitiva del 41bis e degli altri regimi di carcerazione speciale.
Nella nostra storia abbiamo conosciuto la barbarie delle leggi scellerate, il confino, l’esilio, l’eliminazione fisica; non sono mai riusciti nel loro intento: la fame di libertà e di giustizia sociale è più forte di ogni cosa.”

20 novembre 2022
Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana

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Solidali con Claudio, contro ogni atto repressivo mirato a indebolire le lotte

Esprimiamo tutta la nostra solidarietà militante al compagno Claudio Risitano di Messina, che mercoledì 2 dovrà affrontare un’udienza presso il Tribunale della sua città, nella quale si dovrà decidere nei suoi confronti l’eventualità del regime di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.

Nel verbale notificato a Claudio e da lui divulgato, si legge che “Indagini svolte hanno in primo luogo ricostruito l’esistenza e l’operatività sul territorio provinciale di una compagine ispirata, quantomeno nei suoi esponenti principali, a modelli e concetti dell’anarchismo federativista”.

Nessun reato viene contestato, nessun fatto specifico, ma l’appartenenza al movimento anarchico, ritenuta, secondo una vulgata recente che stravolge le basi della stessa legalità borghese, di per sé un atto criminoso.

Sulla base di questo nuovo teorema già parecchi compagni in ogni angolo d’Italia, detenuti e non, stanno subendo nuove incriminazioni e condanne, in un silenzio generale che rischia di diventare complicità. Claudio ha partecipato ai movimenti di protesta più importanti degli ultimi anni in Sicilia, da quello contro il Ponte sullo Stretto a quello NO MUOS, ed è attivo su tematiche specifiche riguardanti il territorio in cui vive, sempre all’insegna del rispetto dell’ambiente, della ricerca della libertà e della giustizia che questo sistema calpesta quotidianamente. Lotte e movimenti cui hanno partecipato migliaia di individui, animati tutti dallo stesso spirito antifascista, anticapitalista, antimilitarista, e, in alcune componenti, libertario e anarchico.

Noi ci riteniamo parte di questa storia, complici di questo percorso, e siamo con Claudio e con tutti i ribelli che desiderano cambiare lo stato presente delle cose.

1-11-2022


Federazione Anarchica Siciliana

(versione pdf del comunicato)

 

 

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PER UN NUOVO MANIFESTO ANARCHICO CONTRO LA GUERRA (Documento della Federazione Anarchica Italiana)

Riportiamo qui di seguito un documento che la Federazione Anarchica Italiana ha scritto recentemente in merito alla guerra in Ucraina. Comunichiamo di essere concordi con le motivazioni antimilitariste e disfattiste che sono convintamente ed esplicitamente espresse nel documento, sostenendo quindi l’appello per un nuovo Manifesto Anarchico Contro La Guerra.

Federazione Anarchica Siciliana

“In questi mesi in cui il dramma della guerra è sempre più portato allattenzione internazionale dalla crisi in Ucraina, ritorna prepotentemente di attualità il tema dellantimilitarismo anarchico. Vediamo che da alcuni singoli e gruppi che si dichiarano antiautoritari, libertari o anarchici giunge già da prima dellinvasione russa dellUcraina una forte critica al nostro tradizionale antimilitarismo. Abbiamo letto attentamente tali posizioni in questi mesi, riteniamo oggi di dover chiarire il nostro punto di vista.

Il nostro pensiero va dapprima alle nostre compagne e ai nostri compagni che più di un secolo fa, di fronte al dramma della Prima Guerra Mondiale, sentirono la necessità di affermare che: Dobbiamo dichiarare ai soldati di tutti i Paesi, che credono di stare combattendo per libertà e giustizia, che il loro eroismo e il loro valore non serviranno che a perpetuare lodio, la tirannia e la miseria(International Anarchist Manifesto against the War, 1915). Come Goldman, Berkman, Malatesta, Schapiro e gli altri, crediamo alla necessità che la voce internazionalista e solidarista dellanarchismo e dei suoi principi di sorellanza e fratellanza universale torni a parlare a tutte e a tutti, a maggior ragione in un mondo sempre più frammentato in odi nazionali, etnici e identitari.

La guerra è allorigine dellordinamento attuale della società, fondato su rapporti di dominio, sfruttamento e oppressione. Questo è un punto fermo per la FAI, presente nel Programma Anarchico che è il riferimento teorico della nostra Federazione: Non comprendendo i vantaggi che potevano venire a tutti dalla cooperazione e dalla solidarietà, vedendo in ogni altra persona un concorrente ed un nemico, una parte dellumanità ha cercato di accaparrare, a danno dellaltra, la più grande quantità di godimenti possibili. Data la lotta, naturalmente i più forti, o i più fortunati, dovevano vincere ed in vario modo sottoporre ed opprimere i vinti.

Per questo manteniamo ferma la nostra posizione di rifiuto della guerra e ci riconosciamo nellidea di disfattismo rivoluzionario. Intendiamo per disfattismo una posizione rivoluzionaria di fronte alla guerra, quella di coloro che lottano per la disfatta del governo e della classe dominante del proprio Paese, credendo che le guerre sono combattute per gli interessi e i privilegi degli oppressori e degli sfruttatori. Allinizio del XX secolo, e in particolare durante la Prima Guerra Mondiale, alcuni governi europei hanno usato laccusa di disfattismocontro ogni forma di dissenso, di opposizione alla guerra, di protesta politica o lotta operaia, che rompesse lunità nazionale di fronte al nemico. Il disfattismo quindi non accetta la tregua delle lotte sociali imposta dai governi in tempi di guerra attraverso la censura, la repressione e la legge marziale. Al contrario, prosegue la lotta contro il governo nelle particolari condizioni della guerra, sia attraverso il sabotaggio della guerra, sia attraverso lincoraggiamento delle lotte sociali. La posizione del disfattismo si colloca allinterno di una prospettiva internazionalista e rivoluzionaria con lo scopo di provocare la sconfitta dellimperialismo del proprioPaese, e uno dei suoi punti fondamentali è il rifiuto di sostenere una parte belligerante in guerre tra Stati e/o blocchi imperiali.

Attualmente si stanno combattendo decine di guerre, con il loro carico di morti, distruzione, stupri, saccheggi ed esodi di massa. Negli ultimi quindici anni la crisi del sistema di egemonia mondiale fondato sulla globalizzazione ha prodotto una tendenza mondiale allautoritarismo e alla militarizzazione. La globalizzazione come forma di dominio mondiale ha per lungo tempo assicurato allimperialismo angloamericano un ruolo privilegiato nello sfruttamento delle risorse del pianeta, con lappoggio delle classi privilegiate dei vari Paesi. Lentrata della Russia e della Cina nel Fondo Monetario Internazionale e nellOrganizzazione Mondiale del Commercio hanno dimostrato che i contrasti fra le potenze non mettono in discussione la divisione della società in classi e in diverse gerarchie.

Al Congresso FAI di Empoli a giugno 2022 abbiamo condiviso una sintesi riguardo alla lettura della guerra in Ucraina, di cui qui riportiamo una piccola parte: Negli ultimi dieci anni lintensificazione delle tensioni tra gli Stati, la guerra commerciale e finanziaria, il progressivo isolamento più o meno parziale dei mercati, lestensione dei conflitti in parte per procura, ma sempre più in forma diretta, tra le potenze mondiali e regionali in diverse regioni del mondo, hanno definito uno scenario molto diverso. Il modello capitalista imposto nel secolo scorso dallegemonia statunitense è ancora lorizzonte entro il quale si realizza la contesa tra gli stati, ma il mondo non è più dominato da ununica superpotenza. Gli Stati Uniti hanno perso la guerra in Afganistan, in Iraq e in Siria, e rispetto a pochi decenni fa vedono molto ristretta la propria influenza nellAmerica Centrale e del Sud, in quello che erano abituati a considerare il giardino di casa. Laccordo AUKUS tra Australia, UK e USA, che ha riorientato verso il Pacifico con unalleanza separata la strategia di questi stati, sembrava mettere in discussione la presenza statunitense in Europa e la stessa coesione se non lesistenza della NATO. Linvasione dellUcraina da parte della Russia si inserisce quindi in un processo di ridefinizione degli equilibri tra le potenze a livello globale.

La crisi dellegemonia è strettamente legata alla crisi dei sistemi di governo e coesione sociale, perché con il taglio delle garanzie sociali e la debolezza dei meccanismi di consenso, con linsorgere in molti paesi di movimenti che con forme e caratteri diversi mettono in discussione i governi e gli accordi tra le classi dominanti, luso della forza diviene strumento principale per la conservazione del potere e dellordinamento sociale. In questo senso abbiamo parlato negli ultimi anni di un crescente ruolo del militare nelle società. La rivolta in Bielorussia del 2020 e linsurrezione in Kazakistan a gennaio 2022, hanno reso evidente la grave crisi di consenso interna al sistema a guida russa. Nella tenuta dellOTSC lesercito ha assunto un ruolo fondamentale. Lintervento militare russo in Kazakistan per stroncare nel sangue linsurrezione popolare ne ha dato una tragica dimostrazione, e ha aperto la strada allinvasione dellUcraina a febbraio. Anche negli USA le rivolte contro la polizia, contro la violenza razzista del 2020 hanno portato a inizio 2021 i vertici delle forze armate a sostenere in un clima da preludio di guerra civile linsediamento di Biden alla presidenza, per evitare che il suprematismo violento di Trump esasperasse irrimediabilmente la crisi di consenso.

La risposta alla crisi è laumento delle spese militari e il rafforzamento del ruolo delle forze armate nelle scelte politiche. Saltati i meccanismi di regolamentazione economica e politica, che stabilivano la gerarchia fra le potenze e il flusso dei profitti verso le metropoli imperialiste, è necessario ricorrere alla guerra per ristabilire il vecchio equilibrio o definirne uno nuovo.

Nellambito di questo nuovo disordine mondiale cresce il ricorso alla guerra e alle missioni militari, comunque i governi vogliano definirle nella propria propaganda.

DallUcraina allo Yemen, dai paesi del Sahel al Myanmar, dallAfganistan al Tigrai e altrove, passando per tutte le regioni in cui genocidi come quello curdo e quelli delle popolazioni indigene e afro-discendenti sono in corso, siamo tutte e tutti potenzialmente sotto le bombe e la minaccia di distruzione, repressione e svolta autoritaria. Sappiamo bene che le porte girevoli tra le cosiddette democrazie e le cosiddette autocrazie possono muoversi molto rapidamente, e che lo stato di guerra riduce rapidamente gli spazi a chi voglia agire per la trasformazione sociale. Diamo sempre la nostra solidarietà umana a chi soffre e rischia la vita trovandosi in situazioni difficili, anche se ha idee e pratiche distanti da quelle che esprimiamo.

Lanarchismo sociale rompe le attuali logiche imperiali, capitaliste, nazionaliste e autoritarie, respinge le divisioni imposte dai confini, e il concetto dellintegrità o della difesaterritoriale di uno Stato o di una qualunque entità che aspira ad esserlo non ci appartiene perché, associato al principio della sovranità territoriale, finisce inevitabilmente per legarsi a prospettive nazionaliste o micro-nazionaliste. Qualsiasi cosa voglia dire la parola nazione, essa nasconde la divisione tra sfruttat* e sfruttatori, tra oppress* e oppressori.

Ribadiamo la nostra condanna irrevocabile e senza ambiguità del regime putiniano e della sua criminale invasione dellUcraina, nonché della sua feroce repressione del dissenso interno. Ma condanniamo anche il criminale ruolo di tutti i governi che soffiano sul fuoco di questo e altri conflitti fornendo armi e guadagnando sulle forniture. Ci opponiamo nella maniera più decisa alla NATO che da anni cerca di imporre la militarizzazione della vita sociale e laumento delle spese militari nei paesi membri, e che grazie a Putin si è rilanciata dopo la fine ingloriosa dellaggressione allAfghanistan. Nello stesso modo rifiutiamo la narrazione di una guerra fra libertà e dittatura. Da questo punto di vista, lUcraina di Zelensky è veramente una piccola Russia, con un governo autoritario, una cerchia di oligarchi che saccheggia il paese, una repressione verso tutte le forme di protesta e verso le minoranze che la guerra ha reso più dura. Oggi Zelensky, pur di rimanere al potere, indebita e vende a pezzi il proprio Paese agli Usa, al Regno Unito, allUnione Europea in cambio del loro appoggio militare. La penetrazione di interessi occidentali in Ucraina non è tuttavia esclusivamente legata allinvasione russa scattata il 24 febbraio: multinazionali dellagroalimentare, molte statunitensi e una russa, controllano parte del granaio dEuropa e il principale scalo commerciale nel porto di Odessa da oltre 10 anni.

Le conseguenze di questa guerra sono drammatiche su entrambi i lati del fronte. Conseguenze disastrose anche per il resto dEuropa con laumento dei prezzi a causa della speculazione, laumento della militarizzazione, il riarmo, il peggioramento delle condizioni di vita di milioni di proletari, la paura e la violenza, che rischiano di diventare pericolosi strumenti per governi autoritari. Una realtà che torna ad essere percepita anche in Europa, ma che è ben presente in gran parte delle regioni del mondo, accompagnata dalla devastazione ambientale perpetrata dalla logica del profitto, dei mercati e degli Stati, che minaccia la vita stessa del pianeta dove viviamo.

Il primo impegno di chi si oppone alla guerra è la costruzione e diffusione di pratiche di mutuo appoggio come reti di solidarietà dal basso per sostenere le necessità immediate delle persone che più soffrono le conseguenze del conflitto, col sostegno alimentare o quello medico. Come reti di sostegno a chi pratica azioni di sciopero, di sabotaggio, di diserzione, come reti transnazionali per chi dovesse nascondersi o fuggire da e su entrambi i lati del fronte. Rifiutiamo e lottiamo per decostruire i modelli patriarcali e di dominio imposti dal militarismo riproposti allinfinito dalla propaganda bellica sui social media e sui media ufficiali, dove al centro sono sempre le stesse immagini del combattente maschio, robusto e giovane.

Da varie parti si suggerisce di prendere posizione combattendo di fatto per uno dei governi che si scontrano in questa guerra, come se schierarsi per luno o per laltro fosse ineluttabile.

Alcuni relitti del marxismo pensano di poter sostenere imperialismi minori per sconfiggere la minaccia prevalente che reputano essere quella occidentale. Ma la strategia di giocare fra le potenze imperialiste in modo da aggravarne le contraddizioni, così come lalleanza fra il movimento operaio e le forze nazionaliste, che ha caratterizzato lo stalinismo fra le due guerre mondiali e anche dopo, hanno condotto al fallimento di ogni prospettiva rivoluzionaria e alla chiusura di ogni margine di azione autonoma alle classi sfruttate e oppresse.

Altre interpretazioni si muovono in base ad approcci diversi, e valutano limperialismo russo come un pericolo per lintera Europa e non solo, e in queste interpretazioni si trovano anche componenti di orientamento libertario. Senza mettere in discussione la minaccia costituita dallautoritarismo e dal militarismo della Russia riteniamo che non sarà una sconfitta militare della Russia in Ucraina a evitare una stretta autoritaria nellEuropa occidentale. I processi sociali autoritari che risultano evidentemente dominanti in Russia e nei paesi dellOTSC, sono in moto da anni anche nellUnione Europea, e la guerra sta oggi imprimendo a questi una ulteriore accelerazione. Inoltre la democraziasi basa su una condizione di privilegio. La visione che presenta lUnione Europea come faro della democrazia individuando invece nella Russia, nella Cina e nei loro satelliti gli eredi di un totalitarismo congiunto ad un capitalismo senza scrupoli appare come la quintessenza di un occidentalismo che non ci appartiene.

Queste sono le nostre posizioni, conferma dellantimilitarismo in una prospettiva internazionalista e rivoluzionaria, concretamente radicata nelle lotte sociali, nelle reti di solidarietà, per creare vie duscita collettive e libertarie al vortice di guerra in cui ci gettano gli Stati e il capitalismo mondiale. Questo è il nostro contributo al dibattito internazionale contro la guerra. Pensiamo che una cosa deve essere chiara su tutte: la lotta, con o senza armi, per essere efficace deve essere fatta e organizzata dal basso, al di fuori degli apparati degli Stati, dei governi, e, soprattutto, delle forze armate.

Gli stessi governi belligeranti o cobelligeranti sono coscienti che la guerra porterà con sé, oltre alle stragi e alle devastazioni nelle zone direttamente interessate, miseria, disoccupazione e fame nel resto del mondo, anche in Europa, anche negli Stati Uniti. I governi sono coscienti che stanno maturando le condizioni per una crisi sociale senza precedenti, per questo suonano la grancassa del militarismo e del nazionalismo, per impedire la solidarietà delle classi sfruttate e oppresse.

Poiché i governi sono i promotori e i beneficiari delle guerre, per fermare le guerre bisogna far paura ai governi, perché lunico limite allarbitrio di ogni governo è la paura che i movimenti popolari riescono a incutergli. Lopposizione alla guerra fa parte del nostro impegno quotidiano a partire dalla denuncia e dal boicottaggio delle produzioni di morte, e dalla critica e decostruzione della retorica militarista a partire dalleducazione e dal linguaggio militarista a tutti i livelli. Bisogna combattere la guerra e gli eserciti con una strategia intersezionale che sappia identificare e contrastare le connessioni tra il militarismo e altre forme di oppressione quali il patriarcato, il razzismo, il capitalismo e ogni forma di sciovinismo, con lazione collettiva come nelle relazioni personali.

Solo lazione delle classi sfruttate può fermare la guerra boicottando le produzioni belliche, rifiutando la produzione, il traffico e il trasporto di armi e di ogni strumento di morte, e partecipando ai movimenti di opposizione alle installazioni e basi militari, e promuovendo scioperi a livello nazionale e internazionale contro la guerra e leconomia di guerra. Il movimento anarchico è partecipe di questa lotta, in modo diversificato a seconda delle circostanze, con la critica delle ideologie militariste e nazionaliste, con la costruzione di organismi e reti autogestite, con la pratica dellazione diretta, con il sostegno a tutte le forme di rifiuto, diserzione e obiezione dei massacri promossi dal capitale e dallo Stato.

Siamo convinte e convinti più che mai della validità del principio anarchico per cui i mezzi devono essere coerenti con il fine. Non ci sono guerre buone né guerre giuste, e in tempi di crescente follia nazionalista e sovranista riteniamo che non dobbiamo mai schierarci in alcuna maniera con i governi né prendere parte in guerre tra stati e blocchi imperiali. Non si muore e tanto meno si uccide per la sovranità territoriale. Le guerre sono tutte criminali e gli eserciti (inclusi i loro corpi ausiliari) sono tutti strumenti dello sfruttamento, del patriarcato e della più o meno legittimadominazione statale sul territorio e sui corpi degli individui. Noi non riconosciamo nessuna di queste legittimità territoriali e non siamo disponibili a batterci per nessuna di esse.

La storia ci dimostra che le guerre vengono tradizionalmente combattute per ostacolare lazione delle classi sfruttate e dei ceti popolari per la propria emancipazione, per questo è importante che lanarchismo si mobiliti ora contro la guerra, fuori e contro tutte le istituzioni militari. In primo luogo, la nostra forza sta nella circolazione delle idee e la difesa di spazi di produzione e circolazione del pensiero critico, promuovendo lunificazione dei movimenti pacifisti e antimilitaristi in un fronte di lotta contro i governi. La capacità del movimento anarchico di mostrarsi coerente nella lotta contro la guerra è il modo per attivare le pratiche, lorganizzazione e gli ideali libertari fra le classi sfruttate e oppresse che sono le prime a subire le conseguenze delle guerre. Su queste basi sarà possibile un nuovo protagonismo che dia una soluzione diversa alla crisi, nella prospettiva di costruire una società libertaria.”

Federazione Anarchica Italiana- FAI

https://www.federazioneanarchica.org/

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IL 25 SETTEMBRE NESSUNA DELEGA AI PARTITI. NON VOTARE (Comunicato)

Ci chiedono ancora una volta di andare a votare; ce lo chiede una vorace classe politica che ha adottato all’unanimità (con la finta opposizione di Fratelli d’Italia) misure che hanno reso più povera la popolazione ma hanno arricchito i padroni, le banche, le multinazionali, la chiesa. Un parlamento caratterizzato da posizioni di destra e liberiste diffuse in tutti gli schieramenti, dal PD ai fascisti, fortemente clientelare e militarista, covo di voltagabbana e di lacchè degli Interessi Russi in Italia, come Lega, Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Fd’I, ora diventati fedeli lacchè degli interessi americani, ci viene presentato come simbolo della democrazia e luogo in cui si manifesta la volontà popolare.

Con la pandemia provocata dal capitalismo manipolatore e distruttore dell’ambiente, affrontata con metodi da caserma, repressione, un’abbuffata miliardaria per le industrie farmaceutiche e un clima di ricatti e paura, senza alcuna azione reale per contrastarne le cause. Con l’aumento dei prezzi fuori controllo a causa delle speculazioni dei mercati dell’energia, mentre i salari e le pensioni sono sempre più bassi. Con una Sanità ed un’Istruzione ridotte ai minimi termini e ancora private dei necessari finanziamenti per rispondere alle esigenze della popolazione. Con la Guerra alle nostre porte, l’Italia in prima fila a produrre e vendere armi, e con le basi militari del suo territorio pienamente coinvolte nel conflitto in Ucraina, mentre il governo che verrà ha già confermato l’aumento delle spese militari a 104 milioni di euro al giorno. Con un Mezzogiorno devastato dal sottosviluppo, dal degrado, dall’emigrazione e pronto ad essere ancora rapinato dal prossimo varo dell’autonomia differenziata voluta da fascisti e leghisti. Con i diritti delle minoranze calpestati ogni giorno mentre attorno a noi crescono le macerie, con le frequenti morti sul lavoro, con i giovani che muoiono nei corsi di formazione all’avviamento lavorativo, in un territorio martoriato dall’economia del profitto imprenditoriale e dalle conseguenti devastazioni ambientali sempre più cause di disastri che ci vedono sempre più impotenti. Con un quadro di questo tipo, che i servi dei padroni che ci chiedono il voto sono pronti a confermare, se non peggiorare, netto dev’essere il disgusto e il rigetto da parte degli elettori.

Si vota anche in Sicilia, regione simbolo della voracità dei politicanti, dove il blocco di comando è costantemente rappresentato dagli ex democristiani e dalla destra loro complice: una pacchia per la Mafia, che continua ad operare nei territori mantenendo la propria funzione di controllo sociale. Qui, piccole forze politiche hanno riscoperto l’indipendentismo sperando di entrare anch’esse nei meccanismi di comando e tentando di sostituirsi ai padroni di adesso, denotando solo una mentalità autoritaria.

Noi anarchici e anarchiche rifiutiamo questo stato di cose. Il Sistema Parlamentare si è dimostrato una truffa per il popolo e una fonte di privilegi per pochi, al servizio dei poteri forti nazionali e internazionali. In più, quella che chiamano Democrazia si trasforma sempre più in Democratura. Cerchiamo di essere coraggiosi, rilanciamo un discorso rivoluzionario; non andare a votare può essere il primo passo; il secondo è la riscoperta del piacere della disobbedienza e della diserzione, l’opposizione quotidiana a qualsiasi organismo burocratico che imponga direttive e sanzioni e a qualsiasi governo, sempre asservito al capitale e alle banche.

Opponiamo forme di mutualismo ed auto-organizzazione sociale dal basso all’economia dello sfruttamento; costruiamo lotte e conflitti come unico mezzo per ottenere i nostri diritti e soddisfare i nostri bisogni. Qualsiasi prospettiva di cambiamento passa per la sovversione del presente. La nostra alternativa è rivoluzionaria. NON VOTARE, LOTTA

Federazione Anarchica Siciliana

fas.corrispondenza@inventati.org – 21 settembre 2022

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DISERTIAMO LA GUERRA, DISERTIAMO GLI ESERCITI – Comunicato della FAS

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Quando la scuola si piega al mercato – Comunicato della Federazione Anarchica Siciliana

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Tutti a Torino il 20 novembre

La Federazione Anarchica Siciliana aderisce alla manifestazione di Torino

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