PRIMO MAGGIO ANARCHICO A RAGUSA

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Comunicato campo rom Palermo

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Lorenzo VIVE

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Intervista sul libro Indipendentismi e anarchia su Radio Onda Rossa il 26-2-19

http://www.ondarossa.info/newsredazione/2019/02/indipendentismi-e-anarchia

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PER LO SCIOPERO DELL’8 MARZO

Otto marzo: sosteniamo lo sciopero generale femminista

La Federazione Anarchica Italiana sostiene lo sciopero generale femminista che caratterizzerà l’otto marzo in molti paesi del mondo.

Lontano da ogni ritualità e fuori da ogni logica meramente testimoniale lo sciopero è un necessario momento di rottura per rinforzare e mettere in luce la lotta contro tutte le discriminazioni, contro tutte le forme di dominio che vorrebbero assoggettare le nostre vite e i nostri corpi.

Oggi più che mai le forze reazionarie si accaniscono contro chi rivendica libertà e autodeterminazione attraverso iniziative e misure politiche all’insegna del sessismo e familismo, esplicitazioni di una cultura patriarcale radicata e costantemente rinnovata dal suo essere anche funzionale alle logiche dello sfruttamento.

Differenze salariali a parità di mansione, disoccupazione, sottoccupazione, precarietà, tagli della spesa sociale. La guerra sociale attacca fortemente le donne riducendo la loro autonomia economica ed esaltando il ruolo della famiglia come luogo obbligato di convergenza del reddito di sopravvivenza. Una famiglia che si regge sul consolidamento dei ruoli tradizionali, sulla morale sessista, sulla gerarchia, sulla subordinazione delle donne. Una famiglia che, le cronache e le statistiche ce ne offrono impietosa testimonianza, è il primo luogo di violenza. E’ questa la famiglia tradizionale che tanto sta a cuore ai preti, ai fascisti e a tutti coloro che vogliono imporre, oltre che povertà, anche controllo totale delle vite e delle scelte.

La famiglia è la fortezza intorno alla quale si pretende di ri-fondare un ordine politico e sociale gerarchico ed escludente. A sinistra come a destra, da chi la vorrebbe estesa alle coppie omosessuali a chi la vuole modellata sulla “sacra” famiglia. Un’istituzione che è garanzia di stabilità per i governi.

Il sessismo familista è il denominatore comune di tante misure e di tanti interventi intrapresi da questo governo: dal reddito di cittadinanza pensato, fra le altre cose, su base familiare, alle famiglie rurali incentivate dalla legge di bilancio; dalla revisione del congedo di maternità, al disegno di legge Pillon per contrastare il divorzio; dal disinvestimento sui centri antiviolenza alla chiusura dei consultori, all’attacco all’aborto.

Misure e processi che in larga parte i governi precedenti hanno anticipato e avviato e che ora, con il governo attuale, si stanno esplicitando in termini particolarmente reazionari e repressivi. Ora più che mai occorre sviluppare un dibattito lucido e attento che affronti i nodi della questione e individui, oltre alle articolazioni di oppressione e le strategie che ne rendano possibile il superamento, anche le contraddizioni che la cultura patriarcale può alimentare nella sfera delle nostre relazioni.
Oggi più che mai è necessario sostenere le lotte e a le esperienze autogestite che vogliono contrastare le politiche sessiste ed affermare le pratiche di libertà.
Per queste ragioni, come anarchiche e anarchici, saremo presenti nelle piazze dell’otto marzo.

Gruppo di lavoro 8 marzo della

Federazione Anarchica Italiana

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Comizio a Niscemi rinviato al 2 marzo

Causa maltempo il Comizio del Movimento NO MUOS previsto a Niscemi per sabato 23 febbraio è stato rinviato a sabato 2 marzo, sempre alle ore 18,30 in piazza Vittorio Emanuele.

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Verso il 23 marzo. A Niscemi torniamo in piazza!

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Indipendentismi e Anarchia. Presentazione del libro a Ragusa

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Solidarietà con gli anarchici torinesi

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La FAS alla conferenza delle donne a Francoforte

Donne che tessono il futuro.
La Rivoluzione Internazionale delle Donne. Francoforte, 6-7 Ottobre. La rete di donne Revolution in the Making organizza una conferenza internazionale di donne in lotta. Più di 500 donne si sono incontrate per tessere un futuro rivoluzionario: Curde, Turche, Afgane, Filippine, Egiziane, indiane, donne dei movimenti indigeni, del movimento di liberazione nera ed europee. Insieme per costruire una rivoluzione internazionale delle donne capace di generare un processo più ampio di rivoluzione sociale globale. Un incontro nato per esaminare i problemi sociali con gli occhi delle donne, per trovare soluzioni altre al patriarcato che riguardino i bisogni di tutte le classi oppresse in cui ogni donna vive e che può mobilitare. È stata un’occasione per scambiarsi esperienze tra i movimenti di massa extraeuropei, sviluppati già da decenni verso questa direzione, e le donne europee, perché tale prospettiva possa ampliarsi nei nostri contesti. Si è dichiarato il superamento del separatismo, limitato alla lotta delle donne per le donne e mancante di una visione politica sovversiva. Le donne non saranno mai libere in una società oppressa e una società libera non può considerarsi tale senza la liberazione delle donne, la principale propulsione per una rivoluzione, posto purtroppo in secondo piano dai movimenti rivoluzionari. È essenziale unire tutte le lotte con la lotta al patriarcato perché è un sistema strutturale che ha generato lo Stato, l’autoritarismo classista, il colonialismo, le gerarchie, le egemonie, il capitalismo e il militarismo ed è da combattere assieme agli uomini in una visione più ampia di Rivoluzione Sociale.
Con questi obbiettivi si sono messi in discussione i modelli rivoluzionari storici, soprattutto il marxismo e il socialismo reale, evidenziandone i forti limiti autoritari e il loro definitivo superamento. Lottare per la liberazione delle donne significa inserirsi in ogni fronte di lotta e allo stesso tempo costruire sistemi sociali alternativi in ogni campo: istituzioni d’autogoverno popolare per una società libera e confederata dal locale all’internazionale, come già avviene in diverse parti del mondo. Ma non basta nemmeno lottare insieme se non si combatte contro lo Stato introiettato dentro di noi: decolonizzando i corpi e le menti delle donne e degli uomini, scardinando strutture culturali interiorizzate nella nostra personalità nel corso della storia patriarcale e definendo nuove identità liberate. Questo è un patrimonio del femminismo decoloniale e del movimento delle donne curde utile per rifondare le relazioni umane in termini antigerarchici e su cui basare la trasformazione della società, liberandola da ogni forma di violenza autoritaria. Se non si trasformano le relazioni di potere all’interno dei movimenti e delle società ogni tentativo rivoluzionario cederà con lo stabilirsi della mentalità statalista e l’instaurazione di istituzioni totalitarie, nonostante gli intenti. Il modello libertario è stato considerato un riferimento valoriale e le esperienze, come la rivoluzione spagnola, sono un esempio di migliore risoluzione nella gestione del potere in quanto la società è condotta sulla strada dell’autogoverno.
Il termine Democrazia è stato rivalutato come il potere di ogni comunità di autoregolarsi in una democrazia diretta. Ma, a partire da una nuova prospettiva democratica da contrapporre alle dittature dei paesi extraeuropei, si vuole determinare un nuovo paradigma politico che oltrepassi il marxismo, l’anarchismo e la democrazia rappresentativa; diventando patrimonio di una nuova umanità per organizzare un’internazione democratica. Nonostante vi siano state poste alcune valutazioni ai limiti dell’attuale anarchismo, si pone a principio la libertà dell’individuo, la lotta all’egemonia e il decentramento del potere in una struttura confederata basata sull’autogoverno. Vari movimenti popolari sono capaci di mobilitare le masse sulla base di questi principi. C’è il rischio che l’anarchismo, non più parte attiva delle classi subalterne, venga percepito solo come una tradizione storica e settaria, lontana dai bisogni e dalla vita delle masse. Il grande potenziale sociale dell’anarchismo non si afferma come potrebbe, non mettendo sufficientemente in pratica l’ideale antiautoritario nella vita quotidiana, non riuscendo così a rifondare le relazioni umane e, di conseguenza, non riuscendo a determinare una rivoluzione sociale che tocchi ogni ambito della vita umana, non solo economica e amministrativa ma soprattutto emozionale. Ciò è una conseguenza del positivismo fallocentrico su cui si sono basati i movimenti rivoluzionari storici, che hanno distinto la ragione dal sentire allontanando gli individui dall’autoregolamentazione di sé e dei propri bisogni.
Il ruolo della donna è ricollocato al centro del processo rivoluzionario rivalutando l’empatia, l’intelligenza emotiva e la creatività come elementi radicali di sovversione. La volontà di recuperare il contatto con la società , sia nell’analisi che soprattutto nelle relazioni quotidiane, deve essere il motore del cambiamento. Le società da una parte vivono in una crisi strutturale del capitalismo e dall’altra si arricchiscono di culture che necessitano una convivenza eclettica, da cui può rinascere una soluzione di pace globale. In esse risiede un potenziale rivoluzionario che in molte parti del mondo è già in atto. “Revolution in the Making” definisce una rivoluzione delle donne che è già in corso. Il movimento delle donne curde ha ritenuto fondamentale connettersi ad ogni movimento delle donne nel mondo per rielaborare insieme un paradigma adatto al contesto attuale ed è in questo dibattito che è necessario inserirsi per rielaborare un anarchismo adatto al 21° secolo, fondato sull’ecologia sociale, sulla liberazione della donna, sulla decolonizzazione interiore, ma che mantenga i suoi distingui, non cedendo a retoriche istituzionali e riorganizzando l’autogoverno dei popoli.
Siria Comite
(tratto da Sicilia libertaria n. 388, novembre 2018)

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