La Sicilia ha bisogno delle grandi opere: Si al ponte di Messina – Si al porto di Enna

L’utilità e la necessità del ponte sullo stretto è evidente: basterebbe infatti osservare
l’enorme divario esistente in termini di sviluppo e benessere tra la Calabria, che ha
la fortuna di essere unita alla terraferma, e la Sicilia che ha la sfortuna di essere
un’isola. Ma un’altra grande opera si rende necessaria, un’opera utile quanto il
ponte di Messina e che servirà a colmare finalmente il limite di Enna e di tutto
l’entroterra siciliano penalizzato dalla mancanza di uno sbocco al mare: il porto di
Enna. E se per costruire queste grandi opere necessarie bisogna sacrificare i
territori, sventrare intere zone e distruggere per sempre paesaggi mitici, ebbene è
un prezzo che bisogna pagare perché i vantaggi superano gli effetti collaterali. Lo
sanno bene ad esempio gli abitanti di Priolo-Augusta-Melilli, Gela e Milazzo che
hanno visto devastare i loro territori, ma che in compenso godono di ottima salute e
vivono nella piena occupazione.
Abbiamo scherzato? Assolutamente No. La favola del Ponte sullo Stretto è così
paradossale, assurda, quanto purtroppo reale. Non ci sono i progetti per un’opera
allo stato attuale tecnicamente irrealizzabile? Che importa! Non ci sono i soldi (14
miliardi preventivati) per un Ponte fatto solo di parole? Che importa!
Quel che importa è vendere fumo, promettere i soliti 100.000 posti di lavoro,
distribuire incarichi milionari, accantonare le tantissime priorità della Sicilia (e della
Calabria): lavoro, risanamento del territorio, bonifiche, infrastrutture essenziali
(trasporti, reti idriche efficienti, strade per i collegamenti interni), servizi (sanità,
istruzione, asili, assistenza sociale) alla popolazione, freno allo spopolamento…
I signori del ponte vorrebbero giustificarlo con la sua utilità militare; ma i militari per
primi hanno fatto sapere che si tratterebbe di una struttura indifendibile a meno di
non trasformare l’area dello stretto in una potente base militare supertecnologica in
sua difesa, il che alzerebbe i costi già spropositati ad oltre 20 miliardi di euro!
BASTA con gli imbroglioni privati e di stato; BASTA con il neo-colonialismo
che sfrutta e ricaccia indietro il Mezzogiorno vendendo promesse per
nascondere le proprie intenzioni predatorie; BASTA con le narrazioni tossiche
e le distrazioni di massa.
Cominci subito la riscossa del popolo siciliano, calabrese, meridionale con moti di
protesta e di rivolta contro lo Stato parassita e le classi dirigenti meridionali suoi
complici, per imporre i veri bisogni, a partire dalla smilitarizzazione della nostra
isola, dalla sua sottrazione a un ruolo di avamposto di guerra nel
cuore del Mediterraneo, di colonia degli Stati Uniti e della
NATO, di muro verso le popolazioni di altri continenti, vittime
tutte – come noi – dell’insulso sistema capitalistico che genera
miserie, distrugge l’ambiente, produce conflitti sanguinari, per
assicurare il profitto delle classi ricche del pianeta.

Federazione Anarchica Siciliana

(volantino in formato pdf)

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