Domenica 23 ottobre ventimila persone hanno ripercorso i sentieri della Valsusa torn ando a manifestare, tutti insieme, contro il progetto di realizzazione della linea per il Treno ad Alta Velocità (TAV), una delle opere più inutili e più costose e devastanti dal punto di vista economico e ambientale.
I comitati popolari No Tav avevano annunciato il taglio delle reti messe dalle forze dell’ordine per sbarrare il cammino verso l’area del cantiere in cui dovrebbero iniziare i lavori.
Il terrorismo mediatico di Tv e giornali aveva avvelenato il clima nei giorni precedenti. Dopo la sbornia successiva ai fatti di Roma del 15 ottobre, con i telegiornali scatenati nel dare risalto agli incidenti di piazza allo scopo di criminalizzare quell’oceanica mobilitazione nazionale violentemente attaccata dalla polizia, il corteo del popolo No Tav era atteso al varco da sciacalli di ogni risma.
Invece, la manifestazione in Valsusa si è svolta senza problemi, con il taglio delle reti che ci si era prefissati, una de cisione assunta collettivamente. Le reti del cantiere, difese da centinaia di poliziotti e carabinieri armati di tutto punto contro una popolazione a mani nude, sono rimaste intatte – almeno per ora. Ci sono altre cinquanta domeniche in un anno, e non è questo il punto.
Il punto è che, domenica scorsa, in Valsusa, c’erano tutti, compresi – come sempre – gli anarchici. Questa lotta popolare coinvolge da anni le persone comuni, i lavoratori, la società civile, i comitati di base, le aree politiche. Tutti uniti, nel rispetto delle differenze, per una lotta comune, attraverso pratiche di volta in volta discusse e condivise, senza spaccature e incomprensioni che fanno solo il gioco del potere.
Se spaccature ci sono state in passato, esse vanno addebitate ai politicanti e a quei partiti che cercano sempre di fiaccare la resistenza dei valsusini per governare e addomesticare il conflitto.
Domenica 23 ottobre, ventimila val susini hanno dato l’ennesimo schiaffo morale e politico al governo italiano, ma nessuno ne ha parlato. Purtroppo, le lotte reali, quotidiane e radicate nei territori non fanno notizia. Ma sono proprio queste le lotte alle quali gli anarchici daranno sempre il loro contributo.
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