LIBERIAMO LA SICILIA DAL CANCRO MILITARISTA


L’intervento militare in Libia volge alla conclusione, ma il destino della Sicilia sembra segnato: base militare permanente al centro del Mediterraneo, al servizio delle forse d’occupazione americane che da oltre settant’anni ne hanno fatto il cuore strategico delle loro strategie di aggressione, di controllo e di guerra in Africa, Medio Oriente, Europa dell’Est, Asia occidentale.

Questi dieci mesi di bombardamenti in Libia hanno dimostrato come tre aeroporti possano essere espropriati (Trapani Birgi), limitati (Fontanarossa), e utilizzati (assieme a Sigonella) a scopo esclusivo militare.

La nostra isola è tutto un pullulare di basi NATO e americane: porti, aeroporti, montagne, vulcani spenti, spiagge, isole, contrade, campagne, con i loro arsenali, depositi, radar, sono il simbolo di una servitù militare e di una ipoteca su un futuro diverso e migliore per il popolo siciliano.

Sigonella è al centro delle operazioni di attacco in Iraq, Afghanistan, Somalia, Libia, con i suoi strumenti di morte più moderni ed efficienti; proprio sul terreno libico sono stati sperimentati i micidiali aerei senza pilota Predator. Ora la NATO ha deciso di trasferirvi da Gran Bretagna e Germania, il Comando per le operazioni speciali USA in Europa (SOCEUR), con altri 6000 uomini.

Nessun governo fra quelli che si sono succeduti, ha mai messo in discussione questa presenza militare; solo vi si sono opposti le minoranze antimilitariste e pacifiste e le popolazioni più vicine agli insediamenti. Dai tempi dei missili a Comiso (1982-1985) il popolo siciliano non si mobilita adeguatamente per dire NO al cancro guerrafondaio e per liberare il proprio territorio da questa nefasta occupazione militare.

Con la decisione di costruire la base MUOS a Niscemi – uno dei quattro piloni della rete militare mondiale USA – recentemente confermata anche dal TAR, non solo si accentua il ruolo della Sicilia di terra di morte e di rovina, ma si compromettono direttamente la salute e la libertà di decine di migliaia di siciliani, che subiranno gli effetti mortiferi delle radiazioni elettromagnetiche.

La guerra, la politica militarista, gli eserciti, non solo sono nemici di ogni popolo per quello che producono: distruzione e morte; ma essi ne condizionano la vita sociale, poiché rappresentano dei pozzi senza fondo per la spesa pubblica: dagli aeroporti siciliani sono state effettuate circa 40.000 ore di missioni di guerra in Libia: ogni ora è costata (e ancora costa) 30.000 euro. Le missioni militari italiane (Libano, Iraq, Afghanistan, Libia, ecc.) costano circa 3.600 euro al minuto. Bastano queste sole cifre per dimostrare quanto false siano le discussioni sulla crisi e quanto ipocrite e vampiresche siano le manovre antricrisi del governo, tutte volte ad affossare le condizioni di vita dei lavoratori e delle fasce più deboli della popolazione, per garantire i profittatori, gli speculatori e le banche.

Lottare contro il cancro militarista vuol dire non solo ridare nuove prospettive sociali alla nostra terra, ma liberare risorse da destinare al miglioramento della vita delle popolazioni, al rilancio dell’agricoltura e di altre attività lavorative pulite, ad una dotazione di servizi all’altezza di un paese civile.

Lottare per tutto questo è necessario, è una questione di dignità.

Federazione Anarchica Siciliana

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LE LOTTE REALI NON FANNO NOTIZIA

Domenica 23 ottobre ventimila persone hanno ripercorso i sentieri della Valsusa torn ando a manifestare, tutti insieme, contro il progetto di realizzazione della linea per il Treno ad Alta Velocità (TAV), una delle opere più inutili e più costose e devastanti dal punto di vista economico e ambientale.
I comitati popolari No Tav avevano annunciato il taglio delle reti messe dalle forze dell’ordine per sbarrare il cammino verso l’area del cantiere in cui dovrebbero iniziare i lavori.
Il terrorismo mediatico di Tv e giornali aveva avvelenato il clima nei giorni precedenti. Dopo la sbornia successiva ai fatti di Roma del 15 ottobre, con i telegiornali scatenati nel dare risalto agli incidenti di piazza allo scopo di criminalizzare quell’oceanica mobilitazione nazionale violentemente attaccata dalla polizia, il corteo del popolo No Tav era atteso al varco da sciacalli di ogni risma.
Invece, la manifestazione in Valsusa si è svolta senza problemi, con il taglio delle reti che ci si era prefissati, una de cisione assunta collettivamente. Le reti del cantiere, difese da centinaia di poliziotti e carabinieri armati di tutto punto contro una popolazione a mani nude, sono rimaste intatte – almeno per ora. Ci sono altre cinquanta domeniche in un anno, e non è questo il punto.
Il punto è che, domenica scorsa, in Valsusa, c’erano tutti, compresi – come sempre – gli anarchici. Questa lotta popolare coinvolge da anni le persone comuni, i lavoratori, la società civile, i comitati di base, le aree politiche. Tutti uniti, nel rispetto delle differenze, per una lotta comune, attraverso pratiche di volta in volta discusse e condivise, senza spaccature e incomprensioni che fanno solo il gioco del potere.
Se spaccature ci sono state in passato, esse vanno addebitate ai politicanti e a quei partiti che cercano sempre di fiaccare la resistenza dei valsusini per governare e addomesticare il conflitto.
Domenica 23 ottobre, ventimila val susini hanno dato l’ennesimo schiaffo morale e politico al governo italiano, ma nessuno ne ha parlato. Purtroppo, le lotte reali, quotidiane e radicate nei territori non fanno notizia. Ma sono proprio queste le lotte alle quali gli anarchici daranno sempre il loro contributo.

Federazione Anarchica Siciliana

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RAGUSA, CITTA’ CHIUSA

A due anni di distanza dallo sgombero dello Spazio Autogestito LA FABBRICA, Ragusa vive ancora l’eterra dimensione di città fantasma: ancora più povera di spazi fruibili dai cittadini (il Centro Servizi Culturali trasformato in un ufficio con orari e modalità di assegnazione assurde, aumento delle cauzioni per gli spazi comunali nuovi e vecchi, inagibilità strutturali diffuse in tutti gli spazi pubblici conseguentemente inassegnabili, gestione di spazi comunali ad opera di commercianti con ovvie conseguenze sulla pluralità di luoghi comuni), sempre più cementificata e de-umanizzata (viabilità bloccata in centro storico per gli eterni lavori del parcheggio sotterraneo di piazza poste, il flop in cemento armato del parcheggio adiacente il tribunale, il fantasma del parcheggio di piazza del popolo vero e proprio pozzo economico senza fondo ancora incompleto) con nuove minacce di assedio del centro storico da parte di costruttori e servi del cemento armato (la demolizione in programma dell’Ex-Algida, che al momento ospita il gruppo scout RG1 Cngei, e la demolizione della vecchia sede del Istituto Commerciale di Piazza Carmine, entrambi da destinarsi a parcheggi). Contemporaneamente la città affronta un sempre crescente degrado culturale ed aggregativo (sagre e scacce a parte), soprattutto in centro storico, dove l’abbandono comprende anche i servizi essenziali, ed include operazioni come minimo provocatorie, come la tentata assegnazione della Rotonda Maria Occhipinti al Movimemento Azzurro, stroncata sul nascere da una mobilitazione popolare, o l’abitudine oramai consolidata ad affidare immobili pubblici ai soliti (e noti) amici dell’amministrazione. Nei piani degli amministratori della città, la riqualifica delle zone degradate passa attraverso il cemento, il decentramento delle attività artigianali e commerciali in favore delle periferie, la pedonalizzazione forzata di via Roma e Viale Tenente Lena (senza un minimo di progettualtà su viabilità e vivibilità circostante) o l’invito a realtà commerciali per V.I.P. (Bulgari, Gucci e co) ad aprire attività commerciali a Ragusa Ibla (geniale idea riferita dal Sindaco Di Pasquale durante l’incontro “Riqualificazione del Centro Storico” dello scorso anno tenutosi nella sala dell’hotel Mediterraneo), e non attraverso i servizi sociali, i movimenti giovanili di aggregazione e gli spazi comuni. L’amministrazione ha dimostrato il suo disinteresse, per non dire la sua malafede, in questo senso, col totale disinteresse per le vicende successive allo sgombero della Fabbrica: da due anni, l’ex-hotel è letteralmente blindato, esattamente come l’indomani dello sgombero; che fine hanno fatto i famigerati progetti sociali dell’ente che gestisce questo bene, l’INPDAP? Il quartiere, che ha vissuto brevemente una rinata socialità, con la presenza costante dentro lo spazio autogestito di adulti, bambini ed anziani, è tornato all’abbandono originario, ed alla convivenza con lo stabile di nuovo degradato a ricettacolo di rifiuti ed alloggio temporaneo per senzatetto. Nel frattempo gli occupanti dell’hotel si preparano ad affrontare un processo ridicolo, di cui sono appena state chiuse le indagini preliminari, in cui sono accusati di diversi reati (tutti a titolo individuale, evidentemente a Ragusa si sconosce la storia giudiziaria degli spazi occupati dagli anni ’80 ad oggi), tra cui alcuni palesemente falsi, ascrittigli solo per dare l’esempio alla cittadinanza tutta, di cosa si rischia a gestire direttamente l’abbandono degli spazi comuni. Come parte della cittadinanza attiva, che non si rassegna allo stato delle cose, rivendichiamo la lotta per gli spazi ed i beni comuni, e la loro gestione diretta come unico metodo di rivalutazione delle nostre città: per discutere di questo e delle prossime iniziative in merito, convochiamo un’incontro per Venerdì 28 Ottobre alle ore 19:00, presso i locali della Società dei Libertari, in via G.B. Odierna 212, invitando tutte le realtà cittadine e provinciali a partecipare per coordinare insieme un nuovo momento di lotta per gli spazi ed i beni comuni a partire dall’esperienza dello S.A. La Fabbrica e per supportare chi ha scommesso con la propria fedina penale, sul futuro dell’autogestione in città.

COLLETTIVO LA FABBRICA
GRUPPO ANARCHICO DI RAGUSA

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TEMPI DI GUERRA. Dall’11 settembre 2001 ai giorni nostri

Guerra diffusa e permanente. Terrorismo e militarizzazione. Autoritarismo e pensiero unico. Limitazioni alla libertà e ai diritti civili. Propaganda razzista e politiche discriminatorie. Attacchi al mondo del lavoro. Crisi finanziaria e macelleria sociale.
In dieci anni, il mondo ha fatto enormi passi indietro.
Oggi, tra le pieghe di una società globale sempre più schiacciata dalle menzogne e dalla criminalità del potere, si moltiplicano storie di resistenza e autodeterminazione. Dalle primavere sociali in Medioriente e nel Mediterraneo, alle rivolte in Grecia e Spagna, fino alle lotte contro la repressione e la devastazione ambientale in Italia. Perché la storia non è stata ancora scritta.

SABATO 10 SETTEMBRE ore 16,00
SALONE VALDESE, VIA DELLO SPEZIO 43 – PALERMO

CONVEGNO E DIBATTITO

Salvo Vaccaro (Federazione Anarchica Italiana)
Mediterraneo tra rivolta e declino

Antonio Mazzeo (terrelibere.it)
Militarizzazione del territorio in Sicilia

Francesco Lo Cascio (Movimento Internazionale Riconciliazione)
Liberazione dai totalitarismi: antimilitarismo e azione nonviolenta

Pippo Gurrieri (Federazione Anarchica Siciliana)
Dall’indignazione alla rivoluzione: la prospettiva anarchica

Promuove la FEDERAZIONE ANARCHICA SICILIANA

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Nasce l’Associazione IPAZIA

MANIFESTO

dell’Associazione IPAZIA

Atei, Agnostici, Liberi Pensatori e Anticlericali


1 – L’Associazione IPAZIA punta ad una società dove sia sviluppato al massimo il libero pensiero e perciò si oppone a tutte le chiese, le sette e le teocrazie. Rispetta la libertà religiosa intesa come libera espressione individuale. Rigetta ogni pretesa imposizione su questa espressione. Ritiene, però, l’ateismo e l’agnosticismo le forme più complete di liberazione morale, culturale, psicologica dell’individuo. In particolare si oppone allo strapotere della Chiesa Cattolica Apostolica Romana e alla sua ingerenza nella nostra società.

2 – L’Associazione IPAZIA auspica l’emancipazione dalle chiese e dalle religioni istituzionalizzate da raggiungere attraverso un coinvolgimento diretto delle persone alle sue iniziative. Utilizza tutti gli strumenti (pubblicazio ni, conferenze, dibattiti, meetings, manifestazioni, iniziative di boicottaggio, ecc.) idonei a diffondere la conoscenza ed il ruolo delle istituzioni religiose, da sempre attive per asservire gli esseri umani al volere dei governi e delle classi al potere.

3 – L’Associazione IPAZIA propugna una laicizzazione reale della società attraverso l’impegno individuale e /o collettivo; tale obiettivo può realizzarsi mediante:

–  la rimozione di qualsiasi simbolo religioso dai luoghi pubblici;

–  la pratica dell’unione libera;

–  l’educazione non confessionale antiautoritaria;

–  il rifiuto dell’imposizione del battesimo e di qualsiasi altro rito iniziatico religioso ai bambini;

–  lo sviluppo dell’educazione sessuale finalizzata all’affermazione di una sessualità responsabile e cosciente;

–  la libera scelta in materia di procreazione;

–   il rifiuto della gestione clericale della morte attraverso un cosciente e razionale approccio al fine-vita: poiché e la vita e la morte di un essere umano appartengono unicamente a lui stesso;

–  la diffusione della pratica della cremazione;

–  l’affermazione della libertà da parte di coppie e singoli in materia di adozione di minori, sempre nel rispetto del sano e libero sviluppo della personalità d questi ultimi;

4 – L’Associazione IPAZIA, nell’espletamento della propria attività, rifugge da dinamiche di tipo autoritario, e da privilegi o concessioni di natura burocratico-istituzionale.

5 – L’adesione all’Associazione IPAZIA è libera, previa l’accettazione del presente manifesto.

6 – L’Associazione si articola per Circoli territoriali, federati tra loro. Ciascun circolo regola la sua attività interna e i suoi rapporti con l’esterno in piena autonomia. I Circoli convocano almeno un’assemblea annuale di verifica, confronto, dibattito e programmazione delle attività, sia di tipo interno che in ambito federale. Le decisioni assembleari vengono prese all’unanimità dei partecipanti. L’Associazione si autofinanzia attraverso il libero contributo degli associati.

7 – Il presente manifesto può essere modificato nel corso dell’assemblea federale annuale.

(Approvato in via definitiva dall’Assemblea generale della Federazione Anarchica Siciliana a Trapani, il 17 luglio 2011).

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TRAPANI: Report e foto dal presidio antirazzista – 23 luglio

La sera di sabato 23 luglio i cittadini e i numerosi turisti che in questi giorni d’estate affollano il centro storico di Trapani, si sono imbattuti nel presidio antirazzista organizzato dal Coordinamento per la Pace e dal Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo”: una grande gabbia allestita nella centralissima piazzetta Saturno che ha portato fisicamente, e in mezzo alla gente, il dolore e la sofferenza dei Centri di Identificazione ed Espulsione per immigrati.
Da dietro le “sbarre”, i manifestanti hanno parlato al megafono spiegando il senso dell’iniziativa, denunciando la vergogna dei CIE e la presenza di ben tre strutture di questo tipo nel territorio trapanese: il vecchio “Serraino Vulpitta”, la nuova grande struttura di contrada Milo, e la tendopoli di Kinisia. Gli anarchici e gli antimilitaristi trapanesi hanno ricordato che Trapani è una città in guerra, con il suo aeroporto in ostaggio della Nato e dal quale continuano a decollare i caccia bombardieri alla volta della Libia. Di qui la necessità di smilitarizzare al più presto lo scalo di Birgi per liberarsi dalle servitù militari che umiliano il territorio.
Davanti a una folla incuriosita e in alcuni casi solidale, i manifestanti hanno parlato di repressione e pacchetto-sicurezza, del bisogno di giustizia sociale e solidarietà per ricostruire una società fondata sulla libertà e l’uguaglianza, contro le frontiere, il razzismo e la guerra.

DOCUMENTO DI INDIZIONE

 




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NOI DIFFERENZIAMO, LORO AUMENTANO LA TARSU

L’amministrazione Dipasquale a un mese e mezzo dalle elezioni ha confezionato un bel regalo ai cittadini: l’aumento del 10% della Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani (TARSU). Tale aumento sarebbe motivato dai tagli che il Governo Nazionale sta imponendo agli Enti Locali. Vorremmo sottolineare che questo è il governo di riferimento della giunta comunale, pertanto Dipasquale e soci dovrebbero dire chiaramente che sono i loro partiti al governo a strangolare i comuni con i tagli finanziari. Ma su questo tutti tacciono. Questa volta il sindaco non ha messo in atto nemmeno la sceneggiata dell’autosospensione dal partito (il PDL) in segno di protesta. Invece si accanisce su chi non ha colpa alcuna: il cittadino tartassato!

La raccolta differenziata a Ragusa è gestita male, non è stata preceduta da adeguata preparazione dei cittadini ed è in netta fase di degenerazione: la città è tornata sporca come non mai. Anziché capire con umiltà gli errori fatti e andare verso un superamento dell’attuale fase fallimentare, potenziando la differenziata e premiando con riduzioni consistenti della TARSU i cittadini virtuosi, gli si spara contro un bel 10% di aumento!

RFIUTIAMO L’AUMENTO DELLA TARSU!

Quando arriveranno le bollette NON PAGHIAMOLE, ma organizziamoci e protestiamo per far cancellare l’aumento.

Si sacrifichino i politici e i loro amici che si arricchiscono con i favori che le amministrazioni e i governi concedono loro. Basta tartassare chi non ha responsabilità nello sfascio dell’economia.

PAGHI CHI NON HA MAI PAGATO.

GRUPPO ANARCHICO DI RAGUSA

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PRIMO MAGGIO ANARCHICO A RAGUSA

Un estratto del comizio di Pippo Gurrieri tenutosi a Ragusa Ibla il Primo maggio 2011.

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Commemorazione dei martiri ragusani del fascismo.

Pippo Gurrieri al comizio del 21 aprile 2011

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ASPORTARE IL CANCRO VATICANO, ABOLIRE IL CONCORDATO

Il 18 febbraio del 1984 il presidente del consiglio Bettino Craxi ed il cardinale segretario di stato vaticano Agostino Casaroli, siglavano il nuovo concordato tra Stato italiano e Chiesa cattolica, aggiornando i Patti lateranensi dell’11 febbraio 1929 voluti da Benito Mussolini e Pio XI, in seguito ai quali lo Stato italiano versò, a titolo di risarcimento al Vaticano, una somma pari a 712 miliardi di euro attuali. Lo IOR, la famigerata banca vaticana, nasce grazie a quel fondo.
Il Vaticano ottenne anche la costruzione e l’erogazione di importanti servizi (stazione ferroviaria, poste, radio, fornitura di acqua, ecc.), tutti a carico dei contribuenti italiani; lo stato italiano si fece carico di versare lo stipendio ai preti, e vennero individuati i beni immobili di proprietà della chiesa, cui verrà applicato lo status di extraterritorialità, con esenzione di tasse e tributi.
Il rinnovo di quei patti nel 1984, confermava tutti i privilegi già concessi alla chiesa; si limitava a dichiarare la religione cattolica non più religione di stato, ma concedeva al cattolicesimo una serie infinita di nuovi privilegi: la parità tra scuole cattoliche e scuole pubbliche; l’insegnamento della religione cattolica in ogni ordine di istruzione, esclusa l’università, (a carico delle casse pubbliche, benché materia “facoltativa”); il finanziamento di cappellani e assistenti spirituali in carceri, forze armate, università, ospedali, ecc., consentendole così di accentuare le sue ingerenze sulla società italiana.
Ma il più noto di questi privilegi è la concessione dell’8 per mille (del gettito fiscale IRPEF), che permette alla chiesa cattolica di incassare circa un miliardo di euro l’anno alle spalle dei cittadini, siano essi credenti, non credenti o di altre religioni. Il meccanismo truffaldino dell’8 per mille messo a punto da Giulio Tremonti (al tempo consigliere economico di Craxi) e da Cirino Pomicino, è normato con la legge 222 del 20/5/1985; esso, in pratica, dà alla chiesa cattolica – normalmente destinataria di circa il 39% delle scelte – la possibilità di arraffare oltre il 90% dell’8 per mille dell’Irpef dei contribuenti, grazie al fatto che le somme riguardanti le mancate scelte vengono riassegnate proporzionalmente alle preferenze di destinazione effettuate.
L’Italia è l’unico paese al mondo a dover sottostare ad un rapporto di subalternità con la chiesa cattolica; dopo le scelte politiche di Mussolini, bisognoso del consenso cattolico al suo regime, anche i comunisti, con Palmiro Togliatti, fecero lo stesso ragionamento il 22 dicembre 1947, quando votarono l’articolo 7 della costituzione, che confermava i fascistissimi Patti lateranensi.

È tempo che questa truffa cessi, è tempo di cancellare il concordato: è tempo che i cittadini possano decidere liberamente cosa fare dei loro soldi.
Noi anarchici non riconosciamo l’autorità dello Stato e della Chiesa, e purtuttavia lottiamo fermamente perché venga definitivamente abolito il concordato tra queste due entità parassitarie e oppressive, passo necessario verso una declericalizzazione della società e, pertanto, verso l’appropriazione di nuovi spazi politici di libertà.
Asportare il tumore concordatario dal corpo sociale vuol dire dare maggiori speranze di vita ad un popolo minato sin dall’infanzia dalla più atroce delle malattie: il tarlo dell’autorità.

Federazione Anarchica Siciliana

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