Parassiti andate via!

A Siracusa i cosiddetti G7 si incontreranno per parlare di agricoltura e pesca, con i loro rappresentanti che forse non hanno mai messo piede in un campo coltivato o su di un peschereccio.
Con proclami e paroloni (come sostenibilità, ecc) che in bocca a loro non hanno nessun significato, pretendono di risolvere i problemi che loro stessi hanno creato. È evidente che non fanno gli interessi degli agricoltori e dei pescatori, ma delle multinazionali e delle aziende dell’agroindustria, come hanno sempre fatto.
Eppure basterebbe che si mettessero da parte e lasciassero gli agricoltori e i pescatori liberi di fare il loro lavoro, senza ingerenze e senza manipolazioni.
Ovvero:
1) libero accesso alla terra. La terra (al pari dell’acqua o dell’aria che respiriamo) è un bene comune e non può essere negato a chi vuole lavorarla.
2) gli agricoltori devono poter decidere cosa coltivare, come coltivare e a chi vendere i propri prodotti, senza essere comandati dall’alto.
3) Ogni agricoltore deve poter utilizzare i propri semi e scambiarli liberamente con altri agricoltori, come avviene da millenni, e non essere obbligato ad acquistarli esclusivamente dalle multinazionali delle sementi.
4) le piccole aziende agricole, familiari e non, devono poter produrre e vendere i loro prodotti in maniera libera, senza le inutili e assurde burocrazie.
Occorre riconoscere l’alto valore sociale di chi coltiva la terra e sostenerlo in ogni modo.
5) porre fine al fenomeno del land grabbing, ovvero l’accaparramento delle terre ad opera di grosse imprese sia in Europa che nel resto del mondo, e porre fine allo sfruttamento delle risorse naturali, prima fra tutte l’acqua, che sempre più sta passando in mano ai privati.
Non abbiamo nulla da chiedere a questi signori, sia perché non gli riconosciamo nessun potere e non godono di nessuna stima, sia perché non crediamo che abbiano a cuore la sorte di chi coltiva la terra.
Facciamo invece appello a tutti gli agricoltori ad organizzarsi e liberarsi dalla schiavitù dell’agricoltura industriale e capitalista che detta le proprie regole di sfruttamento, e facciamo appello ai lavoratori, ai precari ai disoccupati, ai pensionati a sostenere in ogni modo le lotte dei contadini che cercano di uscire dal sistema.
Solo insieme e solo con questa alleanza è possibile cambiare.

Federazione Anarchica Siciliana
fas.corrispondenza@inventati.org – fasiciliana.noblogs.org
28 settembre 2024

(volantino in formato pdf)

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È possibile una società anarchica? – Esperienze libertarie raccontate da Antonio Senta

(locandina in formato pdf)

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SCELTE DI VITA COME METODO DI LOTTA (Incontro tematico a Ragusa – 5 ottobre 2024)

La società in cui viviamo ha nei consumi uno dei suoi punti di forza. Il consumismo è un potere alienante e nello stesso tempo un meccanismo economico di riproduzione del capitale.
Al consumismo capitalistico noi opponiamo i valori del prendersi cura di noi e degli altri, della collaborazione internazionale tra comunità, territori, culture e storie. All’alienazione del capitalismo noi ci opponiamo con la presa di coscienza dei nostri veri bisogni come esseri umani che sfidano la propaganda del futile, dell’apparire e dell’individualismo. Tutti noi possiamo stimolare un cambiamento sociale facendo leva sul potere che abbiamo nel fare delle scelte anticonsumistiche, attivando campagne di boicottaggio, promuovendo e praticando tali scelte di vita come forma di lotta.
Non è facile attuare scelte di vita radicali, si rischia sovente di isolarsi dal contesto sociale e dai territori; al contrario, scelte di vita non radicali corrono il rischio di essere digerite e fatte proprie da chi chiede un capitalismo pulito, fatto di bio, di green, di km zero e di tanto sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sulla donna e sull’ambiente.
Trovare un punto intermedio di collocazione diventa compito difficile ma necessario; e in questo caso è importante privilegiare una scelta di classe, sottraendo le scelte di vita alternative alle sirene borghesi e al loro falso anticonformismo funzionale al rafforzamento del sistema. Non è una scommessa facile, ma va tentata.
Realtà autogestite, pratiche di vita e di lavoro liberate il più possibile dalla schiavitù capitalistica posso connettersi in reti alternative costruite dal basso per promuovere il cambiamento, a partire dalle vite individuali di chi vi è coinvolto in prima persona e in stretto contatto con chi resiste (a volte con difficoltà a volte con successo) a questa società del privilegio e della guerra.

Di e su questo ed altro ancora discuteremo e ci confronteremo a Ragusa sabato 5 ottobre 2024, all’incontro promosso dalla Federazione Anarchica Siciliana, presso la Società dei Libertari, in via Garibaldi 2 A, a partire dalle ore 16. Interverrà
Antonio Senta
della rivista “Semi sotto la neve”.

(LOCANDINA DELL’INCONTRO, IN FORMATO PDF)

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Contro la guerra e il militarismo. Contro la militarizzazione dei territori e delle nostre vite

SOLIDARIETÀ
INTERNAZIONALISTA
ANTIMILITARISTA

La guerra calda
La terza guerra mondiale si avvicina. Possiamo ormai dirlo senza il punto interrogativo che abbiamo utilizzato per anni.
La corsa al riarmo ha intrapreso una china pericolosa in tutto il globo terrestre; a fronte dei sempre più gravi e irreversibili problemi climatici, alimentari, ambientali che affliggono l’intera Terra, gli Stati investono risorse ingentissime nella costruzioni di armi di distruzione sempre più sofisticate e conducono a vari livelli guerre in cui le popolazioni sono le prime vittime.
Si parla apertamente di guerra fredda, omettendo di dire che ai tempi della guerra fredda vigeva il principio (aberrante, ovviamente) della deterrenza, mentre adesso vige quello dello scontro diretto fra potenze imperialiste, in Ucraina, in Palestina, in Africa e in tanti altri posti “dimenticati”. La guerra è calda e si surriscalda ogni giorno di
più. Sono così tanti i segnali, che ormai si fa fatica ad elencarli.
E parole come “pace”, “diplomazia” sono scomparse dal linguaggio politico e mediatico, che conosce solo termini come “vittoria”, “nemico”, “aumento delle pese militari (eufemisticamente chiamate “per la difesa”).
Il vertice NATO di luglio ha sancito questa strategia suicida che ha il suo fulcro nel conflitto in Ucraina, terreno in cui la sfida interimperialista è più avanzata e in cui la NATO e gli USA stanno puntando per una vittoria sul campo a tutti i costi. Costi in vite umane (oltre mezzo milione di morti e milioni di invalidi, la maggior parte civili); in distruzioni di città e infrastrutture; in storno delle risorse per la guerra da capitoli importanti come servizi, strutture, salari, welfare, come in Italia abbiamo denunciato da anni.
L’Italia torna da Washington con il nono pacchetto di vendita di armi allo stato ucraino: difesa anti-aerea Samp-T e missili Shadow; con l’aumento della spesa militare per il 2024 e l’impegno a contribuire alla NATO con il 2% del PIL. Inoltre ha spalancato le porte delle
basi militari ai nuovi assetti NATO (leggasi: missili), come a Vicenza. Come se ciò non bastasse, acquisterà 24 cacciabombardieri Eurofighter da 300 milioni l’uno, per una
spesa complessiva di 7,5 miliardi. In materia di missioni, oltre ad aver confermato le preesistenti, il governo ne ha varate tre nuove (Levante, nell’area mediorientale e del mediterraneo orientale; Aspides, in funzione anti Yemen nel Mar Rosso, Golfo di Aden e
Golfo Persico; Agenor nello Stretto di Hormuz), con una modifica della legge 145 del 2016 in modo da scavalcare il Parlamento a cui vanno concessi 5 giorni per esaminare una procedura accelerata del Consiglio dei Ministri, che poi ha via libera nel rafforzamento dei mezzi e delle unità in missione. I costi sono lievitati da 1,71 miliardi del 2023 a 1,82 miliardi nel 2024.
L’Italia è pronta a intervenire in una prossima guerra (si veda anche l’accordo in tal senso tra Leonardo e RFI del 15 aprile scorso), e si atteggia a potenza imperiale con interessi nazionali da difendere in diverse aree del Mondo (coincidenti con gli interessi di ENI), e in particolare in quello che, con cipiglio coloniale, viene definito “Mediterraneo allargato”, ambito dentro il quale è stato previsto il famigerato Piano Mattei per alcuni paesi africani, in gran parte atto a definire politiche antimigratorie e segregazioniste.

La Sicilia nella spirale mafia-militarismo
La Sicilia come ben sappiamo è da lungo tempo al centro di tali strategie che la proiettano immediatamente nel nuovo conflitto mondiale.
Dal dopoguerra in poi è sempre stata la punta di lancia del militarismo statunitense (come del resto tutta la penisola italiana).
La nostra isola, per la parte politica amministrativa è gestita dallo stato Italiano e per tutte le altre situazioni, in particolar modo quelle militari e di carattere geopolitico, dagli americani.
Alla mafia è demandato il controllo a livello sociale ed economico.
Come anarchiche ed anarchici della FAS pensiamo che in caso di estensione della guerra sul nostro territorio la mafia sarà il soggetto politico che cercherà in tutti modi di impedire qualunque forma di  opposizione al conflitto. Del resto l’abbiamo vista in azione ai tempi
della lotta contro la base missilistica di Comiso, fino alla battaglia contro il MUOS di Niscemi, e nella gran parte degli appalti delle basi USA e NATO, in particolare a Sigonella.
Per queste ragioni non possiamo fare finta di nulla: la mafia continua a rimanere una realtà cardine delle logiche di comando.
A tal proposito non dobbiamo dimenticare che la Sicilia ha una classe politica traversale, sia essa “progressista” o conservatrice-reazionaria, impegnata con ogni mezzo per il mantenimento dello status quo, di cui la mafia è perno fondamentale, soggetto
imprescindibile per garantire ordine e controllo sociale.
Uno dei compiti che un possibile movimento di liberazione sociale deve avere in Sicilia (e non solo), deve essere pertanto quello di opporsi e combattere la mafia. La distruzione della borghesia mafiosa diventa obiettivo imprescindibile di qualunque dimensione sovversiva che si ponga contro lo stato ed il capitale.
Siamo ben consci che il movimento contro la guerra che si è sviluppato in Sicilia, ha svolto negli ultimi mesi iniziative importanti contro l’industria bellica ed a sostegno alla causa palestinese, ma non dobbiamo nasconderci che esso rimane un movimento di militanti, che non riesce (o non riesce più) a portare in piazza le persone comuni con l’obiettivo di opporsi alla guerra. È un movimento debole, e temiamo che in caso di un possibile coinvolgimento bellico rischierebbe seriamente di essere spazzato via dalla repressione.
Le ulteriori restrizioni securitarie all’agibilità politica dei movimenti lo confermano. Il clima bellico sta portando la repressione del dissenso; ogni minima voce discordante viene tacciata di collaborazionismo con i nemici della “Democrazia”. Eppure in Sicilia si è sviluppata la lotta ultra-decennale del Movimento No MUOS che in determinati momenti è stato realmente di massa. Crediamo che non ci siano altri antidoti alla repressione che quello di ricostruire quel tipo di movimento.

La terza guerra mondiale
Le recenti mobilitazioni sulla Palestina, purtroppo per una certa miopia da parte dei promotori, non sono riuscite ad avere quella portata dirompente che avrebbero potuto avere se si fossero inserite nel quadro generale della lotta contro la Guerra. Invece le si
è volute focalizzare sulla sola questione Israelo-Palestinese, senza capire che questa volta essa si svolge pienamente all’interno dello scontro imperialista che vede contrapposto l’occidente liberista e autoritario all’imperialismo dittatoriale Cinese e Russo, con la partecipazione dei regimi fascisti e autocratici di Turchia e Iran, che cercano di ritagliarsi uno spazio vitale come potenze imperialiste, facendo leva su un Islam Politico come attore indipendente.
La neonata esperienza dei BRICS è in corso d’opera, ma in questo momento sono le alleanze militari a cambiare le carte in tavola.
Anche da questo quadro emergono i tanti segnali di una guerra che coinvolgerà la Sicilia e l’Italia.
L’attentato a Donald Trump in corsa per elezioni presidenziali di novembre, e la profonda spaccatura creatasi sin dal tentato colpo di stato di Capitol Hill, ci fanno capire quanto gli Stati Uniti siano a rischio guerra civile. Ci troviamo di fronte ad una situazione di caos
globale: il conflitto Russo-Ucraino e la guerra in Palestina ci indicano come il mondo a guida americana abbia esaurito la sua spinta egemonica. La risposta però è ancora la guerra!
Come dimostra il recente vertice Nato tenutosi oltreoceano che ha visto anglo-americani e Comunità Europea prepararsi ad affrontare militarmente la Russia (e non solo).

Il sostegno alla causa palestinese
La guerra che in Palestina lo stato di Israele conduce contro il popolo Palestinese ci rivela sempre di più una logica basata sul massacro ed il genocidio, a cui si contrappone la strategia di Hamas, che risulta funzionale alla propria logica di dominio: infatti questa guerra asimmetrica ci dimostra in tutta evidenza la volontà di potenza delle rispettive dirigenze politiche.
Per questo, pensare che il 7 ottobre sia stata un’azione della resistenza palestinese contro il colonialismo sionista è miope e riduttivo. A nostro avviso quanto avviene a Gaza risponde all’esigenza di aprire il secondo fronte di guerra mondiale contro l’imperialismo yankee, di
cui sono vittime la popolazione della striscia di Gaza e la possibilità di perseguire una coesistenza politica pacifica tra palestinesi e israeliani.
La resistenza palestinese, murata dentro un ottica religiosa e nazionalista, fa solo il gioco degli imperialismi autocratici e religiosi, così come l’asservimento dell’Autorità palestinese alle logiche occidentali continuava a perpetuare il tallone di ferro israeliano.
Chi paga tutto questo sono i proletari palestinesi, con un immane contributo di sangue.
Tutto ciò non può che limitare ogni pratica internazionalista, mancando, nell’attuale classe dirigente palestinese (della Striscia di Gaza come della Cis-Giordania) quella prospettiva rivoluzionaria, o quantomeno progressista, da difendere e sostenere.
Opporsi all’immane tragedia causata dal governo e dall’esercito israeliani non ci può esimere dalla critica militante al modello societario integralista, patriarcale, gerarchico, fondamentalista che la dirigenza di Hamas rappresenta, confermato anche dal sostegno che riceve da dittature e petro-monarchie (Iran. Qatar, Turchia, ecc.) dove vengono cancellati i diritti delle donne, dove le opposizioni vengono messe a tacere, dove popoli come quello
curdo vengono massacrati.
Il sostegno internazionalista alla causa palestinese deve essere indirizzato verso tutte le forme di opposizione laiche, antimilitariste, rivoluzionarie e rivolgersi, nel contempo, anche a quella, seppur minoritaria parte della società israeliana che rifiuta il
sionismo e il colonialismo, disertando la guerra.
È stata importante la presenza dei giovani americani di cultura e religione ebraica all’interno del movimento universitario, perché ha portato ad un confronto con la componente palestinese, e prefigura un modo diverso di affrontare la questione israelo-palestinese.

Guerra e clima
La guerra mondiale in corso ci riporta prepotentemente dentro la questione climatica. L’apparato industriale e militare, parte integrante di tutti i sistemi imperiali in gioco, è uno dei fattori del cambiamento climatico in atto. Per questo è importante spingere il movimento contro la guerra verso una unificazione delle lotte con il movimento ecologista.
In Sicilia (ed in Italia) è importante che si costruisca una unità di intenti che unifichi ad esempio le lotte contro la devastazione ambientale o per la mancanza di acqua, perché fermando la catastrofe ambientale si ferma la guerra.

Sostegno internazionalista a rivoluzioni e rivolte
Chi sceglie di schierarsi con un esercito e uno Stato, magari per bisogno di autodifesa, come alcuni anarchici ucraini e dell’est; o chi, per opportunismo politico – come alcuni settori anticapitalisti – sceglie di schierarsi con i fondamentalismi religiosi ed i regimi russo e cinese, consegna ai signori della guerra la trasformazione del pianeta, permettendo ancora una volta lo sfruttamento e l’oppressione degli umani e di tutti gli altri esseri viventi.
Sta a noi rovesciare questo presente e il suo grigio futuro, sostenendo tutte le rivoluzioni e le rivolte che in ogni dove della terra, dal Chiapas al Rojava, dall’Africa all’India, passando dalle Città del Mondo, qui ed ora, creano una società di liberi/e ed eguali.
Non si tratta di proporre ed esportare modelli, ma di far circolare pensieri, idee e pratiche da modellare in situazioni differenti.

Il disfattismo antimilitarista
La guerra è all’origine dell’ordinamento attuale della società, fondato su rapporti di dominio, sfruttamento e oppressione. Per questo manteniamo la nostra posizione di netto rifiuto della guerra e ci riconosciamo nell’idea del disfattismo rivoluzionario.
Il disfattismo rivoluzionario è una posizione di opposizione alla guerra che si pone l’obiettivo della disfatta del governi e della classe dominante del proprio paese.
Il disfattismo non accetta la pace sociale imposta dai governi in tempi di guerra attraverso la censura e la repressione che arriva fino a comprendere la legge marziale.
In risposta a tutto questo si risponde con la lotta contro il governo, attraverso il sabotaggio della guerra, appoggiando le lotte sociali.
Il disfattismo agisce all’interno di un ottica internazionalista e rivoluzionaria con lo scopo di provocare la sconfitta dell’imperialismo del proprio paese.
L’impegno di chi si oppone alla guerra deve essere lo sviluppo della propaganda antimilitarista, la realizzazione e la diffusione di pratiche di disobbedienza civile e di sabotaggio all’interno delle strutture civili pubbliche e militari che concorrono allo sforzo bellico ed al coinvolgimento diretto nelle operazioni di guerra.
In questo quadro diventa di primaria importanza la solidarietà e il sostegno a tutti coloro che disertano e diserteranno; la parola d’ordine della diserzione deve diventare una costante in tutte le iniziative volte a fermare la guerra.
Impegnarsi quindi con interventi dentro e fuori le scuole e le università che denuncino la cultura militarista e le relazioni con l’industria bellica in cui queste sono invischiate.
Bisogna essere presenti nei luoghi di lavoro ed in particolar modo davanti le aziende che fanno la guerra, sensibilizzando i lavoratori affinché si mobilitino per la loro riconversione
ad usi civili.
In Sicilia, come anche sul restante territorio italiano, dobbiamo pensare a reti di mutuo appoggio popolare in previsione dell’arrivo della guerra nel nostro paese.
La FAS si riconosce nel disfattismo rivoluzionario, nella disubbidienza civile, nell’obiezione individuale e di massa; cerca di rompere le attuali logiche imperialiste, capitaliste, nazionaliste e autoritarie, rifiutando le divisioni imposte dai confini, respingendo il concetto di integrità territoriale e di difesa nazionale, perché tali concezioni sono costituenti delle idee patriottiche, che nascondono le divisioni tra sfruttati e sfruttatori e tra oppressi e oppressori.
Lottiamo contro la guerra e gli eserciti con una volontà che sappia identificare le relazioni tra l’ideologia militare e le altre forme di oppressione, quali il patriarcato, il capitalismo e il razzismo, creando e praticando nuove forme di relazioni umane.

Federazione Anarchica Siciliana
contatti: fas.corrispondenza@inventati.org – fasiciliana.noblogs.org
– luglio 2024

(documento in formato pdf)

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Contro la devastazione dell’ambiente. Solidali con gli attivisti di Ultima Generazione

Tre attivisti di Ultima Generazione hanno ricevuto in questi giorni, dalla Questura di Palermo, un foglio di via della durata di un anno per una di loro e di tre anni per gli altri due. Il foglio di via fa seguito all’azione nonviolenta messa in atto il 29 marzo scorso al Molo Trapezoidale del porto di Palermo in segno di protesta contro lo spreco di acqua rappresentato dalla grande vasca in un territorio in cui la siccità, ormai divenuta realtà, impone il razionamento dell’acqua potabile per quasi un milione di cittadini mentre le campagne si avviano ad un processo irreversibile di desertificazione.
La campagna di Ultima Generazione è volta a richiedere un Fondo Riparazione preventivo, permanente e partecipato, da prevedere annualmente nel bilancio dello Stato, per ripagare chi viene danneggiato da calamità causate dai cambiamenti climatici. I soldi dovranno essere ottenuti attraverso l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), la tassazione degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di stipendi, premi e benefit ai loro manager, la riduzione delle enormi spese della politica e delle sempre più ingenti spese militari.
L’azione del 29 marzo è stata giudicata alla stregua di un atto criminale e come potenziali criminali sono stati considerati i tre attivisti, in una città che in tema di criminalità e mafia ha ben altre priorità. Evidentemente le direttive delle Forze del dis-ordine e dell’Anti-crimine sono ben altre e vengono dettate direttamente dal Viminale, sempre più attivo nel
perseguitare i giovani che praticano l’azione diretta, rischiando in prima persona, pur di diffondere l’allarme sull’urgenza di misure radicali di mitigazione e adattamento necessarie a frenare gli effetti dei cambiamenti climatici prodotti dall’azione distruttrice del capitale.

Federazione Anarchica Siciliana
fas.corrispondenza@inventati.org – 22 aprile 2024

(volantino in formato pdf)

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ILARIA SALIS LIBERA !

(locandina in formato pdf)

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Solidali con chi lotta, Solidali con Antudo

Chi si oppone alla Guerra, chi contrasta la devastazione dei Territori, chi pratica l’internazionalismo, viene attaccato e colpito dallo Stato, che non accetta nessuna forma di dissenso al di fuori dalla “Normalità Democratica”.
Prova ne sono i procedimenti giudiziari per alcuni attivisti di Antudo. Uno di essi è stato arrestato e altri due sono sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Tutti loro, secondo gli inquirenti, sono penalmente perseguibili per un’azione dimostrativa davanti i cancelli della fabbrica di armamenti della Leonardo Spa, nei pressi del popolare quartiere della Guadagna
a Palermo.
Si sa da da tempo che la Leonardo Spa è una delle punte avanzate del sistema bellico Italiano, in prima fila nel conflitto Russo-Ucraino, nel Massacro nei confronti del Popolo
Palestinese e nel teatro di guerra del Mar Rosso, senza dimenticare la presenza nelle altre proiezioni militariste del nostro bel paese.
Si sa, terroristi sono coloro che si oppongono alla guerra, non chi la pratica quotidianamente, a partire dai militari, dai fabbricanti e mercanti di armi, dai governi
di mezzo mondo.
In un clima di guerra come l’attuale, gli apparati repressivi si muovono in maniera
determinata e risoluta.
L’operazione repressiva di Palermo ha avuto il marchio di infamia della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, a testimoniare come il clima stia cambiando nei confronti dei movimenti di opposizione sociale.
Siamo convinti che di fronte a tutto questo il movimento si debba incominciare ha dotare di strutture di difesa giuridico-politica e di casse di resistenza unitarie che servano a fronteggiare gli attacchi polizieschi e giudiziari di uno Stato e di un Governo fascista ormai ufficialmente entrati in guerra.
A noi spetta il compito irrinunciabile di fermare la guerra, di disertare gli eserciti, di bloccare l’industria bellica.
Fuori la Leonardo dalla Sicilia!

Federazione Anarchica Siciliana
fas.corrispondenza@inventati.org – marzo 2024.

(comunicato in pdf)

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Gli attivisti di Ultima Generazione trattati come criminali (Comunicato della Federazione Anarchica Siciliana)

Nella mattina di mercoledì 8 novembre alcuni attivisti di Ultima Generazione hanno compiuto una delle loro azioni ad Enna Bassa, ostacolando il traffico automobilistico. Trovandosi nelle vicinanze dell’ospedale, i manifestanti hanno fatto transitare tutte le autoambulanze dirette al nosocomio, in questo modo hanno rischiato di farsi travolgere da automobilisti incuranti delle conseguenze delle loro azioni.
Gli agenti della Digos di Enna giunti subito dopo hanno fermato gli attivisti
e li hanno condotti in questura. Dalla quale sono usciti qualche ora dopo
con un foglio di via della durata di 3 anni e l’obbligo di firma nella
questura delle proprie città dopo 3 ore.
Neppure fossero degli incalliti criminali!
Mentre abbiamo vissuto l’ottobre e l’estate più caldi di sempre e la siccità ha messo in ginocchio l’agricoltura e i disastri ambientali si susseguono con regolarità, la risposta a chi cerca di porre all’attenzione dell’opinione pubblica la grave crisi climatica in atto è solo quella repressiva.
I partiti, di destra e di sinistra, si riempiono la bocca di una fantomatica transizione ecologica; i governi, di oggi e di ieri, blaterano soltanto di crescita economica e di Pil e non hanno nessuna intenzione di accogliere neppure le proposte minime ed essenziali per iniziare ad invertire la rotta, come ad esempio l’istituzione di un fondo di riparazione per i danni causati dalle catastrofi climatiche o l’abolizione dei sussidi dannosi
per l’ambiente.
Noi esprimiamo solidarietà e sostegno ai giovani di U.G. che con la loro

azione provano a scuotere una società intorpidita e chiusa in sé.

FEDERAZIONE ANARCHICA SICILIANA
fas.corrispondenza@inventati.org – 14-11-23

(volantino in formato pdf)

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4 NOVEMBRE: NULLA DA FESTEGGIARE!

Il 4 novembre è la festa delle forze armate. Si festeggia nel giorno della
“vittoria” nella prima guerra mondiale. Ma vittoria di chi?
Nella sola Italia i morti furono 600.000. Molti dei responsabili di questo
immane massacro vengono ancora omaggiati con la titolazione di vie e
piazze. La divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, bombarda,
occupa territori, in eroe.
Il Governo Meloni utilizza la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione
della guerra per giustificare enormi spese militari, l’invio di armi e le missioni
militari dall’Ucraina all’Africa.
L’ITALIA È IN GUERRA: dalle basi militari italiane, NATO e USA, come
Sigonella, con il supporto del MUOS di Niscemi, si alzano in volo i droni che
gestiscono l’intelligence per l’esercito ucraino, o i boeing che forniscono la
copertura all’esercito israeliano che sta distruggendo Gaza e
annientando il popolo palestinese.
L’ITALIA È IN GUERRA: è impegnata in 43 missioni militari all’estero, di cui
18 in Africa a difesa degli interessi di ENI e per bloccare le popolazioni in
fuga verso l’Europa. La repressione dei migranti è affidata al ministero della
difesa, le Ong vengono boicottate e i loro mezzi sequestrati, mentre si
costruiscono nuovi Cpr presentati come parte del dispositivo di sicurezza
nazionale.
L’ITALIA È IN GUERRA: nel nostro Paese si producono e si testano le armi
impiegate nelle guerre di mezzo Mondo. Queste armi “made in Italy” hanno
ucciso milioni di persone, distrutto città, avvelenato territori.
L’ITALIA È IN GUERRA: Ogni giorno qualcuno muore perché la sanità e la
cura subiscono tagli drammatici. I soldi destinati alla salute, all’istruzione,
ai trasporti sono stati spesi per rinforzare il dispositivo militare.
Ormai non vi è ambito sociale al sicuro dalla marea militarista montante. La
guerra in Ucraina ha dato una drammatica spinta verso un riarmo mondiale
dagli esiti imprevedibili. La guerra riesplosa con enorme violenza in
Palestina sta accelerando ulteriormente questo processo.
Il 4 novembre non c’è proprio nulla da festeggiare. Lasciamo soli i signori
della guerra con le loro ridicole parate e con lo sfoggio dei loro strumenti di
morte, ad esaltare la violenza e la distruzione, perché a questo servono le
armi e gli eserciti.
Opporsi alla guerra e al militarismo. Smantellare le basi di guerra in Sicilia e
ovunque è indispensabile per sconfiggere i signori della morte.

Federazione Anarchica Siciliana
fas.corrispondenza@inventati.org – novembre 2023.

(comunicato in versione pdf)

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Israele-Palestina: nuovo fronte della guerra mondiale

Fermare la catastrofe!
Neutralizzare i governi!

Lo scontro militare tra le milizie di Hamas e le forze armate dello Stato di Israele, dopo le vittime israeliane sta provocando ancora una volta il massacro di migliaia di civili in Palestina. Hamas persegue il proprio progetto di dominio politico e religioso, in tutta evidenza andando contro gli interessi del popolo palestinese. Lo Stato israeliano, che non ha mai cessato la sua strategia di genocidio del popolo palestinese, sta attuando una reazione militare con l’obiettivo di occupare la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, per eliminare la popolazione palestinese o costringerla a fuggire.
Condanniamo questo nuovo conflitto tra il partito armato di Hamas e lo Stato
d’Israele; questi due governi, come ogni governo, sono nemici del popolo e perseguono i propri progetti egemonici a scapito della popolazione israeliana e palestinese. Il proseguimento della guerra provoca soltanto
continue uccisioni da entrambe le parti.
Ma quello che sta accadendo in Medio Oriente non è altro che l’apertura
di un nuovo fronte di guerra, una guerra mondiale iniziata con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e che certamente non si fermerà alla Striscia di Gaza. La posta in gioco è la costruzione di un nuovo ordine mondiale in cui Cina, Russia, Iran ed altri Paesi conquistino l’egemonia sul blocco occidentale. Guerra, migrazioni, disastri climatici continuano ad essere le facce della stessa medaglia di questo tragico cambiamento epocale.
Noi riteniamo che in merito alla guerra israelo-palestinese sia necessaria una
fattiva solidarietà ai due popoli perché si liberino dei leader criminali che li stanno conducendo al massacro, calpestando ogni diritto civile e umano e aggravando al tempo stesso la minaccia globale che incombe sul pianeta grazie allo statalismo più bieco, di cui sono espressione, e al militarismo più invadente che ne è lo strumento principale di potere.
Soltanto una determinata e imparziale lotta contro il militarismo e una solidale mobilitazione internazionalista possono diventare azioni decisive per fermare la catastrofe, in Palestina come altrove.
La Rivoluzione egualitaria e libertaria, antistatale, antimperialista e anticapitalista diventa l’unico orizzonte percorribile oggi.


Federazione Anarchica Siciliana
( fas.corrispondenza@inventati.org )
16-10-2023

(versione pdf del comunicato)

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